E se avessero un’anima imprigionata nel marmo? Se improvvisamente aprissero gli occhi e ci guardassero?
Martedì 4 aprile ore 17.30 in Protomoteca presso la Biblioteca Civica di via Cappello 43 si terrà la presentazione della mostra del progetto fotografico di Giancarlo Beltrame L’anima delle statue. Presentazione a cura di Maria Teresa Ferrari, critica d’arte. Margherita Sciarretta e Stefano Di Simone leggeranno testi in tema. La mostra proseguirà fino a giovedì 20 aprile e sarà visitabile in orario di apertura della Biblioteca (lunedì 14-19, da martedì a venerdì 9-19, sabato 9-14).
E se le statue avessero un’anima imprigionata nel marmo? Se improvvisamente aprissero gli occhi ciechi e ci guardassero? Se il mozartiano convitato di pietra si animasse e ci interrogasse guardandoci? Se, come successe alla statua creata da Pigmalione, la pietra diventasse carne e un cristallino sguardo si rivolgesse a noi.
E’ questo lo spunto di partenza della mostra L’anima delle statue, un divertissement di Giancarlo Beltrame sui trenta busti esposti nel Pantheon dei veronesi illustri della Protomoteca della Biblioteca Civica di Verona.
Con gli strumenti e le applicazioni dell’iPhone e dell’iPad, il veronese Beltrame, iphoneartista conosciuto e apprezzato a livello mondiale nel circuito di questa nuova piccola forma d’arte, ha cercato nelle statue lo spirito dei suoi concittadini del passato che hanno dato lustro e fama alla città. E l’ha fatto con spirito, cercando per ognuno un’espressione, a volte consona altre volte dissonante, legata all’immagine che di essi storicamente si è venuta creando.
Tutte le fotografie, sia delle statue sia delle persone che hanno donato loro un soffio vitale, sono state scattate con iPhone, utilizzando la combinazione Tinto 1884 e D-Type Plate della app Hipstamatic. La loro combinazione in un’unica immagine è avvenuta su iPad usando un’altra app, SuperImpose. Le stampe Fine Art sono state fatte direttamente dall’autore con una Canon Pixma Pro-1 e inchiostri originali Lucia ai pigmenti su carta Tiepolo della Fabriano, 100% cotone.
E dare uno sguardo non sarà solo un modo di dire
Un motivo in più per avvicinarsi a questa originale rassegna: mercoledi 5, 12 e 19 aprile alle ore 17 e sabato 8 e 15 aprile alle ore 10.30, Beltrame terrà delle sedute iphonografiche durante le quali i visitatori potranno scegliere a quale dei busti esposti regalare i propri occhi. Il risultato finale sarà pubblicato sui canali social della Biblioteca Civica.
L’autore
Giancarlo Beltrame, 65 anni, veronese, è stato redattore del quotidiano L’Arena fino al 2011 e docente a contratto di Semiologia del cinema presso l’Università di Verona fino al 2012. E’ critico cinematografico iscritto al Sncci (Sindacato nazionale critici cinematografici). Attualmente si dedica alla Videoart e alla iPhoneArt. Sue opere sono state esposte al primo festival della Mobile Art a Santa Monica, al Mopa (Museum of Photographic Arts) di San Diego, in California, al Mira Mobile Prize di Oporto in Portogallo, all’Alexander Brest Museum and Gallery di Jacksonville, in Florida, al Mart di Rovereto e in numerosi festival di Mobile Art a Roma e Firenze. Sue personali sono state ospitate nello spazio Pretto di Trento, a San Pietro in Monastero a Verona, al The Empty Spaces Project a Putnam, Connecticut (Usa), e alla 133 Art Gallery di Desenzano. Ha ideato e diretto, con Paolo Romano, dal 1996 al 2007 il Verona Film Festival – Schermi d’amore. E con Luca Chistè e Maria Teresa Ferrari ha dato vita a ISMA – International Salon of Mobile Art, il primo evento di arte fotografica realizzata con gli smartphone esposta in un museo d’arte contemporanea in Europa, al Mart di Rovereto nel novembre 2014.
L’iPhoneArt
La Mobile Art nasce nel 2009 con la messa sul mercato di iPhone3, dotato di una fotocamera in grado di realizzare foto di discreta qualità. Tant’è che le prime mostre di foto realizzate con dispositivi mobili furono battezzate iPhoneArt. Quando poi con i loro prodotti fecero capolino altre aziende, la nuova avanguardia artistica si ribattezzò Mobile Art, slegandosi così dalla dittatura onomastica di un marchio commerciale. Culla della Mobile Art furono gli Stati Uniti. Si è diffusa poi in tutto il mondo e anche su altri tipi di dispositivo, come i tablet. Figlio legittimo di questi anni all’insegna del 2.0, questo fenomeno artistico ha preso le mosse dai blog per approdare poi alle mostre nel senso più tradizionale del termine. La Mobile Art ha compiuto la rivoluzione più grande che ci sia mai stata nella storia della fotografia. Il portato della Mobile Art si sintetizza in due punti: velocità e democrazia dell’arte. Coinvolgendo una platea eterogenea – che va dai neofiti stregati dalla lomografia digitale ai fotografi professionisti che vi trovano una forma di espressione più intima – la Mobile Art abbandona ogni pretesa elitaria e si mette a disposizione di tutti. E, per di più, lo fa velocemente: dallo scatto al prodotto finale ritoccato con l’aiuto di app intuitive il passo è breve. Le applicazioni per cellulari, infatti, hanno letteralmente abbattuto i tempi dell’editing fotografico, garantendo comunque risultati pregevoli.