Nel 2016 sono state 1315 coloro che si sono rivolte ai Centri antiviolenza del Veneto
Le leggi ci sono ma manca una rete di tutela e protezione per le donne vittime di violenza. Parte da questo presupposto la nascita delle Carta dei diritti e delle libertà delle donne maltrattate, presentata oggi in Corte d’Assise al Tribunale di Verona durante un convegno organizzato da Aiaf Veneto, Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e i minori a cui hanno partecipato magistrati, avvocati e professionisti, rappresentanti di organizzazioni a tutela delle donne e delle famiglie.
«A fronte di una legislazione penale in Italia avanzata – ha evidenziato Gabriella de Strobel, segretario nazionale Aiaf che ha presentato la Carta – non corrisponde un’adeguata sensibilità culturale negli organi e nelle istituzioni preposte alla salvaguardia dei diritti e delle libertà delle donne. Questa Carta stabilisce tutta una serie di diritti per le donne, come la libertà di interrompere una relazione, la libertà di sporgere denuncia e di non sentirsi dire “torni a casa che si risolve tutto. Anzi – prosegue l’avvocata – quando la donna ha fatto denuncia e torna a casa con i figli, la situazione peggiora. Serve una rete di protezione che dia alle donne il diritto di essere assistite».
All’incontro, organizzato proprio in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, sono intervenuti anche Anna Leso, assessore alle Pari Opportunità del Comune di Verona, Alessandro Rigoli, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Verona e Alessandro Sartori presidente Aiaf Veneto.
«Bisogna educare al rispetto a partire già dalla famiglia – ha sottolineato Antonella Magaraggia, presidente del Tribunale di Verona – come cittadini non dobbiamo girarci dall’altra parte o fare finta di nulla o non sentire le urla che provengono dai vicini e come magistrati dobbiamo fare la nostra parte più attraverso interventi di prevenzione che di repressione. Molta strada è stata fatta, grazie anche ad associazioni come Telefono Rosa e Petra e alle forze di polizia. Sono situazioni delicate che richiedono competenze peculiari».
Sono intervenuti anche Angela Barbaglio, sostituto procuratore del Tribunale di Verona, Ernesto d’Amico, presidente I sezione del Tribunale di Verona, Raffaella Marzocca, giudice del Tribunale di Verona, Gessica Todeschi, presidente Comitato Pari Opportunità Ordine degli avvocati di Verona, Elisabetta Baldo, presidente Vega, Veronesi Giuriste associate, Barbara Maria Lanza, presidente Osservatorio sul diritto di famiglia – sezione di Verona, Simona Pettinato, presidente Camera Minorile di Verona, Rita La Lumia, presidente CamMiNo – Camera minorile nazionale sezione di Verona.
«Come effetto delle violenze – ha detto Giuliana Guadagnini, psicologa e responsabile Punto Ascolto UAT VII MIUR di Verona – vi sono segni fisici che sono di solito visibili ma anche comportamentali di chi ha subito o vede ogni giorno in casa. Vi sono però anche cicatrici che a volte non si vedono ma sono profonde e perdurano per anni. E’ necessario che le vittime parlino».
IRIS, il Coordinamento dei Centri antiviolenza del Veneto, nel 2015 ha gestito le richieste d’aiuto di quasi 1700 donne; a Verona, il Telefono Rosa, dall’inizio dell’anno, ha dato sostegno a più di cento donne. Sara Gini, presidente Telefono Rosa Verona, ha ricordato che: «quest’anno sono state 1315 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza del Veneto. Del resto la rete è l’unica via per essere efficaci e concreti nelle varie problematiche».