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I tanti motivi per cui votare SI al referendum

Questa riforma costituzionale certo potrà essere migliorata, ma comunque rappresenta una grande occasione di cambiamento

In passato ho preso posizione pubblicamente più volte su temi che toccano la mia attività professionale nel settore dell’energia e più volte ho dovuto sottolineare come il Titolo V della Costituzione, nella parte dove dispone la “materia concorrente” tra Stato e Regioni, abbia provocato ritardi e limitazioni, anche gravi, ad interventi importanti per lo sviluppo del nostro Paese, oltre ad un infinito contenzioso (la Corte Costituzionale ha trattato più di 1.500 casi in 15 anni).

Purtroppo quello energetico rischia di essere un tema per addetti ai lavori che non è facile spiegare e le conseguenza di errori in questo ambito non sono percepite immediatamente. Ma ci sono, eccome, e ingessano questo Paese su cose importanti.

Il fatto che il Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre si proponga di riportare sotto l’esclusiva competenza dello Stato materie quali la produzione, trasporto e distribuzione dell’energia, le infrastrutture strategiche e le grandi reti di trasporto, i porti e gli aeroporti civili di interesse nazionale e internazionale, è fondamentale per dare un ruolo all’Italia in settori vitali e sostenere le nostre Imprese. Già solo questo punto mi spinge a votare SI, ma sarebbe un SI parziale perché dettato solo dall’aspetto professionale.

Ma il referendum tocca altri temi fondamentali che non si possono ignorare. La fine del bicameralismo paritario è uno di questi. Nella mia attività professionale, seguendo l’iter legislativo dei provvedimenti che mi interessano, ho constatato personalmente i danni del ping-pong tra Camera e Senato. Ho spesso avuto l’impressione di vedere due bambini ognuno dei quali vuole avere l’ultima parola. Il risultato? Il più delle volte è un compromesso, sotto il quale spesso si sono nascoste autentiche porcherie.

Il nuovo Senato delle autonomie è importante per dare vera rappresentatività alle Regioni. L’attuale Conferenza Stato-Regioni è un organismo che non ha mai brillato per efficienza e alla fine ha contato poco. Chi sostiene che le Regioni devono poter contare veramente dovrebbe sostenere questo cambiamento, a maggior ragione se si pensa che i nuovi senatori non percepiranno indennità (o forse è questo un problema?).

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Il costo della politica è uno dei temi cari a tutti, soprattutto a chi urla, e questa dovrebbe essere un’ottima occasione per dimostrarlo. I temi sono ancora tanti: dalla migliorata possibilità di partecipazione democratica attraverso i referendum, alle proposte di legge di iniziativa popolare, alla revisione delle cosiddette “materie concorrenti”; ma quella della abolizione del bicameralismo paritario è la più importante e fondamentale.

Non sono iscritto al alcun partito politico, approccio qualsiasi tema con spirito “laico”, cercando di vedere la sostanza delle cose e i fatti reali per farmi un’opinione basata su cose concrete e sono sempre pronto a discuterne con chi si forma opinioni diverse dalla mia, rispettandole. In questa campagna referendaria ho visto troppa disinformazione organizzata, sentito troppe affermazioni qualunquiste, troppe parole offensive tese solo a carpire il consenso di chi si lascia impressionare, e tutti genericamente contro l’approvazione della riforma. Motivazioni concrete contro i contenuti, ben poche.

Ecco perché, per semplice senso civico, mi sono impegnato. Questa riforma costituzionale certo potrà essere migliorata, ma comunque rappresenta un grande momento di positivo cambiamento e, a mio parere, va approvata con il SI.

Giorgio Manzani

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1 Comment

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  1. Marcello

    29/11/2016 at 12:03

    Non conosco la sua attività professionale nel campo energetico e non dubito che abbia qualche motivo per avvalorare la scelta del Sì al prossimo referendum e forse anche qualche interesse, almeno sotto l’aspetto professionale. Ma ha dato una scorsa ai tre motivi che ho indicato nel mio recente articolo? Penso che possano bastare per orientarsi verso il No. Mi sembra una questione di democrazia più che di mercato. E mi creda l’argomento del Ping-pong è stato già abbondantemente confutato da valenti ed attenti giornalisti e costituzionalisti.

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