Mercoledì 10 febbraio alle 20.45 al Camploy, settimo appuntamento con la rassegna L’altro teatro organizzata dal Comune di Verona in collaborazione con Arteven. In programma l’attesissima Laika con Ascanio Celestini, con il fisarmonicista Gianluca Casadei e con la voce fuori campo di Alba Rohrwacher. Lo spettacolo è presentato da Fabbrica in co-produzione con RomaEuropa Festival 2015.
A introdurre il monologo è una frase del poeta e scrittore Luigi Di Ruscio (1930-2011): «portavo a spasso un cieco dalla nascita e raccontando ad un cieco tutto quello che vedevo io, riuscivo a vedere tutto meglio». «Lo spettacolo – spiega Celestini – è incentrato su un Gesù improbabile che dice di essere stato mandato molte volte nel mondo e si confronta coi propri dubbi e con le proprie paure. Vive chiuso in un appartamento di periferia a ridosso di un supermercato dove c’è un barbone che di giorno chiede l’elemosina e di notte dorme tra i cartoni. Cristo è in compagnia di Pietro che non si vede in scena e che ha la voce di Alba Rohrwacher. Pietro passa gran parte del tempo fuori casa ad operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa».
«Questa volta Cristo non si è incarnato per redimere l’umanità, ma solo per osservarla. Però Dio l’ha fatto nascere cieco e per questo – prosegue Celestini – gli ha messo accanto Pietro che gli fa da sostegno. Questo Cristo contemporaneo vuole che nell’appartamento non entri nessuno ma è interessato a ciò che accade fuori. Soprattutto si prende a cuore il barbone, non per salvarlo dalla sua povertà, ma per fargliela vivere allegramente. Assurge così a mondo il parcheggio davanti alla sua finestra, un mondo di mille metri quadrati di asfalto osservati da un paradiso-monolocale al primo piano. Il barbone è un nordafricano scappato dal proprio paese e durante lo spettacolo sentiremo la sua voce registrata. La scelta della cecità è legata all’immagine ancestrale del cieco che acquista la vera vista perdendola. È Edipo, ma anche il personaggio di Carver in Cattedrale. È anche – conclude Celestini – la cecità psichica che secondo William James “consiste non tanto nell’insensibilità alle impressioni ottiche, quanto nell’incapacità di comprenderle”».
All’origine dello spettacolo la ricerca di alcune particolari risposte. Celestini l’ha sottolineato in occasione del debutto romano lo scorso novembre: «Oggi ci chiediamo chi sia e cosa sia Gesù, abbiamo bisogno di comprendere che tipo di domande ci farebbe lui a noi. E visto che la Chiesa non ci dà una risposta, cerchiamo di trovarla per conto nostro». I biglietti per lo spettacolo sono andati esauriti nel corso della prevendita