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Carlo Fuortes
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Inchieste

Carlo Fuortes, il Re Mida della cultura

INCHIESTA – Uomo per tutte le stagioni è diventato una sorta di problem solving man e assomiglia molto a quei chirurghi chiamati d’urgenza in sala operatoria quando il paziente sta per esalare l’ultimo respiro

INCHIESTA – Parlare delle problematiche che affliggono il sistema culturale in Italia è un po’ come sparare sulla Croce Rossa. Tuttavia il ministero dei Beni culturali sembra aver trovato la bacchetta magica, almeno per quello che riguarda le Fondazioni Lirico Sinfoniche: dove i conti della cultura non quadrano gli inquilini di via del Collegio Romano inviano Carlo Fuortes.

Ne sa qualcosa la Fondazione Arena di Verona, non troppo in salute negli ultimi tempi a causa di un buco di 24 milioni di euro che ha messo a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’ente, commissariato lo scorso aprile.

fuortes

Ma chi è questo problem solving man e come opera? Alcuni dati, per inquadrare il personaggio. Fuortes è nato a Roma, ha 57 anni, una laurea in Scienze statistiche ed economiche e diversi incarichi prestigiosi alle spalle, come quello di Direttore generale del Palazzo delle Esposizioni e delle Scuderie del Quirinale, o quella di Amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma dell’Auditorium Parco della Musica.

Ma è soprattutto negli ultimi anni che Fuortes sale alla ribalta: nonostante l’avvicendarsi di ben tre esecutivi a Palazzo Chigi, i vari titolari della Cultura gli hanno chiesto nell’ordine di rimettere in sesto la Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, il Teatro dell’Opera di Roma e, recentemente, la Fondazione Arena di Verona.

Andando a ritroso nel percorso di Fuortes, balza facilmente agli occhi che nel modo di operare del manager i tagli sono stati spesso indispensabili. Sprechi zero. Sembra essere questo il marchio di fabbrica del Commissario. Piaccia o no, la cura lacrime e sangue sembra essere ancora l’unica strada per rimettere in piedi un ente lirico in rosso.

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Fuortes è l’uomo degli aut-aut, decisionista di natura oltre che di professione. Ascolta tutte le parti in causa e poi decide come agire. Sa giostrarsi bene tra parti politiche diverse, che spesso hanno più di qualche interesse in ballo. Ma, dove gli è stato dato incarico di rilanciare e risanare i buchi, è sulla qualità che ha puntato. L’unica via per ridare linfa ad un settore troppo spesso poco valorizzato. E forse, da questo punto di vista, il suo lavoro a Verona non è concluso.

Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari.
Dati alla mano, vediamo come Fuortes ha gestito gli incarichi in passato. Siamo all’inizio del 2012, a Roma si è da poco insediato l’esecutivo dei tecnici di Mario Monti e al ministero dei Beni culturali troviamo Lorenzo Ornaghi, al quale arriva subito una bella patata bollente da gestire. Si tratta della Fondazione Petruzzelli di Bari, in rosso per 2 milioni di euro.

Il Consiglio di amministrazione dell’ente, che per più di un mese era rimasto vacante (così come le cariche di sovrintendente e direttore artistico), dopo la sua ricomposizione e la convocazione di alcune riunioni nelle quali era diventata sempre più chiara la necessità di un intervento esterno (non si raggiungeva neanche il numero legale per deliberare), decide di scrivere al ministero “denunciando lo stato di crisi della Fondazione, caratterizzato dalla mancanza di linee operative e di indirizzo”, come si legge nel bilancio 2011 della Fondazione.

Il 1° marzo 2012 Fuortes viene nominato Commissario straordinario. L’allora sindaco e presidente della Fondazione Michele Emiliano, combattivo esponente del Pd pugliese, storce un po’ il naso, convinto forse di poter ancora gestire la crisi. Ma i giochi sono fatti e Fuortes si mette al lavoro. Passa un anno e per il Commissario è ora di tirar le somme. Il bilancio consuntivo 2012 si apre con toni entusiastici, tanto che Fuortes sottolinea fin dalle prime battute che «l’anno 2012 segna un decisivo punto di svolta sotto molteplici profili per la Fondazione».

Carlo Fuortes con Massimo Bray

Carlo Fuortes con Massimo Bray

Il bilancio chiude positivamente, con un utile di oltre 60 mila euro, ottenuto grazie, tra le altre cose, ai contributi di Stato (7.631.240 euro), Regione (nel complesso 4 milioni di euro), Provincia (contributo ordinario di 610 mila euro e straordinario di 400 mila euro) e Comune (per un totale di 2.050.000 euro). Non sono bruscolini, in un’epoca in cui i fondi alla cultura sembrano essere considerati sempre meno importanti.

