Solo quando il nostro settimanale sarà già in edicola, sapremo se il governo giallo-verde ha visto la luce, se si va verso un governo del presidente, oppure se dovremo prepararci a nuove elezioni. L’ipotesi su cui scommettiamo è che comunque sia, il governo si farà. E già molti stanno prevedendo che sarà un fiasco. Gli oracoli e le profezie di queste ore avvisano che presto gli italiani capiranno di aver messo il Paese in mano a degli sprovveduti. Dilettanti allo sbaraglio. A breve l’Italia sarà in una situazione ingestibile con continui scontri tra le due anime del nuovo governo. Ci troveremo ancora una volta illusi e gabbati da quella che non è l’alba della terza repubblica, ma il mezzogiorno di fuoco di un deja-vu, solo più confuso, instabile e più fragile che mai. Queste le previsioni (o gli auspici?). E se alla fine il governo Lega-M5s invece, funzionasse? La realtà è sempre più avanti di noi, diceva Giorgio Gaber, e devi riuscire a immaginarti da che parte va.
Di fatto il voto del 4 marzo ci ha descritto un Paese che non pensavamo possibile. Ed invece è il Paese reale. È finita l’offerta politica come competizione tra visioni complessive diverse, contrapposte ma coerenti. La moderna democrazia liberale del 900 sembra giunta a fine corsa. Dalle urne è uscita una raffigurazione de-ideologizzata della politica. Il populismo ha profondamente ridisegnato lo spazio pubblico. La nuova figura che rappresenta la vita comune non ha caratteri ideologici predefiniti: il tema aggregante può avere connotati di sinistra (lotta alla disuguaglianza come per il M5s) o di destra (reazione ai flussi migratori come per la Lega). Il nuovo che avanza sembra irrimediabilmente superare le categorie tradizionali. Così come le polarità tipiche del secolo breve: eguaglianza vs. differenza, libertà vs. autorità…
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Renzo Beghini
Direttore di Verona Fedele


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