La partecipazione di Non Una di Meno Verona tra le iniziative di chiusura della Festa in Rosso 2018, è stata un’occasione speciale per saperne di più e riflettere su questo movimento di giovani donne impegnate nel rilancio del femminismo nella nostra città. Nonostante la pioggia, numerose le presenze. Tra queste alcune femministe storiche, curiose di sentire gli elementi di novità che le nuove generazioni intendono apportare rispetto alle loro conquiste in tema di diritti, emancipazione, differenza di genere.
Lampi di memoria: l’occasione per rivivere attraverso le parole d’ordine gli slanci di queste ragazze, le antiche emozioni della militanza politica degli anni ’70 che, dopo il fulgore di tanti successi legislativi raggiunti, non ha saputo mantenere i risultati conseguiti né successivamente stare al passo con il vorticoso cambiamento dei costumi dettato dalla contemporaneità. Un’inerzia politica durata, ahimè, più di trent’anni. “Non Una di Meno” è un movimento che si inserisce nel contesto più ampio dell’esperienza femminista nata in Argentina nel 2015, per urlare basta al femminicidio, alla violenza maschile sulle donne.
“Non Una di Meno”, a significare che nessuna donna manchi più all’appello della sua presenza nel mondo, che nessuna venga più vilipesa, stuprata, uccisa. Una travolgente mobilitazione che dal Sud America si è diffusa rapidamente negli altri continenti, assumendo dimensioni globali e approdando a Roma nel 2016. La peculiarità di questa forza in Italia consiste nell’aggregazione di soggetti provenienti da diversi contesti, dal femminismo storico ai collettivi femministi di nuova generazione, da quelli transfemministi e queer, a quelli legati ai centri sociali e ai centri anti-violenza. Un fronte di lotta contro ogni sopraffazione di genere, a difesa di tutte le identità sessuali. Un soggetto plurale che vuole essere di opposizione sociale, di liberazione da ogni forma di sessismo, razzismo, omofobia. Diretto a costruire uno spazio politico di autodeterminazione delle donne, nel contesto di una società affrancata da ogni espressione di sopruso, di cui il femminicidio non è che la manifestazione eclatante di un fenomeno più profondo ed esteso che interessa tutto il sociale, dalla famiglia, ai luoghi di lavoro, a quelli istituzionali.
Un collettivo articolato che, dopo un percorso complesso d’incontri, assemblee nazionali, riflessioni, proclamazione di uno sciopero generale, ha elaborato un importante documento: un Piano femminista Antiviolenza. Una piattaforma d’idee e azioni che va oltre le direttive del 2015 in tema di contrasto alla violenza, e che recupera quelle più allargate dettate dalla Convenzione di Istanbul del 2012. Alcune delle rappresentanti del movimento “Non Una di Meno di Verona” hanno presenziato alla Festa in Rosso per illustrare lo spirito e i punti programmatici del loro piano di azione. Una strategia che, riappropriandosi della storia e del contributo prezioso d’esperienza di tutte le realtà territoriali impegnate nel tempo su queste problematiche, ha poi ripensato e messo a punto nuove metodologie, pratiche alternative, obiettivi concreti. «Il piano — come ci spiegano le relatrici — è molto articolato, e affronta il tema della violenza su diversi versanti. Ambisce, come punto di partenza innovativo, a modificare il linguaggio, a introdurre nuove parole che arricchiscano il discorso delle differenze di genere, rompendo con un vocabolario che da sempre istituisce un predominio del maschile mascherato sotto l’uso del neutro o dell’universale».
Tra i temi, approfondisce ad esempio il tema della violenza che agisce in campo medico e sanitario sui nostri corpi attraverso l’uso di protocolli rigidi, parla della violenza economica responsabile di quelle disuguaglianze sociali che colpiscono e discriminano da sempre le donne, tratta della segregazione del ruolo femminile negli ambiti della cura della vita. Il Piano sviluppa concrete vie di uscita dalla sopraffazione, nello sforzo di poter reinventare altre vite, altre relazioni e altre società, libere dalla violenza maschile e di genere, dalle strutture di potere, economiche e culturali che storicamente la sostengono. Un cambiamento radicale che non annienti, bensì valorizzi le molteplici e ineliminabili differenze che ci fanno individui unici e irripetibili. Questo percorso, che vuole trasformare un sistema ancora collocato nel solco di una cultura patriarcale, si presenta arduo e rischioso, ma ineludibile per effetto di un’onda lunga che muove al cambiamento.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it

Miria Pericolosi
16/09/2018 at 19:24
La serata della Festa in Rosso organizzata da Non una di Meno Verona è stata emozionante ed interessante.
Emozionante per il momento di ricordo di Lucia Bertel, importante presenza dentro il Movimento, deceduta un paio di giorni prima dell’incontro.
Interessante per la presentazione di questo “Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere”, frutto, come dice la premessa di scrittura collettiva di migliaia di donne e soggettività alleate.
E’un documento da approfondire per capirne le potenzialità di trasformazione del pensiero e il linguaggio innovativo, che dovrà essere diffuso, come una buona novella, fra le vecchie e nuove generazioni!!
Chi pensava che il femminismo fosse morto dovrà ricredersi. Bentornate!!!!