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Cultura

Bellinetti e il libro “Giornalisti, la storia di tante storie”

Il libro ideato da Michelangelo Bellinetti esce a un mese dalla sua morte. Gli ultimi 150 anni del Veneto da Alberto Mario a Cesare Marchi.

La-storia-di-tante-storieUn libro per il trigesimo non è da tutti. E non certo un instant book, perché esce a un mese dalla morte di Michelangelo Bellinetti, ma era in gestazione da anni il volume La storia di tante storie. Giornali e giornalisti del Veneto (Ordine dei giornalisti del Veneto – Edizioni biblioteca dell’immagine, 348 pagine, 14 euro). Ai funerali di Bellinetti nella chiesa della Santissima Trinità don Carlo Vinco l’ha spiegato dal pulpito: il giornalista scomparso «ha disposto che nessuno parlasse di lui». Discrezione. Anche un gesto di cortesia verso i colleghi, perché Bellinetti si era trovato con il groppo in gola quando, da presidente dell’Ordine dei giornalisti, aveva dovuto tenere l’orazione funebre per Eli Campagnari, cronista dell’Arena morto giovane dopo un incidente stradale.

Ora provvede Bellinetti a parlare di sé, anche se non poteva prevedere che le note autobiografiche che aprono il volume citato uscissero postume. Il libro esce a un mese esatto dalla morte del giornalista, avvenuta il 25 aprile scorso all’età di 74 anni. Bellinetti scrive anche di sé, ma con discrezione, comunque. Fin eccessiva, perché non si nomina mai. Non nella didascalia della foto in quarta di copertina, che lo ritrae, quarto da sinistra, al bancone della tipografia al Gazzettino negli anni Sessanta, nella storica sede di Venezia, a Ca’ Faccanon. Non si nomina nel saggio introduttivo del volume, Una notizia lunga 150 anni, storia del giornalismo nel Veneto dal 1866 dell’unione al regno d’Italia. Con tecnica cinematografica (era stato per anni inviato al festival di Cannes, aveva intervistato Chaplin), Bellinetti va a ritroso. Parte dal 1978 di una Padova rivoluzionaria. L’Autonomia, Toni Negri, Radio Sherwood, ma anche due quotidiani che rompevano il trantràn consolidato dell’informazione: il Mattino di Padova, destinato a sopravvivere, e l’Eco di Padova che invece la Rizzoli avrebbe presto sacrificato ai disegni piduisti: lo spiega Bellinetti, che nella redazione dell’Eco c’era.

Da questa storia l’autore passa a storie più recenti, che l’hanno visto arrivare all’Arena di Verona in altri anni cruciali, quelli di Tangentopoli. Ma il suo racconto corre in avanti e torna indietro, seguendo la storia del Veneto e d’Italia nelle vicende professionali dei giornalisti. Quelli che l’hanno scritta, anche fatta, magari senza capirlo né saperlo raccontare.

Tipografi-Arena

Sulla copertina del libro, le linotypes nella tipografia del giornale L’Arena, allora in Volto Cittadella. Il primo a destra è Gino Avesani

Seguono nel libro, dopo questo saggio introduttivo, 305 ritratti di giornalisti veneti, dall’Ottocento a oggi. Diversi gli autori dei testi; Bellinetti, ideatore dell’intera opera, ha scritto inoltre personalmente di Gino Damerini (Venezia 1881- Asolo 1967), Gilberto Formenti (Ferrara 1922 – Verona 1996), Gigi Fossati (Lonigo 1900 – Rovigo 1986), Antonio Galata (Venezia 1898 – Verona 1958), Guido Gonella (Verona 1905 – Nettuno 1982), Cesare Marchi (Villafranca 1922 – 1992), Alberto Mario (Lendinara 1825 – 1883), Eugenio Ferdinando Palmieri (Vicenza 1903 – Bologna 1968), Dario Papa (Rovereto 1846 – Sanremo 1897) e Mario Zoppelli (Fortezza 1935 – Gallarate 1992).

C’è un mondo che un uomo, Bellinetti, da suo fa nostro e di tutti. Alberto Mario, un altro dalle radici polesane svettato all’universale perché (epigrafe di Carducci) “Atene senza servi / Venezia senza Dieci / Firenze senza frati / erano / per Alberto Mario / la Patria ideale”. Dario Papa, il grande direttore dell’Arena che portò dall’America il giornalismo moderno, “un veicolo di notizie, anziché un’accademia”, inventore di regole e slogan tuttora attuali. “Verona tra le città d’Italia è la cenerentola”: lo scrisse nel 1882 perché il Comune non era capace di fare un tram… Guido Gonella, lo statista veronese di cui Bellinetti è stato biografo. Ma la parola va lasciata a lui, in libreria.

Giuseppe Anti

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Giuseppe Anti è nato a Verona il 28 agosto 1955. Giornalista, si è occupato di editoria per ragazzi e storia contemporanea; ha curato fino al giugno 2015 gli inserti "Volti veronesi" e le pagine culturali del giornale L'Arena. giuseppe.anti@libero.it

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