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Verona Sud, in mille in piazza per il Parco allo Scalo

Verona Sud per il Parco allo Scalo, manifestazione del 22 ottobre 2016

Mille persone in piazza per chiedere che l’ex Scalo Ferroviario diventi un parco di 500 mila metri quadrati, per contrastare lo smog e per un’alternativa al dilagare dei centri commerciali in ZAI

In mille per chiedere che l’ex scalo ferroviario di Verona Porta Nuova diventi un parco, il Parco allo Scalo come già lo chiamano gli abitanti di Verona Sud, che sabato 22 ottobre dal piazzale della Stazione percorrono in corteo via Città di Nimes, piazza Renato Simoni, via della Valverde, piazza Pradaval con meta piazza Bra, dove si riuniscono sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II.

«Lo smog ci uccide», «Basta, ridateci il verde», «Stop alla cementificazione» si legge sui cartelli di questi cittadini, che non le mandano a dire ad una Amministrazione che sta riversando nei loro quartieri fiumi di cemento per costruire centri commerciali che nessuno vuole. Tamburi, fischietti, mamme con bambini, ma anche tanti giovani di Borgo Roma, Golosine, Tomba e Tombetta, Santa Lucia che il parco allo Scalo lo pretendono.

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500 mila metri quadrati che si salderebbero con il Parco dell’Adige e la Spianà formando quel polmone verde a Sud della città che in parte mitigherebbe una situazione che gli abitanti della zona vivono come uno sfregio. Un’area che però deve fare i conti anche con la TAV che, secondo un progetto ritenuto anacronistico, proprio in quella zona, vicina al Quadrante Europa, dovrebbe realizzare delle importanti infrastrutture mangiandosi metà di quella superficie.

Sul palco, il cassone di un vecchio camioncino, sono saliti in tanti per spiegare le ragioni della protesta. Tra gli altri, la presidente del Comitato Verona Sud  Manuela Benetollo, Renato Perlini (No Tav), Nicoletta Chierego (Salute Verona), Vittorio Tonolli (Giarol Grande), Marisa Velardita (Italia Nostra), Cristina Stevanoni (Comitato Arsenale), Giorgio Massignan (VeronaPolis) Patrizia Diodato (Fondazione Opera Nostra) e Cecilia Gasdia a sottolineare che il problema non è solo ecologico ma culturale e di una classe politica incapace di cogliere i veri interessi della città e dei suoi abitanti. (g.m.)

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