Connect with us

Hi, what are you looking for?

Cultura

Anna Maria, l’ultima degli Uberti

Morta a 91 anni la più longeva fra i nipoti del senatore. L’antifascista popolare e primo sindaco democristiano di Verona nella biografia edita da Cierre

La bambina si bagna il naso a schiacciarlo sul vetro appannato, poi scrive con la punta del dito. Sul finestrino del treno si leggono nome e cognome, i suoi. Tuona una voce, quella dello zio, ma imperioso come non è mai stato, a ricordo della bambina. «Cosa fai? Non farlo mai più! Non si scrive il nome in giro». Anna Maria Uberti, era il nome. E Giovanni Uberti quello dello zio, un giornalista antifascista che aveva imparato a proprie spese la regola: “Chi si firma è perduto!” I suoi articoli in difesa della libertà sul Corriere del Mattino gli erano costati sassate in testa, aggressioni per strada, sequestri, ripetuti vandalismi al giornale, infine nel 1926 l’arresto, la perdita del seggio parlamentare e la condanna al confino.

Anna Maria Uberti ricordava queste vicende con la memoria della bambina che era allora, quando scoprì che nell’Italia fascista non c’era libertà d’espressione: neppure per un gioco innocente in treno. Anna Maria è morta a 91 anni: negli ultimi due aveva collaborato con grande disponibilità alla realizzazione della prima biografia dedicata a suo zio, Giovanni Uberti (Verona, 1888 – 1964). Lunghe interviste, prestito di documenti e fotografie. Ma soprattutto, per l’autore del libro, l’occasione insperata di mettersi nella stessa prospettiva di Antoine de Saint-Exupéry, quando dedica Il Piccolo Principe “a Leone Werth quando era bambino”. Perché la novantenne tornava bambina a raccontare dello zio Giovanni, degli altri grandi e delle loro strane cose.

I libri di storia si fanno sui documenti, certo, ma la prospettiva di una bambina fa vedere le cose in un modo rivelatore. Come il garzone dell’alimentarista che passava sotto le sue finestre di casa, a cantare stornellate fasciste contro gli Uberti. Così si scopre che la stessa musica e le parole, con le varianti dell’attualità, sono ancora in uso nella curva dell’Hellas. O quando ricordava la battaglia di ogni fine settimana, con il papà Giacomo che non voleva vederla nell’uniforme prescritta dal regime, e invece la zia suor Annetta, direttrice del collegio Campostrini, a insistere perché rispettasse la forma del “sabato fascista”: «Mettitela, questa divisa, come tutte. Noi Uberti siamo sempre nel mirino, meglio non dare nell’occhio».

Chi era lo zio famoso? Giovanni Uberti a Verona è stato riscoperto nel 2005, ma solo in effigie, con il riscatto del suo bronzo, ora esposto all’ingresso del municipio. Il busto era stato preso in ostaggio da un creditore della Democrazia Cristiana, nell’assalto alle spoglie della defunta Balena Bianca. Un riscatto della memoria si propone ora la biografia in uscita. Uomo quadrato o poliedrico, definizioni dei suoi contemporanei, comunque spigoloso. Studia in Belgio all’università di Louvain, nella biblioteca medievale che sarà distrutta dai tedeschi nel 1914. Sindacalista delle Leghe bianche, giornalista, fondatore e direttore del quotidiano Corriere del Mattino, diffuso a Verona nel decennio 1916-1926, poi soppresso dal fascismo e rinato nel 1945. La politica è la sua missione laica, parola del fratello prete missionario in Africa (mentre quattro sorelle sono suore).

