Centri commerciali ovunque. Come potranno le varianti stradali e le rotatorie compensative ipotizzate sopportare circa 170 mila auto al giorno?
In questi giorni sono stati pubblicati vari articoli e servizi sui nuovi centri commerciali che stanno sorgendo come funghi in ZAI. In quello comparso sul giornale L’Arena del 26 luglio scorso il Sindaco di Verona con tono euforico sostiene che «i nuovi insediamenti commerciali a Verona Sud porteranno enormi miglioramenti alla viabilità e innalzeranno la qualità della vita dei residenti». Ora dobbiamo capirci su cosa intendiamo per “qualità della vita”, perché altrimenti si creano falsi ideali.
A Verona Sud nasceranno Esselunga, Eatitaly, Ikea, Bricoman, Tosano ed ora sta spuntando l’enorme centro presso le ex Officine Adige chiamato Adigeo. Poi chissà che altro ancora sarà costruito nella zona dell’ex manifattura tabacchi. Non va bene raccontare che questi centri commerciali concentrati in quel luogo porteranno benessere. Nonostante i pareri sfavorevoli dell’ARPAV, Verona Sud avrà la sfortuna di avere oltre 400.000 mq di zone commerciali per servire circa 2 milioni di persone. Ora qualcuno deve aver fatto male i conti, perché Verona e la sua provincia insieme contano circa 920.000 abitanti. Non va bene neppure affermare che queste realtà porteranno lavoro a circa mille persone, perché contemporaneamente molti piccoli esercizi commerciali, anche a gestione familiare, saranno costretti a chiudere l’attività.
L’attuale Amministrazione sta creando enormi attrattori di traffico nel luogo più sbagliato di questo mondo, già soffocato da molte attività commerciali e da una viabilità già al collasso. Come potranno le varianti stradali ipotizzate dall’Amministrazione, le rotatorie compensative sopportare circa 170 mila auto al giorno? Messe in fila formerebbero una coda che va da Verona a Napoli. A Verona Sud non si vedrà alcun beneficio finché non riusciremo a pensare in modo diverso, prendendo ad esempio in considerazione un Piano del trasporto pubblico e della mobilità, valorizzando l’uso della bicicletta, e un Piano del verde che possa contribuire a compensare l’inquinamento. La scelta di penalizzare una sola parte della città è devastante.
Dispiace constatare che le nostre amministrazioni godono nel veder costruire senza pensare alle conseguenze di una cementificazione selvaggia. Non sanno leggere i segni dei tempi, ascoltare chi ha visioni diverse, continuando a permettere la costruzione di cattedrali di cemento che entro pochi anni diventeranno obsolete per ovvi motivi di insostenibilità commerciale ed economica. La GDO (Grande Distribuzione Organizzata) in tutto il mondo sta soffrendo, le grandi catene stanno dismettendo punti vendita a causa della mancata economicità. L’America sta pagando a caro prezzo scelte simili fatte nel passato, che evidentemente andavano verso una direzione sbagliata. E così in Francia e in altri Paesi, basta leggere i giornali.
La storia insegna che i soliti grandi distributori commerciali, che di fatto hanno il monopolio distributivo alimentare e terziario, altro non fanno che soffocare l’economia tradizionale locale che, ricordiamoci, è stata quella che ha sollevato le sorti dell’Italia post industriale, cresciuta grazie all’economia familiare e delle piccole/medie imprese, le stesse che adesso la GDO sta soffocando.
Un altro fattore emerge prepotentemente: quello dell’e-commerce, che cresce di anno in anno in maniera significativa anche nel nostro Paese. Nel 2014 questa forma di economia ha superato i 24 miliardi di fatturato e in alcuni settori la vendita online raggiunge anche il 50%. I classici punti vendita serviranno sempre meno, ma noi continuiamo a costruire. Sarà un bagno di sangue per tutta Verona e c’è poco da stare allegri. Senza delle corrette scelte urbanistiche, e senza un piano generale che tenga in considerazione le reali esigenze del territorio, non andremo molto lontano.
Dobbiamo cambiare approccio e guardare oltre la punta del nostro naso, oltre i figli dei nostri figli, perché saranno loro ad ereditare la terra che avremo seminato, ma se avremo seminato cemento raccoglieremo polvere e li avremo condannati a vivere in un deserto sociale, senza luoghi di incontro, perché nei centri commerciali non esiste relazione e al massimo ci si mette solo in coda. Per comperare 1 kg di pane dovremo prendere l’auto ed andare al mega store senza mai pronunciare parola con alcuno.
