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Conciliazione vita-lavoro, tanti strumenti e poca pratica

Il convegno promosso da Paola Poli in collaborazione con l’Università e Verona In ha messo in luce punti critici e soluzioni possibili a un problema molto presente nel nostro Paese

2018-06-06, Convegno Conciliazione vita lavoro alla Loggia di Fra Giocondo (foto Verona In)
2018-06-06, Convegno Conciliazione vita lavoro alla Loggia di Fra Giocondo (foto Verona In)

Il 6 giugno dalle 10 alle 13 alla Loggia di Fra’ Giocondo in Piazza dei Signori si è tenuto il convegno “Conciliazione vita-lavoro: opportunità e insidie” promosso da Paola Poli, consigliera di parità della provincia di Verona, in collaborazione con l’Università di Verona e il nostro giornale.

Poli ha dato il benvenuto e introdotto la tematica della conciliazione «che va necessariamente supportata da politiche per lo sviluppo dell’occupazione e da un cambiamento a livello sociale» e ha spiegato come l’Italia abbia due preoccupanti primati in Europa, ovvero il tasso di natalità più basso — elemento fortemente correlato alla scarsità delle politiche di conciliazione — e allo stesso tempo, il tasso di longevità maggiore.

La consigliera ha concluso l’intervento ponendo le due principali domande del convegno, ovvero quali siano i motivi per cui, nonostante le politiche di conciliazione siano un vantaggio per tutte le parti che vi partecipano, non si riesca a fare dei passi avanti significativi in questo senso, e che impatto abbiano effettivamente gli strumenti di conciliazione su chi li sfrutta.

A seguire c’è stato l’intervento di Daniela Gottardi, professoressa di scienze giuridiche dell’Università di Verona. La Gottardi ha sottolineato come spesso la conciliazione sia vista erroneamente solo in riferimento alla maternità, quando l’argomento riguarda anche gli altri membri della famiglia.

La professoressa si è concentrata sullo smart working o lavoro agile, regolamentato dalla legge 81/2017 del Jobs Act, la quale rende possibile che una parte delle prestazioni sia svolta a distanza, e in alcuni casi anche senza identificazione di luogo o di orario: «un primo segnale di svolta per il telelavoro, che andrebbe comunque maggiormente regolamentato e incentivato, in quanto, se finalizzato alla conciliazione tra lavoro e vita privata, ad esempio in casi di gravi problemi familiari o di trasporti, consentirebbe un grande passo avanti in materia».

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Gottardi ha ribadito la necessità di trovare delle linee guida solide per portare avanti un progetto per incentivare lo smart working a livello territoriale, in quanto spesso la sua gestione risulta un eccessivo peso e costo per la singola azienda, mentre «l’impostazione del problema come una questione sociale sarebbe la soluzione più efficace».

Sono stati poi presentati i punti più critici dell’argomento, ovvero il fatto che per alcuni ruoli il telelavoro risulti quasi impossibile da implementare, l’ostruzionismo da parte di alcuni lavoratori che tendono a vedere il lavoro agile come un privilegio riservato a pochi, e la difficoltà di trovare un metodo equo per istituire graduatorie al fine di decidere chi possa fruire del lavoro agile.

2018-06-06, Convegno Conciliazione vita lavoro alla Loggia di Fra Giocondo (foto Verona In)

2018-06-06, Convegno Conciliazione vita lavoro alla Loggia di Fra Giocondo (foto Verona In)

Laura Benassu della cooperativa sociale “Bellissima Terra”, ha presentato il progetto “Est Veronese, Azioni di Sistema per la conciliazione territoriale finalizzata alla nascita di nuove imprese”, finanziato dalla Regione Veneto con il fondo sociale europeo, da cui poi è stato tratto, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Verona «uno studio del territorio dell’est veronese, delle aziende e degli strumenti di conciliazione attualmente presenti. La ricerca ha consentito di individuare gli elementi principali del conflitto tra attività lavorative e impegni familiari, oltre a soluzioni possibile per favorire la conciliazione».

Da tale progetto è emerso come uno degli obiettivi principali per operare in questa direzione sul welfare aziendale sia ridistribuire le risorse e rendere più accessibili e meno dispendiose le tutele ai lavoratori sul campo della conciliazione. Benassu ha affermato che i risultati della sperimentazione hanno confermato che l’incentivazione delle politiche di conciliazione e dei loro strumenti «aumentano il reddito disponibile, fanno rientrare ogni investimento iniziale per realizzarle, aumentano la qualità della vita e la soddisfazione lavorativa dei dipendenti, nonché la loro sicurezza e, di conseguenza, anche la produttività».

Cinzia Inguanta, direttrice di Verona In, ha introdotto gli interventi della tavola rotonda, ribadendo la difficoltà della messa in pratica delle politiche di conciliazione, nonostante la loro effettiva esistenza. Ha iniziato Roberta Girelli di Terziario donna Confcommercio, un settore «con più del 70% di personale femminile», sostenendo la necessità di cambiare l’ottica delle imprese, che, in merito all’impiego di nuove risorse, dovrebbero passare dalla domanda “Quanto costa?” a “Quanto vale?”. Girelli ha parlato del bisogno di un «nuovo Umanesimo» in cui al personale di un’impresa sia riconosciuto il giusto valore, anche al fine di compiere scelte aziendali maggiormente condivise e sentite, e che è fondamentale «capire i limiti esistenti tra vita e lavoro, anche quando parliamo di telelavoro, in cui comunque l’orario dovrebbe essere ben definito anche se delocalizzato».

