L’imprenditoria può sostenere la cultura senza impadronirsene, lo ha dimostrato la famiglia Cucini sabato 8 ottobre nella Basilica di San Zeno con un concerto per i 90 anni dell’azienda
La classe non è acqua. Anche se poi qualcuno la congela trasformandola in ghiaccio (Cinema on ice by Antolini, il 29 settembre per i 60 anni dell’azienda) mentre altri la manifestano con un concerto in San Zeno, il santo patrono dei veronesi, sotto le pale del Mantegna. E’ accaduto sabato 8 ottobre per festeggiare i 90 anni dell’Hotel Firenze.
Festa privata, chiusa al pubblico e in «anteprima mondiale» quella del marmista al Teatro Romano; invito aperto a tutti i veronesi «perché il contesto dove vive un’azienda è importante» quello dei proprietari dell’hotel, il cui nome non trovate da nessuna parte: non c’è nei comunicati stampa, non c’è nel depliant di presentazione, non è stato pronunciato in apertura di concerto. Il nome lo facciamo noi, un po’ per dovere di cronaca, un po’ perché in tempi di cialtronerie lo stile fa notizia. Si tratta della famiglia Cucini, e l’Hotel Firenze è al numero 88 di Corso Porta Nuova.
Nessun blocco stradale, come è avvenuto il 29 settembre in rigaste Redentore per permettere l’ingresso degli amici al Teatro Romano; pienone in basilica per ascoltare musica d’eccellenza. Un “dono estetico”, come hanno scritto gli organizzatori, reso possibile grazie a Maria Lucia Vallesi, attualmente alla direzione del Coro Poifonico della città di Cordoba, che ha diretto il concerto; Matteo Valerio, al pianoforte; Giulia Perusi, soprano solista; il Coro Appunti Corali e Michelangelo Rossi che lo ha preparato; l’orchestra di giovani musicisti professionisti formata appositamente per l’evento.

Concerto in San Zeno a Verona per i 90 anni dell’Hotel Firenze
Pubblico in silenzio, stordito dalla bellezza della musica, del canto ma anche del luogo, con gli affreschi trecenteschi e il trittico del Cinquecento bellissimo nell’abside, non distante dal San Zen che ride, grande mediatore tra arte e popolo. A saper vedere.
Come ha saputo vedere Sergio Cucini, la cui iniziativa accende qualche riflettore sul personaggio, per l’attuale contesto cittadino, di cui evidenziamo due aspetti: 1. l’approccio utilitaristico che una classe di imprenditori, non sempre all’altezza, manifesta a Verona nei confronti della cultura (vedi copertura dell’anfiteatro); 2. la crisi culturale che attraversa la città, il cui simbolo è il dissesto della Fondazione Arena dove l’incapacità di concertare soluzioni, non solo a livello politico, ma anche tra sindacato e imprenditori, è sempre meno tollerata dai veronesi.
E Cucini, per l’esperienza come imprenditore e sindacalista, per gli incarichi che ha ricoperto a livello turistico e alberghiero e soprattutto per come ha festeggiato i 90 anni del suo hotel potrebbe aver qualcosa da dire a riguardo. Anzi, lo ha già detto sabato sera in San Zeno lasciando parlare la musica.
Giorgio Montolli

mario allegri
10/10/2016 at 10:13
Ecco, proprio così: la classe non è acqua e tantomeno ghiaccio. Ma bastava sostare qualche minuto all’ingresso del teatro romano quella sera, e osservare l’atteggiamento e l’abbigliamento di chi entrava per capire a chi era destinato l'”evento”. Burini a San Zeno non se ne sono visti.