Il rettore Sartor risponde alla lettera con cui CGIL, CISL, UIL, CISAL gli avevano chiesto di rinunciare allo studio commissionato da alcuni privati all’ateneo per la valorizzazione del marchio Arena
Giovedì 30 giugno i lavoratori della Fondazione Arena attraverso CGIL, CISL, UIL, CISAL avevano inviato 3 lettere: al Rettore dell’Università di Verona Nicola Sartor, al Commissario straordinario Carlo Fuortes e al ministro Dario Franceschini. Nella lettera a Sartor i sindacati scrivevano di aver appreso dalla stampa “che l’Università di Verona ha ricevuto l’incarico di svolgere una ricerca per conto di una costituenda società per la gestione del Festival areniano, a mezzo dei signori Maccagnani, Manni e Lambertini” e ricordavano al rettore che “a Verona esiste già una Fondazione liricosinfonica a prevalente capitale pubblico, che svolge il medesimo compito con tradizione ultracentenaria”. Diffidandolo nel proseguire, i sindacati ricordavano a Sartor “il percorso intrapreso dalle istituzioni e dalle Organizzazioni dei lavoratori al fine di utilizzare gli strumenti pubblici (L. 112/2013 “Bray”) per il risanamento e rilancio della produzione musicale e della stessa economia del territorio veronese”.
«Ho letto, con stupore, la lettera a me indirizzata dalle Organizzazioni sindacali della Fondazione Arena di Verona – risponde a distanza di una settimana Nicola Sartor –, con la quale si manifestano preoccupazioni e si sollecitano chiarimenti in merito a delle ricerche che sono state chieste a questo Ateneo mirate ad approfondire alcuni aspetti rilevanti relativi al bacino d’utenza e alla diffusione del marchio “Arena” tra il pubblico nazionale e internazionale. Nella stessa lettera viene fatto presente che già esiste una Fondazione lirico-sinfonica che svolgerebbe gli stessi compiti».
«Al riguardo – continua Sartor –, non posso che precisare che questo Ateneo, nei limiti in cui al proprio interno vi siano le competenze tecnico-scientifiche, ha sempre collaborato e sempre collaborerà con qualsiasi soggetto che chieda approfondimenti su specifici temi. Nel linguaggio usato dal ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, si tratta della cosiddetta “terza missione” (le prime due essendo la ricerca e la didattica) che gli atenei sono chiamati a svolgere per mettere a disposizione le loro conoscenze al servizio del Paese. Aggiungo che l’idea che vi possano essere, in qualsiasi campo, dei soggetti a cui verrebbe conferito il monopolio delle analisi e delle valutazioni crea in me un certo allarme e molto sconcerto. La pluralità dei soggetti valutanti, qualora ci siano appunto le competenze professionali accreditate, è un principio elementare (e irrinunciabile!) della democrazia».
Qui la lettera integrale dei sindacati
Qui la risposta del Rettore
Nella foto Nicola Sartor con Marianna Madia


Marcello
06/07/2016 at 22:22
D’accordo rettore, ma non appare un po’ pilatesca la sua risposta? Forse i sindacati pretendevano monopolizzare la Fondazione? o il vero pericolo per la Fondazione artistica è costituito dalla “privatizzazione”, esplicitamente richiesta dal trio tosiano? Così che al danno compiuto si aggiungerebbe anche la beffa!?