Sarebbe tragico che mentre Fondazione Arena rischia di fallire le autorità preposte alla conservazione del patrimonio monumentale concedessero i permessi per coprire l’anfiteatro
Non intendo disquisire se il progetto che ha vinto il concorso internazionale di idee per la copertura dell’Arena sia realmente una buona proposta e soprattutto la migliore tra tutte quelle che hanno partecipato alla gara. E’ proprio l’idea che si possa coprire un antico anfiteatro romano che, prima di essere un teatro è un monumento e come tale da rispettare e conservare, che contesto totalmente. Questa strampalata idea è stata già più volte bocciata dalla Soprintendenza e lo sarà anche questa volta. Sono convinto che si tratti di sola pubblicità, per l’impresa industriale che ha finanziato il concorso, e per i politici che, in periodo elettorale, lo stanno cavalcando.
Sarebbe tragico che, mentre la Fondazione Arena rischia di fallire, molti creditori attendono di essere saldati, viene licenziato il corpo di ballo ed è trattenuta una mensilità a tutti i dipendenti, le autorità preposte alla conservazione del patrimonio monumentale concedessero i permessi per una tale eresia, costosissima ed antistorica. Mai l’Arena, nella sua lunga storia, è stata coperta.
La questione vera che voglio porre non è la copertura dell’Arena e quale impatto e danni potrà causare all’antico anfiteatro, ma come debba essere considerato il nostro patrimonio storico monumentale.
Il nostro sindaco e alcuni suoi sodali, assieme ad alcune categorie economiche, ritengono che i monumenti debbano essere valorizzati per realizzare, dalla loro fruizione, il massimo reddito possibile. Per loro è questo che significa valorizzare il nostro patrimonio culturale e storico.
Io invece ritengo che il valore dei monumenti non risieda in quanti denari si possano realizzare dal loro uso, ma nel loro alto valore culturale che testimonia il nostro passato e le nostre radici, valori questi che ci permettono di leggere i diversi periodi della storia della nostra città e quindi della nostra storia. Una civiltà senza la memoria del proprio passato è una civiltà orfana e priva di valori.
Se dovesse passare la logica consumistica ipotizzata dal sindaco, dovremo aspettarci che in seguito si ipotizzi la chiusura termica dell’Arena per utilizzarla anche nei mesi più freddi. Poi la stessa sorte toccherà al Teatro Romano. Il parco delle mura sarà trasformato in un parco di divertimenti con punti di ristoro, giostre, sale video e magari comparse in costume di armigeri scaligeri. L’Arsenale la vogliono ridurre ad un ennesimo centro commerciale.
A quel punto tra Gardaland e Verona la differenza sarebbe irrilevante.
Giorgio Massignan
VeronaPolis
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Palermo capitale della cultura, Verona della copertura

Giorgio Massignan è nato a Verona nel 1952. Nel 1977 si è laureato in Architettura e Urbanistica allo IUAV. È stato segretario del Consiglio regionale di Italia Nostra e per molti anni presidente della sezione veronese. A Verona ha svolto gli incarichi di assessore alla Pianificazione e di presidente dell’Ordine degli Architetti. È il responsabile dell’Osservatorio VeronaPolis e autore di studi sulla pianificazione territoriale in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei. Ha scritto quattro romanzi a tema ambientale: "Il Respiro del bosco", "La luna e la memoria", "Anche stanotte torneranno le stelle" e "I fantasmi della memoria". Altri volumi pubblicati: "La gestione del territorio e dell’ambiente a Verona", "La Verona che vorrei", "Verona, il sogno di una città" e "L’Adige racconta Verona". giorgio.massignan@massignan.com

Carlo Drezza
06/02/2017 at 12:33
Pur non condividendo l’appartenenza politica di Giorgio Massignan concordo al 100% con il suo autorevolissimo pensiero, che i media veronesi evitano di riportare. Per quanto mi riguarda si tratta solo e soltanto dell’espressione di una classe politica, quella tosiana,formata esclusivamente da scarsamente acculturati. In primis l’accostamento con il “velarium ” è fuori luogo e frutto solo e soltanto di ignoranza storica e architettonica, in quanto l’antica copertura era ancorata sulla cinta più esterna di cui oggi rimane solo l’ala, e in oni caso non copriva la parte centrale dell’anfiteatro ove si svolgevano gli spettacoli e destinata oggi all’orchestra e alle “poltronissime”.In secondo luogo vi sono problematiche antitetiche per quanto riguarda l’acustica. Da un lato è richiesto un isolamento in modo da attenuare il rumore della pioggia battente,dall’altro una copertura che assorbisse il rumore della pioggia assorbirebbe anche il suono dell’orchestra e dei cantanti,compromettendo irreparabilmente l’acustica della lirica e lasciando spazio solo a concerti o altre manifestazioni ove l’amplificazione elettronica è in grado di fare miracoli per sopperire alla perdita di acustica. In fine, senza voler esser un “bacchettone”, l’Arena è bella così come è, perché rovinarla con un opera inutile e dall’aspetto semplicemente orribile? Se Tosi e i suoi soci vogliono fare delle simili sconcezze possono benissimo dar sfogo alle loro fantasie candidandosi alla guida di un parco divertimenti come Gardaland. Quindi Veronesi,il proprietario di Calzedonia/intimissimi, che ha sponsorizzato questa oscenità potrebbe acquisire la maggioranza del parco divertimenti di Gardaland, in modo da sfogarsi senza fare danni alla nostra splendida Arena.
Cristina Stevanoni
02/02/2017 at 17:44
Giorgio grazie, ottime le tue argomentazioni, e pessimi gli orizzonti: pensavamo che il peggio fosse passato, o stesse per passare. E invece… Non per caso gli antichi avevano coniato il detto Est in cauda venenum. E accade, purtroppo, che il veleno emesso nella fase finale non trovi antidoti: fa comodo a molti, e molti ci si abbeverano. La città è intossicata. Se potessimo dire, anche qui come un tempo: “Noi anderemo a Roma, davanti al Papa e al Re…!”. C’è un giudice a Berlino? C’è un Ministero a Roma?