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Finanziamenti al sociale, così si guadagna il consenso

Paolo Biasi, Flavio Tosi
Paolo Biasi, Flavio Tosi

Se tutti stiamo zitti e ci adattiamo, sperando di entrare nelle grazie del politico di turno, significa che si è venuto a creare un discutibile sostegno reciproco

Ci teniamo molto ai nostri soldi, come a una delle garanzie più importanti per noi e per le nostre famiglie; però ignoriamo chi li gestisce e li utilizza a nome nostro e i criteri dell’utilizzo. La nostra storia ci ha abituati a collocare i risparmi o in banca o, tempo fa, all’ufficio postale. Chi gestiva banca e posta era considerato uno di casa, al quale si confidavano tanti segreti, un amico di famiglia, al quale ricorrevamo per consigli e indirizzi. Succedeva che qualcuno venisse imbrogliato, ma nel complesso la strada imboccata era buona. I miei genitori gestivano l’ufficio postale di Velo Veronese; casa nostra era un confessionale, soprattutto per i poveri: prete, medico e “postale” accompagnavano le loro scelte.

Qualche decennio fa la situazione è cambiata. Le persone di riferimento sono venute a mancare e il direttore della banca o della Posta non è più l’amico: è uno sconosciuto, anche perché cambia spesso. Ricordo un giovane (110 e lode) che frequentava un corso impegnativo in vista dell’assunzione in banca. Diceva pubblicamente di essersi ribellato alla quasi imposizione di raggirare il cliente a vantaggio dell’Istituto di credito. Il problema primo del bancario, gli veniva insegnato, è il bene della banca. Il cliente percepisce e viene a mancare la fiducia.

E’ arrivata la grave crisi finanziaria. Per la prima volta molti sono stati obbligati a mettere il naso nelle cose della finanza, permanendo però l’ignoranza in materia. Lo ha fatto soprattutto chi ha visto crollare il valore delle sue azioni, senza nessun preavviso e senza le spiegazioni che dovrebbero essere doverose da parte delle persone e degli enti ai quali avevamo affidato i nostri soldi.

Qualcuno pensa con nostalgia all’origine del mondo bancario Veneto. Molte assicurazioni e banche sono nate nel mondo cattolico popolare, da persone che si sono fatte compagne di vita di molti: gestivano gratuitamente i soldi di chi li metteva a disposizione a favore di persone con capacità e volontà di lavorare e di produrre. A che punto sono oggi quelle banche e assicurazioni? I dirigenti si sono dati stipendi scandalosi, in continuo aumento. I soci e i clienti sono esclusi dalla conoscenza dei dati finanziari e da ogni controllo. Insopportabile!

Rimaneva, a Verona, un ente economico finanziario che godeva della stima dei veronesi. Chi vive il mondo del volontariato, della cooperazione e del Terzo Settore sa che, ogni anno, entro febbraio, si presentavano progetti che, vista la forte concorrenza, dovevano essere di valore. Si chiedeva a Cariverona di finanziare, con i nostri soldi, iniziative a cui tenevamo molto, a favore di persone bisognose di solidarietà. Negli ultimi anni abbiamo visto scricchiolare anche questa speranza.

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Ci chiediamo perché, fino a pochi giorni fa, ad una sola persona, l’avvocato Giovanni Maccagnani, sia stata delegata una così grande responsabilità nel gestire e nel distribuire i contributi di Cariverona e della Fondazione di Cattolica Assicurazioni, e cosa può significare il fatto che questa persona sia l’uomo di fiducia del Sindaco, da lui scelta per quei ruoli. Quando il politico si trova nella condizione di poter esercitare la sua influenza sui vari finanziamenti a scopo sociale significa che qualcosa non funziona. E comunque scelte del genere non vanno mai giustificate: l’imparzialità delle decisioni del finanziamento deve essere sicura. Se poi tutti stiamo zitti e ci adattiamo, sperando di entrare nelle grazie del politico, del dirigente e dei loro garanti, significa che si è venuto a creare un sostegno reciproco tra persone che operano nel mondo della solidarietà e potenti della politica e della finanza.

Negli ultimi mesi si è superato il limite. Paolo Biasi, presidente di Cariverona per 22 anni, persona che ha avuto meriti e che spesso ha mostrato lungimiranza, nel momento in cui è costretto a lasciare l’incarico, decide di farsi nominare presidente di un’altra Fondazione, Property, cui e’ stato conferito il portafoglio di immobili strumentali dell’ente scaligero, e sposta in questa beni immobili di valore primario, acquistati da Cariverona, come parte degli ex Magazzini Generali, dove sono previsti interventi di grande peso, anche economico.

Per di più Biasi e il Sindaco hanno scelto chi sostituirà gli ex dirigenti, creando oggettivamente le condizioni per un sostegno reciproco. Ammettiamo che tutte le persone coinvolte siano oneste e capaci, resta comunque la domanda: chi può ritenersi così insostituibile da diventare, di fatto, gestore dei nostri soldi a vita? E se, ancora una volta, tutti (eccetto – fatto di straordinario valore – Gianni Dal Moro) stanno zitti o approvano, apparentemente contenti, significa che la città non è più in grado di produrre vita e speranza, cioè di progettare il suo futuro libera da condizionamenti.

Tito Brunelli

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