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Se finiamo sotto acqua un motivo c’è e si chiama speculazione

A Verona in meno di cinquant’anni sono stati cementificati 25 mila ettari di suolo agricolo. Per far posto alle viti sono state sbancati migliaia di metri cubi di terreno, con la conseguenza che l’acqua scende a valle senza freni

Alluvione in Veneto
Alluvione in Veneto

I recenti danni che hanno interessato Verona, causati dalle esondazioni a seguito di una forte pioggia sono la conseguenza di oltre mezzo secolo di pianificazione dissennata, di cementificazione del territorio, di disboscamento, di canalizzazione dei corsi d’acqua e di terrazzamenti per creare impianti industriali di vigneti. Ciò ha causato un grave dissesto idrogeologico che, durante le intense precipitazioni piovose, provocate dai mutamenti climatici, rendono il nostro territorio ad alto rischio per i disastri ambientali.

L’aumento del valore dell’uva per la produzione di vini pregiati ha portato alla realizzazione di nuovi terreni per la coltura della vite anche sulle colline che erano a bosco e in versanti con pochissimo soprassuolo che, dopo essere stati sbancati, sono stati colmati con terreno di riporto per consentire la coltivazione della vitei. In queste operazioni si è solo considerato il reddito, senza rendersi conto che i boschi hanno da sempre avuto un ruolo determinante nella tutela idrogeologica delle zone collinari. A nulla sono valsi neppure i vincoli del SIC (Sito di Interesse Comunitario); infatti si sono piantati vigneti anche al Vaio Galina, in Val Borago ed in altre aree vincolate vicine al centro cittadino. Parecchie colline della provincia di Verona, che nel recente passato erano coperte di boschi o di alberi da frutto, ora sono tappezzate da vigneti, in molti casi impiantati con il sistema a ritocchino, più funzionale al passaggio delle macchine agricole, ma che essendo a filari paralleli al pendio, non consente di trattenere l’acqua che, aumentando di portata e velocità, si scarica violentemente a valle.Oltre a questo, si deve aggiungere la mancanza di un’oggettiva pianificazione territoriale a causa delle ingerenze politico – economiche sulle destinazioni d’uso urbanistiche.

La speculazione edilizia, prodotta dal rapporto tra il potere politico – amministrativo e quello economico, ha determinato un eccessivo consumo del suolo e la conseguente cementificazione ed impermeabilizzazione dello stesso. La diminuita capacità di assorbimento del terreno, la maggiore velocità delle acque, la canalizzazione di parecchi corsi d’acqua, la mancata manutenzione degli esistenti, spesso ridotti a discariche a cielo aperto e la quasi scomparsa delle naturali aree di esondazione, sono tra le principali cause delle alluvioni, delle esondazioni, degli allagamenti e delle frane.

Non risulta per nulla casuale che le aree maggiormente colpite dall’alluvione siano quelle che in questi anni hanno subito le maggiori trasformazioni territoriali ed ambientali, come la Valpolicella e la Valle d’Alpone che, oltre alla distruzione dei boschi, hanno sostituito le tradizionali coltivazioni di ciliegi e di olive con gli impianti di vigneti industriali.

Sbancamento di terreno nella zona di Negrar per la coltivazione della vite.

Sbancamento di terreno nella zona di Negrar per la coltivazione della vite.

In particolare, la Valpolicella ha subito una cementificazione che oltre a deturparne il magnifico paesaggio, ha ridotto il territorio a rischio smottamenti ed esondazioni. Il termine “negrarizzazione” non è stato coniato a caso, così come non è un caso che il territorio di Negrar sia uno dei maggiormente colpiti. Mi piacerebbe sapere se un sindaco di Negrar del passato, Giorgio Dal Negro, sia ancora convinto della giustezza del suo proclama, relativo all’avanzamento delle viti in collina e nelle aree SIC, quando affermava: “Ampliare la viticoltura, con i dovuti rispetti, in questi tempi significa fornire ulteriori piccole opportunità alla nostra economia”; e dei conseguenti atti urbanistici che ha fatto approvare che prevedevano circa 124.000 mc di nuove costruzioni residenziali, giustificando questa scelta con la frase: “negrarizzazione di qualità”.

Il territorio veronese per il 13% è coperto di cemento e/o asfalto e risulta uno dei più costruiti della nazione. In meno di cinquant’anni sono stati cementificati 25.000 ettari di suolo agricolo.

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Ora, con questa ennesima alluvione, l’economia del veronese ha subito un pesante danno. In Valpolicella ed in Val d’Alpone ci sono timori per la vendemmia e parecchi impianti ed opere pubbliche, oltre che edifici privati, hanno subito pesanti danni. Mi chiedo se valeva la pena violentare così pesantemente il territorio utilizzando migliaia di metri cubi di cemento e sbancando intere colline. A quanto ammonterà il costo sociale e umano, oltre che economico, che dovremo pagare tutti per questa assurda caccia al guadagno, anche a scapito delle più elementari norme di salvaguardia territoriale e ambientale?

La Regione ha decretato l’emergenza e lo stato di crisi, ma superato il momento contingente temo che tutto torni come prima: aumento di impianti industriali di vigneti, sbancamenti e disboscamenti e sempre più cemento perché se si ferma l’edilizia, per molti, si ferma l’economia. Affermazione che contesto, infatti è non vero che l’attività edilizia aumenta il PIL; nel quinquennio 1998-2003, l’attività edilizia è cresciuta del 17,6%, mentre il PIL nazionale, nello stesso periodo, è cresciuto solo del 7,2%.

Si rende invece necessario bloccare un uso del territorio che ignora le più elementari leggi della natura e gli allarmi che da parecchi anni le “cassandre” ambientaliste stanno inviando. Risulta inoltre opportuno che la pianificazione urbanistica risponda alle reali esigenze del territorio e della popolazione che vi abita e non sugli interessi economici e politici di pochi. Inoltre, anziché pensare a costruire nuovi volumi edilizi, sarebbe il caso di finanziare e di intervenire per mettere in sicurezza il territorio e gli edifici esistenti, realizzati spesso nel periodo del boom edilizio e che ora stanno evidenziando tutti i loro limiti.

Infine, un plauso va certamente fatto all’efficiente intervento dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e di tutti i generosi volontari che sono intervenuti per aiutare le popolazioni delle zone che hanno subito i danni maggiori dall’alluvione. La solidarietà e la generosità si scontrano contro la speculazione e l’egoismo.

Giorgio Massignan
VeronaPolis

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Written By

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com

1 Comment

1 Comment

  1. Christian Biasi

    05/09/2018 at 07:37

    Assolutamente necessaria una grande informazione e mobilitazione. Sono di Merano e conosco bene il ns territorio (BZ) e girando l’Italia x lavoro ho notato ovunque come viene letteralmente violentato il territorio , i vecchi costruivano seguendo regole naturali senza la moderna tecnologia, senza internet ma con il cervello casareccio.
    Quando vedo e sento i lamenti per garage, magazzini e viadotti sottopassaggi allagati devo quasi ridere x non piangere.
    Mi sa che bisogna insegnare non complicate materie su urbanistica, ambientalistica, moderna tecnica edile, forse bisogna tornare alla lezione di semplice gravità che l’acqua scorre in giù non dove vuole l’uomo.
    Raccomando una visita al sito Viktor Schauberger.
    Buona giornata.

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