Ma come è riuscito Fuortes a passare da circa 2 milioni di buco ad un utile di 64 mila euro? Rispetto al 2011, sebbene i ricavi delle vendite e delle prestazioni siano stati minori, fondamentali sembrano essere stati appunto i contributi pubblici da un lato, e un risparmio di oltre 3 milioni e mezzo rispetto al 2011 alla voce “costi del personale e altri costi di esercizio”.

Alcune settimane fa Fuortes, in un’intervista, ha raccontato che quando arrivò a Bari trovò «una situazione non conforme alle regole o, per meglio dire, una situazione determinata da scelte arbitrarie», cosa che lo spinse a chiedere l’avvio di procedure concorsuali.

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Tra l’altro, nonostante il periodo di amministrazione straordinaria stesse giungendo alla sua naturale scadenza, il MIBACT (Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo) ritiene che il lavoro di Fuortes non sia terminato e proroga l’incarico fino al 15 ottobre 2013. Il bilancio consuntivo di quell’anno, stilato dal neo sovrintendente Massimo Biscardi, parla però di un esercizio che chiude con un disavanzo di quasi 2 milioni di euro. Sebbene i proventi delle vendite e delle prestazioni abbiano segnato un positivo aumento (+664.875 euro), la Fondazione ha infatti sofferto per il taglio dei contributi pubblici (- 2.800.495 euro rispetto al 2012). La solita vecchia storia insomma.

C‘è poca voglia di parlare a Bari, scarne le dichiarazioni delle parti coinvolte per il fatto che la situazione del Petruzzelli è nuovamente in bilico. La questione gira intorno alle vertenze di alcuni ex dipendenti del teatro (con contratti di lavoro a tempo determinato relativi al periodo 2007-2010), vinte in quanto le assunzioni mancavano del documento di valutazione del rischio contro gli infortuni sul lavoro. Ed ecco che il pasticcio è servito.

Opera di Roma.
Ma torniamo a Fuortes. Gli incarichi per il manager si rincorrono. Lasciata Bari, il 23 dicembre 2013 Fuortes viene nominato sovrintendente alla Fondazione dell’Opera di Roma. Un buco di 12,9 milioni di euro è quello che Fuortes si trova davanti, e così il primo atto del nuovo Cda è quello di richiedere l’ammissione ai benefici previsti dalla Legge n. 112 del 2013 (Disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo, conosciuta come Legge Bray), che prevede l’erogazione di un finanziamento statale trentennale a tasso agevolato a fronte della presentazione di un Piano di risanamento.

I motivi alla base del disastro in cui versa l’Opera sono svariati, e vanno dal consistente calo del valore della produzione, fino ad un incremento dei costi per il personale, oltre al taglio di contributi pubblici e privati. Fuortes passa un intero anno a cercare di far quadrare i conti della Fondazione. Il piano di risanamento, che prevede un finanziamento da 25 milioni di euro, si basa essenzialmente sulla riduzione e razionalizzazione della pianta organica, senza però ricorso a licenziamenti né a mobilità, ma solo attraverso pensionamenti, la ristrutturazione del debito e il miglioramento della produttività.

Carlo Fuortes con l'ex Sindaco di Roma Ignazio Marino

Carlo Fuortes con l’ex Sindaco di Roma Ignazio Marino

Se i numeri tornano utili per inquadrare la portata dell’impresa che Fuortes doveva fronteggiare, non sono di certo esaustivi. Ci sono un altro paio di fattori che complicano le cose: da una parte le forti tensioni sul fronte sindacale, scoppiate in particolare dopo l’adesione della Fondazione alla legge Bray, e che incidono notevolmente sulla messa in scena della programmazione; dall’altra la rinuncia alla direzione artistica da parte del Maestro Riccardo Muti, motivata dalla «mancanza delle condizioni per garantire la serenità» che gli era necessaria. Un colpo durissimo per l’immagine del Teatro.

L’Opera è sotto i riflettori e il Cda della Fondazione ritiene che l’unico modo per non andare completamente gambe all’aria sia quello di adottare un procedimento di licenziamento collettivo di orchestra e coro, a favore di un modello produttivo innovativo che prevedesse l’outsourcing.

