È il 1994 quando i Momix di Moses Pendleton giungono per la prima volta a Verona, al Teatro Romano. Rappresentano Passion sulle bellissime musiche che Peter Gabriel aveva composto per il film L’ultima tentazione di Cristo (1988) di Martin Scorsese, tratto dal romanzo di Nikos Kazantzakis. Quell’amore è subito momixmania: un po’ per quelle geometrie acrobatiche intrise di poesia che, per quanto ispirate dalle coreografie di Nikolais, per il pubblico veronese sono una novità assoluta. E un po’ per le musiche dell’ex Genesis, melodie, allora come adesso, che puntano dritte al cuore.
Visto il successo, l’anno dopo i Momix tornano al Teatro Romano: con Baseball, commissionato a Pendleton dal San Francisco Giants nel 1994. Nonostante l’argomento specialistico (con tanti riferimenti ai tic e ai luoghi comuni del baseball) i Momix bissano il successo. Merito della fresca inventiva di Pendleton: i druidi di Stonehenge li fa diventare gli inventori, grazie ai monoliti, del baseball, dissacra simpaticamente il Botticelli facendo apparire Venere su un guantone, e rappresenta il buon Dio che soffia la vita in Adamo come un provetto lanciatore che punta allo strike.
Nel 2000 i Momix sono di nuovo al Romano: insieme agli Swingle Singers vi festeggiano, essendo nati nel 1980, i vent’anni di carriera. E ci risono l’anno dopo, con un altro capolavoro: Opus cactus, un inno alla flora e alla fauna del deserto che dall’Arizona sconfina in California, quello celeberrimo costellato di giganteschi saguari dove sbatte il muso il genio incompreso Wile Coyote quando insegue Beep Beep.

Passion – Momix
Nel 2005, venticinquesimo compleanno, il Filarmonico prima e il Teatro Romano poi, ospitano il loro nuovo spettacolo Sun flower moon basato sulle tecniche del “teatro nero”. Nel 2007 viene riproposto, bissando il successo di tredici anni prima, Passion. Nel 2009 è la volta di Botanica, affascinante e colorata celebrazione della bellezza delle piante e dei fiori su musiche etniche, post new age, techno e world fusion con poetici intermezzi dalle Quattro stagioni di Vivaldi. Nel 2010, altro compleanno al Teatro Romano: va in scena Momix-Remix, sintesi di trent’anni di successi, di “sogni che non finiscono mai”. Nel 2013 arriva a Verona il nuovo spettacolo Alchemy, insieme di arcane suggestioni che trasportano lo spettatore in ambiti surreali.
Nel 2015, per festeggiare i trentacinque anni di attività, a Milano per l’Expo e a Verona, viene presentato W Momix forever – 35° anniversario. L’anno dopo, nel 2016, un’altra ripresa: quella di Opus cactus, capolavoro, anche questo, “senza età” che sancisce l’ingresso definitivo della momixmania nelle fenomenologie transgenerazionali, tipo la passione per gli Stones a livello internazionale o per i Nomadi a livello nazionale. Quest’anno, con Momix al Teatro Romano di Verona in scena dal 30 luglio all’11 agosto ad eccezione di domenica 5, la bella e lunga storia che lega i Momix a Verona compie ventiquattro anni. Con cast che negli anni sono cambiati per ovvie ragioni anagrafiche (nel 1994 c’era anche la nostra olimpionica Giulia Staccioli), «I Momix sono ancora una volta i simpatici eterni ragazzi i cui spettacoli – parole del grande critico Clive Barnes – sono veri e propri tea party del Cappellaio matto di Alice nel paese delle meraviglie».