Come ci sposteremo, a Verona, fra cinque o fra dieci anni? Se guardiamo ai programmi elettorali, una cosa appare chiara: tutti affermano di voler migliorare il trasporto pubblico. Vi è però un dato di fatto da considerare: in una città come Verona, non si può migliorare davvero il trasporto pubblico di superficie senza contestualmente disincentivare il traffico privato. Ad alcuni questa idea piace, ad altri non piace. Il punto è che non si tratta di un’idea, ma di una constatazione. Come fare?
Le risposte sono diverse in una prospettiva di breve termine (5-10 anni) ed in una più lontana nel tempo (20-30 anni). Entrambe vanno considerate. Nel breve termine, basterà copiare dai programmi già in corso nelle migliori città del Nord Europa: le città del Nord vero, non quello da cartolina celtica di Tosi e dei diversi tipi di leghisti. Il traffico privato va disincentivato, anche economicamente, partendo dai veicoli a gasolio, che, purtroppo, danno il massimo contributo in termini di particolato fine. Questo va fatto gradualmente e senza strappi, ma va fatto. Insieme a questo, e prima di questo, si possono e si devono adottare decine di progetti “gentili” e poco costosi per convincere tutti noi ad usare meno possibile l’auto privata. Progetti che coinvolgano i cittadini e soprattutto i giovani.
Un esempio? Le scuole, tutte, quelle d’infanzia, le elementari, le medie e le superiori. In ogni scuola, operatori del comune e del volontariato possono formare piccoli gruppi di attivisti (ragazzi, genitori, insegnanti) con il compito di attuare progetti di formazione e di sensibilizzazione. Provate a pensare all’efficacia di un volantinaggio (magari accompagnato dall’offerta di un cioccolatino) verso i genitori che ancora portano a scuola i loro ragazzi in auto (sono moltissimi, anch’io ho commesso questo errore in passato). O a ragazzi che siano stati formati per poter spiegare in famiglia l’importanza della mobilità sostenibile. Progetti simili, analogamente gentili e poco costosi, possono essere sviluppati negli ospedali, nei servizi pubblici ed in tutti i luoghi di aggregazione. Invito il futuro sindaco o la futura sindaca ad intraprendere questa strada. Ma una cosa è certa: questo tema – insieme con la disincentivazione economica dell’uso dell’auto privata in centro – costituirà l’oggetto di uno dei referendum consultivi che verranno lanciati a Verona nei mesi successivi alle elezioni.
E la Verona del futuro, fra 30 anni, come sarà? Qui invito davvero i politici, spesso troppo concentrati sull’oggi, a leggere e ad informarsi sulle novità (da gestire, ma positive) che la tecnologia dei trasporti già ci lascia intravedere. Fra 30 anni dovremo avere ovunque, in primo luogo, una vasta mobilità su rotaia, sotterranea o di superficie. Inoltre, almeno nelle città, l’auto privata, posseduta e guidata, sarà solo un ricordo del passato. L’auto, infatti, non sarà più un oggetto da possedere (o da esibire), ma un servizio da utilizzare quando indispensabile, per compiere quegli spostamenti che ancora non saranno efficienti attraverso il trasporto pubblico. Le auto saranno elettriche o a idrogeno e – quasi certamente – non avranno necessità di un conducente. Se questo è il futuro che ci aspetta, pensare oggi di aggiungere pesanti infrastrutture viabilistiche (come il traforo) nel centro cittadino è, anche, un sintomo della scarsa cultura che purtroppo caratterizza molti politici.
PS: Il World Economic Forum ha pubblicato un bellissimo video sulle dieci migliori città ‘ciclabili’ europee. Sapete una cosa? Hanno quasi tutte, più o meno, le dimensioni di Verona.
Luciano Butti

Luciano si è sempre occupato, per lavoro, dei rapporti fra leggi, scienza e ambiente. Insegna diritto internazionale dell'ambiente all'Università di Padova. Recentemente, ha svolto un lungo periodo di ricerca presso l'Università di Cambridge, dove ha studiato i problemi che avremo nel disciplinare per legge le applicazioni dell'intelligenza artificiale (in particolare, le auto elettriche a guida autonoma). Ama la bicicletta, le attività all'aria aperta e la meditazione. luciano.butti1@gmail.com

Giulia Cortella
30/05/2017 at 14:13
Caro Luciano grazie per questo contributo limpido e importante. Proprio ieri sera alla Dogana d’acqua il gruppo degli architetti e urbanisti di Cocai hanno presentato il loro piano per una nuova mobilità ecologica futurista sostenibile e salutare soprattutto. Questo é il futuro della nostra città e sarà senza colori né partiti nè ideologie. Chi si opporrà ai referendum che proporrai e ai progetti sostenibili vuol dire che rimarrà legato ad una visione politica del privilegio e anti democratica. Infatti la chiave di lettura di ieri è stata: sostenibilità significa partecipazione e condivisione.