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Junker è furioso ma Gentiloni non tradisca l’Italia

Paolo Gentiloni
Paolo Gentiloni

Dietro al No al Referendum c’è la crescente consapevolezza che il sogno europeo si è ormai infranto

Tre colpi al cuore per Junker.

Il primo shock è stato quello della Brexit, un colpo al cuore per i burocrati europei. Nonostante in Europa si fossero mossi tutti per il remain, nonostante l’appoggio della grande finanza, di tutti i capi di stato, nonostante l’appoggio di Obama, nonostante gli scenari apocalittici prospettati nel caso il Regno Unito decidesse di uscire, la Brexit ha vinto. A Cameron la UE ha rimproverato di aver indetto il referendum, e se è pur vero che lui ha tentato l’azzardo, non bisogna dimenticare che il referendum resta sempre uno dei più alti esercizi di democrazia e che come tale va rispettato sempre.

Secondo colpo al cuore: la vittoria di Trump. Per Bruxelles era Hillary Clinton il presidente USA ideale. Ma nonostante la stragrande maggioranza dei media americani ed europei parteggiasse per lei, nonostante l’appoggio dell’establishment, quello di Obama e consorte, e nonostante la lunga esperienza politica interna ed internazionale, Hillary non ha vinto. Ha vinto invece uno stravagante miliardario imprenditore che per molti versi ricorda l’Italia di Berlusconi.

Non c’è due senza tre: il terzo colpo al cuore Junker lo ha subito all’interno della sua Europa e della zona euro. La marcia trionfale di Renzi si è fermata dopo mille giorni al Referendum costituzionale. Nonostante l’appoggio quasi totale dei media italiani ed europei, di Obama (sempre lui, che porti jella?), di tutto l’establishment europeo, di tutto il mondo della finanza JP Morgan in testa, Renzi ha sbattuto contro un muro di No.

Jean Claude Juncker

A Junker è andata bene con le elezioni del presidente austriaco: forse il suo cuore non avrebbe retto alla vittoria di Hofer.

In soli sei mesi questi tre episodi hanno cambiato la fisionomia della politica europea e mondiale: non può non esserci un filo conduttore. Solo per caso gli elettori del Regno Unito, degli USA e dell’Italia hanno fatto scelte così impensabili ed opposte a quelle suggerite dai rispettivi establishment?

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Pur con tutte le particolarità e sfaccettature locali, prima di tutto è evidente il disagio e l’impoverimento di larga parte del ceto sociale più debole, fino anche alla classe media, a causa di un costante arretramento del welfare, del potere d’acquisto di salari e stipendi, ed aumento invece di disoccupazione, precarietà e delle disuguaglianze. Secondo, la mala gestione della immigrazione, percepita come un pericoloso attacco alla identità culturale e una sleale concorrenza nel mercato del lavoro.

Ma questo Junker, Dijsselbloem, Merkel e tanti altri, fingono di non capirlo, e se sono impotenti verso le legittime scelte del Regno Unito e degli USA, non possono tollerare invece che l’Italia, da sempre la cenerentola della UE, possa mancare di fedeltà ai precetti europei. Ma non i politici italiani, bensì il popolo italiano, con il Referendum, ha detto un No che va ben oltre un discutibile progetto di revisione della Costituzione.

Di fatto il No al Referendum contiene dentro di sé il disagio di milioni di cittadini verso politiche asservite alla finanza, al liberismo economico ed alla continua cessione di sovranità che non hanno portato a nulla in cambio se non recessione, disoccupazione e precarietà. Dietro al No al Referendum c’è la crescente consapevolezza che il sogno europeo, al quale gli italiani avevano dato entusiasta e generosa partecipazione, si è ormai infranto, preso atto che questa UE ha messo al primo posto l’euro e le relative scelte di austerità, anziché la costruzione di vere politiche economiche e sociali comunitarie.

A Bruxelles sanno bene che se l’Italia dovesse uscire dall’euro, la festa per loro sarebbe finita, perché a cascata si sgancerebbero tutti i Paesi mediterranei e la Germania per prima entrerebbe in un temporaneo ciclo di crisi.

Cosa ci possiamo aspettare ora? Sicuramente qualche colpo di coda da parte dei nervosissimi tecnocrati della Unione Europea: in tutti i modi vorranno convincerci ad accettare gli aiuti dell’ESM (Fondo Salva Stati) e della Troika a prezzo di scelte dolorose e del commissariamento definitivo dell’Italia.

Sarà un anno difficilissimo il 2017, nervi saldi ed auguri al nuovo premier Paolo Gentiloni che dovrà affrontare gravi problemi a partire da quello delle banche, Monte dei Paschi in testa. Ma non si sogni Gentiloni di violare il significato politico del No al recente Referendum e tradire gli italiani alla maniera di Tsipras in Grecia.

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In Italia nessuno vuole ammainare la bandiera europea, ma è il momento di tenere ben alta la bandiera italiana, e non per un malsano nazionalismo, bensì perché siamo orgogliosi della nostra economia, della nostra creatività, della nostra costituzione e libertà, della nostra cultura fatta di accoglienza e solidarietà, delle ricchezze e della bellezza del nostro Paese. Viva l’Italia.

Claudio Toffalini

Written By

Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it

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