C’è una mozione leghista che chiede a Sindaco e Giunta di consegnare il gonfalone di San Marco a tutti i nuovi nati nel Comune e di organizzare nelle scuole l’ora di veronesità per insegnare la lingua veneta e le tradizioni locali.
Vabbé… Pur senza accodarsi a chi ha subito ironizzato aggiungendo seminari sulla peara’ o corsi rapidi di bastieme assortite, qualche dubbio sorge facile.
Quale lingua? Il lombardo veneto? La lingua del xè padovano-vicentino? La sibilante calata della Bassa veronese, quella dei zinquantazinque schei? Il veneziano puro?
E poi, il gonfalone lo ficchiamo in mano anche a un pargolo romeno o – peggio ancora – senegalese, visto che sono loro in testa alle classifiche di natalità?
E perché solo ai veronesi? Il virgulto di Mancalacqua o Camacici, privo di veronesità, dovrà in futuro esibire il passaporto se viene in città?
L’impressione è che si stia realizzando anche nella rincorsa alle identità l’inevitabile scivolata del prima gli italiani verso più egoistici traguardi: senza accorgercene siamo passati a prima il Nord, quindi transitati per prima i veneti, ora prima i veronesi, poi in agguato ci sarà prima i golosangelini e via primeggiando.
Prima il buon senso, mai.
G.F.
redazione@verona-in.it

Maurizio Danzi
22/08/2018 at 10:35
Ho un termine molto preciso che limita il mio dialogo:
Mai discutere con un imbecille :la gente potrebbe non vedere la differenza
Plaudo al vignettista sempre molto efficace. Alle volte basta un sorriso non per seppellirli ma per ricordargli che tanto non l’avranno vinta mai