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Palermo capitale della cultura, Verona della copertura

L'Arena di Verona (Foto Antonella Anti)
L'Arena di Verona (Foto Antonella Anti)

Per coprire l’Arena si muovono politici, imprenditori, architetti e ingegneri ma nessuno ha pensato di proporre Verona capitale della cultura per il 2018

Sarà dunque Palermo,  città soffocata soprattutto dalla piaga del “traffico”, come lamentava lo zio in Johnny Stecchino, la capitale della cultura italiana per il 2018, succedendo a Mantova (2016) e a Pistoia (2017). La contesa non deve essere stata dura, se si pensa che tra i rivali figuravano Comacchio, Alghero, Aquileia, Montebelluna e perfino Settimo Torinese. Ma non Verona, che per l’ennesima volta non si è presa cura di presentare uno straccio di domanda. Eppure, questa città scespiriana e dantesca (unica in questo al mondo), romana, longobarda, scaligera, viscontea, veneziana, asburgica, perfino con testimonianze preistoriche di valore immenso, e musei palazzi chiese accademie che tante metropoli ci invidiano, non ha creduto di dover partecipare al concorso. Ma soprattutto, e per l’ennesima volta, non ha creduto in se stessa.

Nemmeno, il milione di euro garantito al vincitore dal MiBACT, oltre all’esenzione dal vincolo di stabilità dei fondi impiegati, e aggiungiamoci pure il milione di visitatori in più assicurati tutti gli anni precedenti alla città vincitrice, avrebbero dovuto far gola al sindaco Tosi, che tra le tante cariche detiene ufficialmente, ma inutilmente a quanto si è abbondantemente visto, anche la delega alla Cultura. Ma Cheope-Flavio ha in mente dell’altro. Vuole a tutti i costi il suo monumento aere perennius (“più duraturo del bronzo”, per alcuni assessori) a memoria dei suoi due infausti mandati, lui che non è stato capace nemmeno di tenere assieme Lella e Tosato.

Ci ha provato con il megatraforo, con il megainceneritore, con il cimitero verticale, e ha persino apposto la sua firma sul monumento a Emilio Salgari (ma si era mai vista una cosa simile?! Nemmeno a  Bokassa sarebbe venuto in mente). Ora ci prova, alleato con un astuto imprenditore in cerca di facile pubblicità, con la copertura dell’Arena, che diventerà così il più grande teatro del mondo al semi-aperto, dopo aver primeggiato in questi ultimi anni per la semi-qualità dello spettacolo.

Il progetto vincente sembra orientato ad una immensa zanzariera sotto la quale, in un caldo assassino, sarà interessante bearsi delle note di Verdi e Puccini mischiate alla pioggia, a straventi e magari anche alla grandine, con effetti che avrebbero fatto la gioia di Marinetti e dei futuristi, che non a caso volevano abolire il melodramma.

Ecco, magari con questa grande idea Tosi ce la farà finalmente a passare alla storia. E già che ci siamo, gli suggeriamo di proporre la copertura ermetica anche degli arcovoli, come si faceva nei secoli scorsi per permettere alle prostitute di esercitarvi la professione. Si risolverebbe così il problema che più tormenta e sta a cuore al sindaco e ai leghisti: ripristinare le case chiuse.

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Mario Allegri

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Mario Allegri ha insegnato letteratura italiana contemporanea alla Facoltà di Lettere di Verona. Ha pubblicato vari saggi letterari in riviste, giornali e presso editori nazionali (Utet, Einaudi, La nuova Italia, Il Mulino). Ha partecipato come indipendente alle primarie 2011 per l'elezione del sindaco a Verona. marioallegri9@gmail.com

2 Comments

2 Comments

  1. mb

    02/02/2017 at 11:53

    proporre VR come capitaletta provinciale “de’ schei e ignorante e furbesco menefreghismo”. Si faccia quindi la copertura dell’arena come azzeccata metafora, come simbolo esemplare della autentica “cultura” veronese del tempo presente, quella delle cose coperte .

  2. dmotti

    02/02/2017 at 10:50

    Caro Mario ti abbraccio virtualmente in attesa di farlo di persona, ogni tua parola è da sottoscrivere.
    Oggi sul giornale locale è partito il megafono di regime, tutti a parlare bene della copertura, è scandaloso ed indecente che un quotidiano locale si presti a questo.
    Meno male che qui a Verona In gli spiriti liberi, illuminati e amanti della nostra città possono esprimersi.
    Ecco Verona ha bisogno di amanti, che la amino con passione e senza secondi fini, la città dell’amore però non riesce a generare amanti di questo tipo ma altri.
    Un abbraccio, ancora per la tua passione per la nostra città.

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