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Editoriale

La Verona che vorrei è diventata un libro

Nel volume gli autori si esprimono sull’idea di città proposta dall’Osservatorio territoriale VeronaPolis

Il Sindaco di Verona Flavio Tosi ha calcato le scene della politica scaligera con due solidi puntelli che sono stati determinanti per la sua ascesa: la retorica sicuritaria della Lega Nord, che lo ha portato nel 2009 alla condanna in Cassazione per propaganda di idee razziali, e l’appoggio dei media locali, secondo il modello ben collaudato a livello nazionale da Umberto Bossi e Silvio Berlusconi. Così nel 2011, con il 68,1% di gradimento, Tosi viene incoronato da Monitor Città con il titolo di Sindaco più amato d’Italia, a pari merito con Matteo Renzi, e nel 2012 è rieletto per il secondo mandato a Palazzo Barbieri.

A pochi mesi dalle Amministrative 2017, dell’eredità di questi dieci anni di Amministrazione Tosi si parla poco in città, sia perché i giornali sono in una fase in cui non sanno bene da che parte schierarsi, sia perché il maggior partito di opposizione, il Partito Democratico, non esclude in caso di ballottaggio un accordo con i tosiani per passare dai banchi dell’opposizione a quelli del governo della città. L’effettivo operato di Tosi è invece poco conosciuto nel resto d’Italia perché resiste l’immagine di Sindaco del “fare”, abilmente costruita negli anni dal responsabile dell’Ufficio stampa del Comune.

Il libro La Verona che vorrei (Smart Edizioni, 240 pagine, euro 16), voluto dall’Osservatorio Territoriale VeronaPolis, colma queste lacune raccontando l’altra faccia della medaglia e lo fa con alcuni articoli, pubblicati dal marzo 2015 all’ottobre 2016 sul giornale online Verona In, che invece esprimono un giudizio severo sulle due Amministrazioni Tosi e sulle precedenti, soprattutto per quanto riguarda le scelte urbanistiche, la conservazione dei patrimonio storico e monumentale della città, l’utilizzo dei grandi contenitori, la tutela del suolo, del verde, del paesaggio, il sistema della mobilità.

Gli autori sono Mario Allegri, Alessandro Anderloni, Alberto Ballestriero, Enrico Bertelli, Luciano Butti, Gianni Falcone, Fiorenzo Fasoli, Giorgio Massignan, Giorgio Montolli, Daniela Motti, Francesco Premi e Marcello Toffalini.

Sarebbe però riduttivo vedere la forza di questo volume esclusivamente nella denuncia di politiche ormai incompatibili con una città moderna. La novità sta infatti nell’incontro di persone e di idee che, lasciate libere di esprimersi e fornite di un mezzo per rendersi visibili – un piccolo giornale che sta svolgendo uno straordinario ruolo di supplenza –, coltivano la speranza di poter un giorno realizzare un sogno, nella convinzione che “siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni”.

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In questo senso VeronaPolis ha aperto un sentiero, liberato una strada da tempo ostruita prospettando soluzioni urbanistiche, ma anche modelli sociali alternativi per riportare Verona al passo con i tempi, sull’esempio di quanto già accade in altre città europee. VeronaPolis ha disegnato nuovi scenari, li ha tradotti in progetti e il 13 febbraio 2016 li ha presentati alla città durante un incontro all’educandato statale Agli Angeli.

Render Arch. Francesco Laserpe

Osservando Verona e le testimonianze d’arte e cultura ma anche di imprenditorialità di un passato remoto e prossimo, si capisce che molte sono state le idee e i progetti che qui si sono realizzati. E se oggi i veronesi nella loro rassegnazione ci ricordano tanto i personaggi di Beckett in perenne attesa, gli scritti raccolti nel libro testimoniano che alcuni di essi sentono invece la responsabilità di mettersi in gioco per continuare quella tradizione, sondando il futuro alla ricerca di soluzioni che consentano a questa parte del Paese di continuare a pulsare nel suo divenire.

Ma come, se da tempo non c’è più a Verona una classe dirigente che guardi oltre i propri immediati interessi? Come, se la politica teme queste nuove visioni vedendo in esse non un peculiare contributo di intelligenze e di idee utili per la trasformazione ma una sfida al proprio conservatorismo?

A volte un modo di esprimersi complicato marca la distanza tra chi scrive e chi legge. Questo può accadere perché l’autore non sa scrivere, o vuole evidenziare una superiorità, oppure la sua penna non è libera da interessi o è al servizio di qualcuno. Gli articoli contenuti in questo libro, molti dei quali portano la firma di Giorgio Massignan, ispiratore di VeronaPolis, evidenziano invece una forma di comunicazione semplice, coerente con la linearità delle analisi, anche se le tematiche possono essere complesse. E in alcuni casi la scrittura si fa così immediata, coraggiosa e vicina ai problemi reali, da esigere che gli stessi autori scendano in piazza per protestare a fianco dei cittadini, come spesso è accaduto.

La città nuova, quella che vorremmo, non può prescindere da questo esercizio di libertà che chiama all’appello anche quegli intellettuali a cui non sfugge l’urgenza dei tempi ma che ancora preferiscono il silenzio.

Giorgio Montolli

Render Arch. Francesco Laserpe

 

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Written By

È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine (chiuso nel 2020). Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it

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