Mariapia Mazzasette (CGIL Verona) ha ripreso quanto detto dalla Gottardi a proposito di vivere il problema della conciliazione come un problema sociale, e non della singola persona. La Mazzasette ha spiegato come siano necessarie «meno politiche per la famiglia e più politiche per le donne, di cui va agevolata la presenza nel lavoro attraverso le politiche di conciliazione, ottenute anche attraverso una maggiore contrattazione aziendale, oltre all’istituzione di più servizi territoriali, ad esempio i trasporti».

2018-06-06, Convegno Conciliazione vita lavoro alla Loggia di Fra Giocondo (foto Verona In)

2018-06-06, Convegno Conciliazione vita lavoro alla Loggia di Fra Giocondo (foto Verona In)

Stefania Toaldo, vicepresidente di Apidonne ha invece esordito ribadendo che «la conciliazione non dovrebbe essere una questione di genere, anche a causa dello scardinamento del classico nucleo familiare». La Coaldo ha messo in discussione il termine stesso “conciliazione”, il quale «ha come referente un conflitto tra due singole parti, mentre — ha spiegato — sarebbe meglio parlare di cooperazione, termine che esclude la componente conflittuale e si apre a più di due schieramenti».

È poi seguito l’intervento di Lucia Perina, Segretario UIL-Verona, che ha sottolineato come il compito dei sindacati sia quello di migliorare le leggi, e che ha affiancato la Coaldo nel sostenere che «le politiche di genere creano una rottura, mentre è più corretto discutere di politiche sociali». Perina ha portato come esempio positivo di risposta veloce ed economicamente vantaggiosa per le famiglie, quella dell’asilo aziendale di Calzedonia Verona.

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Gessica Todeschi, del Comitato pari opportunità avvocati, ha sottolineato la mancanza di tutele per i liberi professionisti: «Conciliare deve avere come fine quello del mantenimento del ruolo, del reddito e della rappresentanza» anche per i lavori non subordinati. La Todeschi ha ribadito come le disparità di genere non siano un problema da trascurare anche nelle politiche di conciliazione, ricordando che «la mancata presentazione ad una causa penale e civile per via di una gravidanza imminente, fino al dicembre 2017 era legalmente considerata illegittimo impedimento».

Paola Zamboni (CISL Verona) ha notato che «le possibilità per mettere in pratica nuove prassi all’interno delle politiche di conciliazione ci sono, ma c’è necessità di fare pratica» e si è augurata una maggior delegazione dei compiti e dei doveri da parte delle donne, per evitare situazioni di burn out fuori e dentro all’ambiente lavorativo.

2018-06-06, Convegno Conciliazione vita lavoro alla Loggia di Fra Giocondo (foto Verona In)

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Monica Bertoldi di Federmanager Verona ha ribadito il problema culturale — molto forte in Italia — della visione del lavoro femminile come un «mero supporto al reddito maschile, molto spesso part time e visto come un secondo lavoro da affiancare al vero compito, ovvero occuparsi della casa e della famiglia», augurandosi una maggior condivisione con l’uomo non solo dei diritti, ma anche dei doveri.

L’ultimo intervento è stato quello di Chiara Remundos di T2i (Trasferimento Tecnologico e innovazione), società che si occupa della realizzazione di progetti imprenditoriali e del reinserimento lavorativo. «La conciliazione dovrebbe focalizzarsi sul rapporto tra vita e lavoro, non necessariamente sulla famiglia — ha spiegato la Remundos — anche se per la donna l’ambiente lavorativo rimane culturalmente più difficile. Ci sono comunque casi in cui se l’uomo richiede la paternità, viene deriso dai colleghi, ma anche dalle colleghe, e questo è un altro atteggiamento sbagliato da eliminare».

L’incontro si è concluso con l’intervento di Sandra Miotto, consigliera di parità della regione, che ha ricordato come dai report biennali sulle aziende regionali emerga che «l’88% dei lavoratori part time è rappresentato da donne» e che nel 2013 è stato istituito un Tavolo per la carta sulle pari opportunità formato da 40 dipendenti che si occupa di «conciliazione e la creazione di contratti di secondo livello, che introducono una flessibilità assente nei part-time».

Carolina Londrillo

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Nasce a Firenze il 4 giugno 1961, sposata con Giuliano, due figli: Giuseppe e Mariagiulia. Alcuni grandi amori: la lettura, il cinema, il disegno, la fotografia, la cucina, i cinici, le menti complicate e le cause perse. Dopo la maturità scientifica, s’iscrive al corso di laurea in medicina e chirurgia per poi diplomarsi in design all’Accademia di Belle Arti Cignaroli. Nel 2009 s’iscrive alla Facoltà di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Giornalista pubblicista dirige Radio Popolare Verona, già direttrice del magazine online Verona-IN con il quale continua a collaborare coordinando la redazione spettacoli e scrivendo di libri. Nel 2006 ha curato la pubblicazione di La Chiesa di Verona in Sinodo e di Il IV Convegno Ecclesiale Nazionale, nel 2007 di Nel segno della continuità. Nel 2011 l’esordio letterario con la pubblicazione del suo primo romanzo Bianca per la casa editrice Bonaccorso. Alcune sue poesie sono pubblicate nel 2° volume della Raccolta di Poesie del Simposio permanente dei poeti veronesi (dicembre 2011), altre sono pubblicate nella sezione Opere Inedite sul blog dedicato alla poesia di Rainews. cinzia.inguanta@email.it

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