Tuttavia, grazie alla firma di un’intesa con le organizzazioni sindacali, i licenziamenti vengono scongiurati: l’accordo prevede da una parte un aumento della produttività aziendale, dall’altra la diminuzione dei salari accessori (premi e indennità), che secondo le stime della Fondazione dovrebbe far risparmiare 3 milioni di euro l’anno sui costi del personale. Il bilancio del 2014 chiude con un utile di 4.760 euro. Spiccioli, si dirà, ma non a fronte di un debito di oltre 12 milioni.

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Fondazione Arena di Verona. Arriviamo ai giorni nostri. La Fondazione Arena, dopo aver scongiurato la liquidazione, ad aprile viene messa nelle mani di Fuortes dopo uno scontro molto aspro del Sovrintendente Francesco Girondini e del Presidente Flavio Tosi con le maestranze, che sono arrivate ad occupare la sede dell’ex Ente lirico. Nel giro di due mesi, il commissario è riuscito a far firmare un accordo ai sindacati, restando dentro i tempi per accedere ai fondi della legge Bray, che scadono il 30 giugno.

Un accordo che prevede la sospensione dell’attività per 52 giorni l’anno per un triennio, con conseguente riduzione degli stipendi, e che vincola l’erogazione del premio di produzione, ipotizzato nel contratto integrativo, al raggiungimento del pareggio di bilancio, previsto entro il 2017. «Già l’accordo è molto pesante per i lavoratori – spiega una fonte del Corpo di ballo – un grosso sacrificio che abbiamo deciso di assumerci nella convinzione che debbano essere individuate anche le responsabilità dei vertici».

E aggiunge: «Grazie ai sindacati è stata per il momento scongiurata la chiusura del Corpo di ballo ma noi ballerini siamo inseriti in bilancio fino al 31 dicembre 2016 e nella programmazione invernale è stata presentata un’ipotesi (non ufficiale) che non prevede la nostra presenza».

Francesco Girondini, Carlo Fuortes, Flavio Tosi

Da sinistra: Francesco Girondini, Carlo Fuortes, Flavio Tosi

Sulla questione chiediamo un parere anche a Sergio Noto, professore di Storia Economica all’Università di Verona, che ha seguito con grande passione la vicenda della Fondazione Arena, tanto che nei mesi scorsi ha anche lanciato una petizione su Change.org per salvare l’ente lirico (oltre 7.000 sottoscrizioni).

«Il commissario ha fatto quello che doveva fare – spiega Noto – considerando che aveva un mandato limitato e un obiettivo specifico, vale a dire portare la Fondazione ad accedere ai fondi della legge Bray, per farla ripartire. Fuortes non era incaricato di rilanciare l’ente lirico, anche perché per farlo avrebbe avuto bisogno di accedere al bilancio 2015, che ad oggi ancora non è stato reso pubblico». Un vaso di Pandora, insomma, che avrebbe messo in luce tutte le problematiche in cui versa la Fondazione e che avrebbe portato il commissario a dover avviare una serie di accertamenti sulle responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori.

Noto ribadisce più volte che Fuortes è rimasto colpito sfavorevolmente dal disinteresse dei veronesi per la Fondazione. E poi esterna una sua convinzione: «Mettiamoci nei panni del Commissario, le persone che Fuortes ha incontrato sono quelle che prima hanno creato una situazione debitoria pesantissima, poi hanno chiesto la liquidazione coatta; inoltre, se è evidente che il sostegno economico alla Fondazione non può essere disinteressato, quali saranno allora le motivazioni che spingono un commissario venuto da fuori a rilanciare la Fondazione Arena? Una domanda alla quale tutti i veronesi dovrebbero dare una risposta».

Federica Sterza

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Federica Sterza è nata a Verona nel 1988, sotto il segno del Toro. Un diploma al Liceo Classico Scipione Maffei e una laurea in Scienze della Comunicazione: editoria e scrittura. E' giornalista professionista e collabora con alcuni quotidiani online. Dopo due periodi di studio e lavoro trascorsi in Inghilterra e Spagna per perfezionare le lingue, torna in Italia. Sul comodino non mancano mai una rivista e un libro, oltre a una buona tazza di caffè. federicasterza@hotmail.com

1 Comment

1 Comment

  1. martino franceschi

    26/06/2016 at 16:41

    Ottima inchiesta approfondita e documentata.
    In effetti Fuortes il suo lavoro l’ha fatto riparando l’imminente… le scelte sul rilancio della Fondazione Arena nei prossimi anni spettano alla politica ma se sono gli stessi Tosi e Girondini che l’hanno ridotta in queste condizioni non siamo messi bene.

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