Il nuovo PUMS deve riferirsi alle persone, perché altrimenti rischia di diventare una sterile questione di strade, giardini e mezzi di trasporto
La nuova Amministrazione comunale di Verona sta muovendo passi importanti, ascoltando interlocutori diversi e bloccando alcune scelte della precedente Giunta. Vedremo cosa sarà in grado di fare. Mi fa però piacere avvertire l’iniziale approccio diverso, dove, almeno nelle intenzioni, si nota un pensiero ed un respiro più ampio. Fa piacere sentir parlare di progettualità, di visione globale della città, parole di buon senso alle quali non eravamo abituati da molti anni. Mi auguro che d’ora in poi gli interessi di pochi privati non prevalgano sul benessere della città e che i singoli progetti di sviluppo siano accettati e/o sviluppati solo all’interno di un piano e di una visione globale orientata ai prossimi anni.
Ecco perché il PUMS che l’assessore Ilaria Segala ha dichiarato di voler sviluppare nel prossimo periodo ha un’importanza strategica. Ma mi domando: se ridisegnare la mappa della mobilità cittadina in virtù dei flussi in ingresso/uscita dalla città non fosse sufficiente? Se non fosse abbastanza inserire servizi integrativi ed alternativi alle auto, quali la tramvia che attraversa città e quartieri, bus ecologici ogni 10 minuti e non ogni 45, nuove piste ciclabili per dare alle persone alternative interessanti ad una mobilità pensata solo su quattro ruote? Se ripensare l’Arsenale come luogo a disposizione della città non bastasse? Si, vero, avremmo una città comunque più sana e delle persone che la vivono meglio, ma può bastare?
A mio modo di vedere forse c’è ancora qualcosa che ci sfugge e che ormai abbiamo tutti dimenticato. Si chiama “dignità”. Infatti, quale dignità hanno i cittadini di serie B che abitano in zone degradate come Verona Sud, non servite, invase da auto, dove è difficile anche attraversare una strada, talmente inquinate da compromettere la salute umana? Quale dignità troviamo in luoghi dove non ci sono spazi di aggregazione perché destinati ad esclusivo parcheggio per le Fiere? Quale meccanismo rende gli uomini meno importanti delle cose che danno profitto?
Ci sono quartieri che non possono generare “relazione” perché se mancano gli spazi è oggettivamente impossibile incontrarsi. La relazione ha a che fare con la dignità delle persone ma nessuno mai cerca di inserire nelle programmazioni di sviluppo territoriale le condizioni affinché le persone siano facilitate nell’incontrarsi. La relazione è una ricchezza non considerata ma che genera un plusvalore sociale enorme. Se la facciamo mancare la società è destinata a morire. La nuova Amministrazione ha anche questo primario compito, non scritto da nessuna legge locale ma che si trova al di sopra di tutto: mettere in condizione i cittadini a vivere relazioni per il bene individuale e della società.
Vi sono zone dove la povertà è silenziosa, incapace di reagire e che giorno su giorno, come lo smog, lentamente intorpidisce i suoi abitanti coprendoli di una coltre sottile da renderli opachi ed inerti. Che vita è? E che vogliamo dire dell’economia territoriale che non genera ricchezza locale perché le attività commerciali sono solo in mano a pochi privati o a grosse multinazionali? Quale tessuto economico avremo se mancheranno ad esempio i negozi di vicinato? Ci ritroveremo tra qualche anno tutti più poveri, non solo economicamente.
Le soluzioni tecniche viabilistiche in qualche maniera si troveranno, ma il PUMS dovrebbe avere come primo parametro di riferimento la dignità dei cittadini, affinché possano considerarsi parte attiva di un contesto sociale e non più vittime di un sistema sempre più difficile da decifrare o sbrogliare. La dignità come filo rosso che attraversa la città prima ancora della mobilità alternativa, degli spazi verdi, di nuovi alberi per poter respirare meglio, del centro chiuso alle auto o di ogni marciapiede messo a nuovo. Questa, a mio modo di vedere, sarebbe una “degna visione globale” che si deve chiedere alla nuova Amministrazione e come criterio basilare per disegnare la nuova città. Se non ora quando?
Claudio Veronesi

Alberto Ballestriero. La campagna e il paesaggio sono una presenza costante nella sua vita. Ha lavorato come funzionario nella gestione di canali e opere agrarie presso uno dei più importanti Consorzi di Bonifica del Veneto. Dopo la qualifica nel settore del verde progetta parchi e giardini, alcuni dei quali pubblicati. È socio dell’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio). Per diversi anni è stato responsabile del settore verde urbano della sezione veronese di Italia Nostra. Ha pubblicato il libro “Confini Connessioni Scenari – divagazioni di un giardiniere sul paesaggio”. È socio fondatore dell’Osservatorio territoriale VeronaPolis. ballestriero@gmail.com

Alberto Ballestriero
21/10/2017 at 10:42
Giuste e sacrosante le domande che pone Claudio Veronesi sulla dignità offesa delle persone. Sembra anzi ci sia una sorta di sprezzo per il cittadino in tante grandi e piccole realtà urbane che si sono stratificate negli anni. Come si può chiamare se non sprezzo per le persone la realizzazione di quartieri densi e tristi, con strade strette, traffico caotico, privi di verde? Come si può chiamare la scomparsa dei negozi di vicinato tra una popolazione che invecchia e che ha sempre più difficoltà a spostarsi con mezzi propri verso i grandi centri commerciali? Come si può chiamare la cancellazione delle strisce pedonali in luoghi frequentati da migliaia di pedoni per favorire poche automobili?