Uberti entra in consiglio comunale a Verona nel 1914, con il primo gruppo cristiano-sociale, ed è il fiduciario veneto di Luigi Sturzo nel 1919 alla fondazione del Partito Popolare Italiano. Deputato del PPI nel 1921 e 1924, sua è l’altra firma nell’ultimo atto parlamentare di Giacomo Matteotti, prima che il segretario socialista sia rapito e assassinato. Dopo aggressioni, tre spedizioni punitive contro il suo giornale e la secessione parlamentare dell’Aventino, Uberti è deposto nel 1926 e condannato al confino. Finisce poi con un altro smacco l’esperienza che più lo fa soffrire, per il tradimento degli amici: è licenziato dall’incarico di amministratore al quotidiano bolognese L’Avvenire d’Italia. Il giornale cattolico si garantisce la tolleranza del regime e caccia l’ex deputato e giornalista popolare. Il successore di Uberti, Odoardo Focherini, sarà ucciso nei Lager per aver aiutato gli ebrei. La corrispondenza inedita mostra come i due imparano a stimarsi, nonostante l’uno abbia preso il posto dell’altro.

Advertisement. Scroll to continue reading.

Uberti si reinventa commerciante di sementi, così almeno ritrova i suoi vecchi lettori-elettori contadini. Alla Liberazione è designato dal CNL prefetto di Verona. Eletto alla Costituente, si batte per le regioni e, invano, per un Senato molto differente dalla Camera: l’idea non passa allora e nemmeno nel referendum del 2016.

Uberti guida la DC, da segretario provinciale veronese, al trionfo elettorale del 1948. Dal 1951 al 1956 è il primo sindaco della lunga serie democristiana a Verona. Si definisce “il sindaco dei poveri”. Innesca il boom economico, anche con la grande centrale idroelettrica che proponeva dal 1916, ma diventa famoso per le mutande ai cavalli di bronzo sul Ponte della Vittoria. Documenti inediti rivelano retroscena del caso che faceva ridere l’Italia. Il vero scandalo avviene però nel 1963: Uberti corre da indipendente per il Senato, contro il candidato ufficiale della DC. Uberti contesta il suo partito per clientele e patti con i socialisti. Profeta inascoltato di Mani pulite, trent’anni in anticipo, la sua ultima lettera denuncia la corruzione. Muore l’anno dopo la sua sconfitta elettorale.

Anna Maria Uberti, vedova Forlati, lascia i figli Damiano e Lorenzo e quattro nipoti. I funerali si celebrano oggi 23 febbraio, alle 16, nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice (Ponte Crencano).

“Solamente i bambini schiacciano il naso contro i vetri” (Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe).

Giuseppe Anti

Advertisement. Scroll to continue reading.
Written By

Giuseppe Anti è nato a Verona il 28 agosto 1955. Giornalista, si è occupato di editoria per ragazzi e storia contemporanea; ha curato fino al giugno 2015 gli inserti "Volti veronesi" e le pagine culturali del giornale L'Arena. giuseppe.anti@libero.it

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Banner-Studio-editoriale-Giorgio-Montolli

Agec Funicolare Castel San Pietro Verona

Advertisement

MEMORY BOOKS

Scarica gratis

COSA SONO I MEMORY BOOKS?
Approfondimenti su tematiche veronesi.
A COSA SERVONO?
Offrono una visione diversa di città.
QUANTO TEMPO PER LEGGERLI?
15 minuti.
PERCHÉ SCARICARLI?
Sono rari.
QUANTO COSTANO?
Nulla.

Advertisement
Advertisement

Altri articoli

Cultura

Il sindacato metalmeccanico di Verona torna sui luoghi dove cent'anni fa partecipò alla protesta democratica dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti

Cultura

La conferenza su un eroe popolare da riscoprire fu presentata dal giornalista scomparso a Natale. Ricordiamoli insieme

Flash

Il 10 febbraio alle 9.15 il sindaco Damiano Tommasi, nell’Auditorium del Palazzo della Gran Guardia, darà il via alle iniziative ufficiali, che proseguiranno alle...

Interviste

INTERVISTA inedita al fondatore e presidente emerito dell'Istituto veronese per la storia della Resistenza: «Ho ricevuto minacce, che tristezza. Resta tanto da scrivere, ma...