Nonostante l’audizione in commissione Bilancio della Camera dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) del 4 settembre, il governo conferma la decisione riguardo all’emendamento del decreto Milleproroghe e congela il finanziamento di 1,6 miliardi per il bando periferie, mentre i sindaci contemplano l’idea di rivolgersi al Tar ed alla Corte Costituzionale.
Di fatto i fondi bloccati (140 milioni nel 2018, 320 nel 2019, 350 nel 2020 e 220 nel 2021) saranno dirottati in un Fondo cassa “da utilizzare per favorire gli investimenti delle città metropolitane, delle Province e dei Comuni, da realizzare attraverso l’utilizzo dei risultati di amministrazione degli esercizi precedenti”, come scritto nel testo approvato dal Senato. Per Verona questa decisione si traduce nella perdita di 18 milioni di euro e l’annullamento dei progetti di riqualificazione previsti per Veronetta.
Luca Zanotto, assessore ai Lavori pubblici, si dichiara comunque ottimista: «Sapevamo già ciò che è stato detto ieri, e cioè che non sarebbe stata inserita adesso la tranche di finanziamento del Bando prevista per il 2019, quindi continueremo a lavorare per capire se è possibile utilizzare in sostituzione una parte dell’avanzo di bilancio senza che questo incida sul Patto di stabilità — spiega il vicesindaco — , sarebbe una soluzione adeguata, che darebbe il tempo anche al Governo di chiarire i dubbi di legittimità costituzionale sull’erogazione dei fondi». Zanotto afferma poi che per Verona la decisione non porta reali cambiamenti, in quanto gli interventi «erano già previsti per il 2020, mentre il 2019 è destinato alla progettazione, attività che prosegue come previsto. Infatti, la sospensione del bando che abbiamo fatto nelle settimane scorse è stata necessaria solo per capire in quale posta di bilancio inserire la spesa» conclude l’assessore.
Il parlamentare veronese del Partito Democratico Diego Zardini esprime dubbi sullo stanziamento del fondo cassa previsto dal decreto: «Tolgono risorse fresche, cioè soldi in più stanziati dal centrosinistra ai Comuni, per lasciare la possibilità ai quasi ottomila Comuni italiani di spendere una piccolissima parte dei loro avanzi di amministrazione per un totale di 140 milioni di euro» obietta Zardini, spiegando che così facendo «ciascuno dei 7.954 comuni italiani avrà spazi finanziari di poco superiori a 17 mila 500 euro».
Michele Bertucco, consigliere comunale di Sinistra e Verona in comune, annuncia che chiederà ai gruppi di minoranza il sostegno per portare al voto del consiglio comunale la mozione che impegna il Sindaco e la Giunta a fare pressioni presso il Governo gialloverde per recuperare i 18 milioni del Bando Periferie, depositata lo scorso 9 agosto: «Il restauro di palazzo Bocca Trezza e del Silos sono tappe importanti, non solo per la preservazione del patrimonio architettonico cittadino, ma anche per la riqualificazione del quartiere di Veronetta e per lo sviluppo del nostro Ateneo», ammonisce Bertucco, esprimendo preoccupazioni sul fatto che «anche sotto l’amministrazione Sboarina i palazzi storici che vengono venduti (ultimo predestinato il Montanari) sono più di quelli che vengono recuperati. E dell’annunciata possibilità di svincolare parte dei soldi accumulati con l’avanzo di bilancio non c’è alcuna traccia».
Il gruppo consiliare comunale del PD formato da Carla Padovani, Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani e il segretario cittadino PD Luigi Ugoli dichiarano infine che verrà fatta richiesta all’assessore Zanotto di «attuare con risorse comunali i lavori previsti a Bocca Trezza, al Silos di Levante e alla Passalacqua, la cui progettazione era stata sospesa dagli uffici proprio a causa dell’atteggiamento ostile del governo». I consiglieri spiegano che «l’ultimo piano illustrato dalla giunta si basava sul presupposto che i soldi anticipati dal Comune con l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità sarebbero rientrati nel 2020, dopo lo sblocco del finanziamento statale, che ora invece è stato cancellato», e attribuiscono pertanto la colpa della perdita di «1,5 milioni di euro, collegati ai bandi delle progettazioni», all’incedere «prudente degli uffici, e alla lentezza delle amministrazioni che hanno impiegato anni per bandire la gara».

