All’interno del PD si è aperto il confronto sull’opportunità di appoggiare al ballottaggio la candidata sindaco tosiana Patrizia Bisinella, con alcuni esponenti di peso schierati a favore. Questo spiega come mai Michele Bertucco a gennaio sia uscito da questo partito dopo esserne stato capogruppo in Consiglio comunale. Dopo 5 anni passati a criticare duramente il modo di amministrare di Flavio Tosi, terminare il mandato sostenendo la compagna del sindaco uscente sarebbe stato perlomeno imbarazzante. Un suicidio politico, lo stesso che dalle pagine di questo giornale Corrado Brigo e Nadir Welponer si sentono invece di escludere per la candidata del PD: Quello di Orietta Salemi non sarà un suicidio politico. Vedremo.
Oggi la defenestrazione di Bertucco viene spiegata dai responsabili del Partito Democratico come necessaria per spostare il partito al centro, liberandosi dell’ala più a sinistra, troppo ostinata e poco collaborativa, in modo da intercettare i voti dei moderati. Pare non abbia funzionato, ripetendo l’errore di quei manager giovani e inesperti che per la foga di acquisire nuovi clienti trascurano i vecchi rischiando il fallimento. Risulta infatti evidente anche all’ultimo degli elettori che liberarsi di un valido consigliere a pochi mesi dal voto – quello che ha avuto il coraggio di denunciare la corruzione negli appalti che hanno visto coinvolto e condannato il vicesindaco Giacino – sia stato un azzardo che alla fine ha precipitato il PD nel burrone.
Non ne esce bene Orietta Salemi, la cui bella immagine rischia di essere compromessa da questa vicenda, dove sembra che gli interessi nazionali abbiano avuto e continuino ad avere un peso determinante. Tosi infatti, più libero nel fare dichiarazioni, non mette nemmeno in discussione un appoggio del PD alla compagna Bisinella, ricordando che il suo movimento Fare!, dal 2015 rappresentato in Parlamento da tre senatrici, quando c’era bisogno di sostenere il premier Matteo Renzi ha fatto la sua parte, come del resto è avvenuto per il referendum costituzionale dello scorso dicembre, che ha visto l’ex sindaco di Verona decisamente schierato per il Sì e per il Premier.
A questo punto i veronesi si chiedono quale sia la vera natura dello spostamento al centro del Partito Democratico. Se cioè faccia effettivamente parte di una strategia per allargare la base, tagliando i rami secchi della sinistra integralista ma tenendo ben saldi certi valori, o non sia piuttosto il prezzo da pagare per partite giocate sopra le teste dei cittadini in cambio di qualche poltrona. Si tratta di due cose che hanno lo stesso nome ma che sono profondamente diverse, tanto che nell’ambiguità, come spesso accade, finiscono per trovare spazio domande inquietanti.
Chi ha veramente voluto la testa di Bertucco? E’ tutta farina del PD locale o per capire andrebbero esplorate altre strade? Piste romane ma che potrebbero addirittura condurre a chi non ha digerito le ripetute denunce dell’ex capogruppo PD nel settore delle speculazioni edilizie, in una città dove, lo ricordiamo, i centri commerciali spuntano come funghi e dove sono 11 le interdittive antimafia adottate dalla Prefettura negli ultimi 2 anni. In quest’ottica è sicuramente mancata, con l’ostracismo a Bertucco, un’assunzione di responsabilità da parte dei dirigenti del Partito Democratico che, alla luce di queste ipotesi, di queste zone d’ombra su cui Verona ha iniziato a interrogarsi, avrebbero dovuto riflettere bene prima di isolare un membro del partito così esposto.
Il suo laboratorio politico, quello che dovrebbe rilanciare la città di Verona, Bertucco lo ha piantato a marzo di quest’anno nel campo di Rifondazione comunista, Sinistra Italiana, più alcuni movimenti civici ottenendo un 4,61% che porterà in Comune 1 solo consigliere e solo in caso di vittoria di Sboarina*. Questa scelta, anche alla luce di come stanno andando queste elezioni e dell’astensionismo che le ha caratterizzate, dovrebbe aprire a Verona una discussione sulle appartenenze, che a volte sono luoghi ideologici impermeabili ma con un patrimonio che andrebbe invece valorizzato in un contesto civico che le tolga dall’isolamento e le rigeneri.
Quando si parla di progetti politici, il rischio è che un po’ infantilmente ciascuno cerchi di imporre il suo, manifestando ostilità per quelli degli altri, che invece stanno solo remando con modalità diverse nella medesima direzione. Questo è il rischio da qui in avanti per l’area che si definisce progressista. Ma a volte problemi apparentemente difficili hanno soluzioni semplici. In questo caso basta prendere spunto da come vengono organizzate certe pubblicità, dove annunci anche molto diversi tra loro per obiettivo e target si muovono in piena autonomia, senza entrare in conflitto, all’interno però di un’unica campagna, che nel nostro caso potremmo chiamare (ma è solo un esempio) Verona casa comune. Una casa con molte stanze e diversi affacci.
Giorgio Montolli
*Per oltre 100 voti alla fine Bertucco risulterà eletto ancora prima del ballottaggio con la lista Sinistra in Comune – 19/06/2017
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È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine (chiuso nel 2020). Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it

Lorenzo
14/06/2017 at 07:58
scusa Giorgio, ma le interdittive chi le ha adottate? e se a verona c’è l’attuale Prefetto, dopo la scialba e incolore parentesi precedente, voluta da Maroni, lo si deve a una nomina fortemente sollecitata dai parlamentari veronesi e ratificata dal Governo Renzi. O vogliamo attribuire il merito di questo a Bertucco?
Redazione
14/06/2017 at 08:17
Nel momento che un tuo iscritto e rappresentante si espone direttamente in una denuncia molto delicata contro il malaffare, prima di isolarlo ci pensi due volte. Sta qui l’irresponsabilità e il richiamo alla prudenza. Forse ho mancato di chiarezza, per cui ho cambiato la frase “… avrebbero dovuto mostrare perlomeno prudenza” con “avrebbero dovuto riflettere bene prima di isolare un membro del partito così esposto”.
g.m.
Adamo
13/06/2017 at 18:03
Gestire con sagacia i vari brand rispettandone le relative nicchie di mercato. Il modello vincente è la Chiesa Cattolica che ha una risposta per ciascuno, da Grigolini a Alex Zanotelli.