I fedeli musulmani devono essere liberi di riunirsi per pregare mentre i predicatori di odio, islamici o non islamici, devono essere contrastati con ogni mezzo
Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato una nuova normativa sui luoghi di culto il cui obiettivo, chiaramente illustrato dall’assessore regionale Elena Donazzan, è quello di gestire una «emergenza legata all’Islam», regolamentando rigidamente i luoghi di preghiera per i musulmani, al fine di contrastare il reclutamento «per il jihad». Dunque, una legge anti-moschee, finalizzata a contrastare il terrorismo. Per l’occasione, leghisti e tosiani sono tornati insieme (una “coppia di fatto”?), sulla base del seguente slogan, proposto dall’assessore Alessandro Montagnoli: «Chi viene in Veneto deve rispettare le regole del Veneto».
Verona In si è pronunciata tempestivamente e chiaramente contro l’invito rivolto da alcuni ambienti islamici al pensatore antisemita ed estremista Al Suwaidan. Con la stessa chiarezza, e sulla base degli stessi principi di democrazia e libertà, ritengo che la legge “anti-moschee” approvata dalla regione Veneto sia incostituzionale, oltre che controproducente rispetto al dichiarato obiettivo di contrastare il terrorismo e il fanatismo di matrice islamica.
E’ una legge incostituzionale, perché la nostra Costituzione vieta discriminazioni fra le diverse religioni, anche quando tali discriminazioni vengono “mascherate” da norme urbanistiche. Sulla base di questo principio la Corte costituzionale ha già dichiarato illegittima una analoga normativa lombarda (sentenza n. 63/2016). E le “regole del Veneto”, per fortuna, devono ancora rispettare la Costituzione. Il nuovo Patriarca di Venezia ha chiaramente espresso la propria contrarietà verso ogni discriminazione di matrice religiosa, come quella realizzata dalla legge veneta. Una simile e pubblica presa di posizione da parte delle comunità ebraiche venete sarebbe quanto mai opportuna.
La legge “anti-moschee” è però anche controproducente perché l’estremismo viene favorito, non contrastato, da normative discriminatorie. I fedeli musulmani devono essere liberi di riunirsi per pregare, e ciò ovviamente richiede adeguata disponibilità di luoghi di culto, da inserire nel tessuto sociale e non da ghettizzare. Mentre i pensatori razzisti, fanatici e predicatori di odio, islamici o non islamici, devono essere contrastati con ogni mezzo dal Governo, dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. Si chiama “Stato di diritto” ed è un principio semplice e chiaro. Ma non condiviso da tutti, purtroppo.
Luciano Butti

Luciano si è sempre occupato, per lavoro, dei rapporti fra leggi, scienza e ambiente. Insegna diritto internazionale dell'ambiente all'Università di Padova. Recentemente, ha svolto un lungo periodo di ricerca presso l'Università di Cambridge, dove ha studiato i problemi che avremo nel disciplinare per legge le applicazioni dell'intelligenza artificiale (in particolare, le auto elettriche a guida autonoma). Ama la bicicletta, le attività all'aria aperta e la meditazione. luciano.butti1@gmail.com