Finalmente il nostro Comune ha accettato e reso pubblico il Progetto di Sussidiarietà. Riporto quanto è pubblicato nel sito del Comune di Verona: «La Costituzione Italiana delinea negli articoli 2 e 118 il diritto/dovere dei singoli e delle formazioni sociali di condividere l’esercizio delle pubbliche funzioni, cambiando profondamente il rapporto tra istituzioni e cittadini, ribadendo nell’articolo 3 del Testo Unico Enti Locali 267 del 2000 il principio per cui gli Enti Locali devono svolgere le loro funzioni anche attraverso la “autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro formazioni sociali”».
Quindi il Comune di Verona recepisce questi indirizzi nell’articolo 3 dello Statuto, dove si legge che “Ispira la propria azione al principio di sussidiarietà sia nel rapporto con gli altri enti pubblici che nei confronti dei soggetti privati della società civica, senza volersi sostituire alle loro possibilità di efficaci interventi”. Un’ottima iniziativa che ora il Comune dovrà mettere in pratica. Sappiano però i nostri amministratori, che tanti cittadini chiedono anche di partecipare attivamente con le proprie idee alla definizione di una città moderna, vivibile e attenta al bene comune.
Claudio Veronesi
Comitato Verona Sud
Matteo Fiorio
30/07/2016 at 10:39
A mio avviso il problema principale è la mancanza di una gestione locale delle entrate comunali. Le casse dei comuni sono sempre più vuote, gli introiti sono diretti a Roma e poi vengono ridistribuiti con il contagocce. Il nostro comune, che negli ultimi anni ha avuto ingenti spese (stazione, parcheggio cimitero monumentale etc .. ), ha dovuto vendere parte dei beni pubblici per fare fronte a tutto ciò e cercare di ottenere altri piccoli benefici. Parlandoci chiaro, i soldi girano nel commercio e non nei servizi pubblici. Premesso questo, comunque non condivido la scelta dell’amministrazione (a mio avviso sarebbe stata la stessa scelta se l’amministrazione fosse stata di orientamento opposto). Mi chiedo quali siano state le alternative valutate oltre a questo progetto. La cosa più triste è che penso non siano mai esistite! Bisogna cambiare il metodo di dialogo tra la comunità e le istituzioni, ma soprattutto dare la gestione – se non totale ma quasi – dei fondi comunali alle amministrazioni locali.
ciccio pasticcio
29/07/2016 at 11:38
Sarebbe più credibile se non fosse scritto da qualcuno di parte
Redazione
29/07/2016 at 14:11
Ciccio pasticcio (ma perché non usa il suo nome e non si firma?), come potrà vedere quella di Claudio Veronesi è un’opinione – tra l’altro firmata con tanto di specifica sotto il nome in corsivo per definire meglio lo scrivente – e le opinioni sono sempre di parte. Poi sta a chi legge capire se la parte è quella giusta o quella sbagliata. Per quelli che non considerano tutto giusto o tutto sbagliato c’è anche la possibilità di confrontarsi. Sarebbe ad esempio interessante sapere la sua opinione riguardo i lavori edilizi che stanno interessando Verona Sud. G.M.
Alberto Ballestriero
29/07/2016 at 10:59
E’ questo il problema. Il mondo cambia rapidamente ma la politica non vuole vedere e continua a “fare” le stesse cose scaricando sui cittadini le conseguenze. Quanto ci sia bisogno di pensare ad una nuova idea di città lo stiamo vedendo anche dopo l’ultimo nubifragio che ha colpito Verona che ci dice che il clima sta cambiando e che il suolo impermeabilizzato, le nuove strade e i sottopassi, le fognature insufficienti, i corsi d’acqua chiusi o mal tenuti non reggono più. E’ una calamità, certo, come questo modo di progettare.
Redazione
28/07/2016 at 19:54
Si guarda quanto sta accadendo a Verona Sud e si rimane impietriti. La generazione che nel dopoguerra ha disegnato la città si è preoccupata di saldare la vocazione agricola del territorio con l’industrializzazione. Così, con uno sguardo al passato e uno al futuro, certamente anche commettendo degli errori, è nata la ZAI. C’è da chiedersi quale conoscenza del passato abbiano gli attuali amministratori e di quanta lungimiranza dispongano. Sono scelte che pagheranno le prossime generazioni, che si troveranno a vivere in una città cristalizzata e senza prospettive.