«I controlli della Polizia Municipale per spaccio di droga e prostituzione, a Verona, nella zona della Terza Circoscrizione come nelle altre, ci sono: quelle che mancano sono le leggi dello Stato per stroncare questi fenomeni. Tra il 1° gennaio 2014 e il 31 dicembre 2015 sono stati 508 i verbali realizzati dalla Polizia Municipale in violazione all’art. 28 del Regolamento di Polizia Urbana, unico strumento giuridico per contrastare la prostituzione su strada, fenomeno che ha avuto un decremento nell’ultimo anno, proprio e solamente grazie ai continui interventi ed allontanamenti delle donne dalla strada». Lo ricorda il Sindaco di Verona Flavio Tosi.
«La zona della Stazione e del quartiere stadio – aggiunge – è sorvegliata giornalmente da pattuglie della Polizia Municipale, che hanno competenza in materia di sicurezza urbana, con equipaggi dei Reparti Territoriali, Motorizzato e dei Vigili di Quartiere e i controlli si estendono anche alle aree del maxi condominio “Palladio” già teatro di numerosi interventi e di sequestri dell’autorità giudiziaria. Non esiste nessuna norma statale o regionale al riguardo per tutelare i residenti e questo va ricordato a quei cittadini che raccolgono firme e che dovrebbero inviarle a Roma. Molti clienti delle prostitute (alcune italiane) sono veronesi e pagano le sanzioni previste dal regolamento comunale di 450 euro. Alcune ragazze sono rumene, cioè cittadine comunitarie, e per loro le norme attuali non permettono espulsioni o procedimenti amministrativi di allontanamento. E inoltre neppure le ragazze denunciano i loro sfruttatori. In tutto questo panorama, i controlli della Polizia Municipale (esclusa peraltro dai benefici economici come forza dell’ordine dagli 80 euro mensili del Governo Renzi) proseguiranno anche per l’anno 2016».
«Per quanto riguarda lo spaccio – continua il Sindaco – sono numerose le attività di tutte le forze dell’ordine, con arresti e sequestri di droga ma anche in questo caso, occorre prevedere sanzioni più pesanti e non “svuota-carceri”…per cui la raccolta di firme va sempre indirizzata a Roma. Nella zona della stazione, inoltre, sono stati allontanati e sanzionati per i bivacchi decine di rom, dediti all’accattonaggio e allo sfruttamento di donne e disabili. Anche in questo caso dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2015 sono state 2421 le sanzioni effettuate a soggetti di etnia rumena, nessuna di queste pagata. Oltre 300 i provvedimenti prefettizi di allontanamento ma tutti costoro sono rientrati in Italia dopo essersi semplicemente presentati al Consolato italiano in Romania, come consentono le nostre leggi e nessuna sanzione è prevista per costoro che ritornano nel nostro territorio nazionale».
«Quello che serve – conclude Tosi – sono modifiche alle leggi nazionali che rendano i provvedimenti di contrasto allo spaccio di droga e alla prostituzione realmente efficaci, non ridicolmente inutili come le grida manzoniane».


Tarcisio Bonotto
06/01/2016 at 15:10
Una delle cause fondamentali della prostituzione sottolinea Sarkar è la mancanza di lavoro per le donne. Con la fine della dipendenza economica e lo stato di ineguaglianza, l’istituzione della prostituzione, in gran parte, cesserà di esistere.
Nell’analisi Proutista, “La prostituzione ha una causa socio-economica. Alcune donne sono private dei diritti sociali e sono anche economicamente impotenti,… Questo costringe alcune di esse a prendere la strada della prostituzione“.
La prostituzione è diventata preminente in epoca medievale a causa della drastica perdita di prestigio e del disagio economico delle donne. Ma la sua incidenza è aumentata notevolmente in epoca capitalistica. La ricchezza eccessiva della classe più abbiente, ha portato a incontinenza e dissolutezza, mentre la mancanza di denaro ha costretto molte donne a intraprendere questa professione poco dignitosa. Le leggi proibitive non sono in grado di controllare la prostituzione. Invece di impegnarsi nell’inutile tentativo di renderla illegale, devono essere invece rimosse le ingiustizie sociali ed economiche. Allo stesso tempo, dovrebbe essere incoraggiato un comportamento virtuoso sia per gli uomini sia per le donne.
Quindi in parte la responsabilità è dello stato per le politiche del lavoro, in parte del costume e comportamento individuale. Ma di sicuro se non si correggono le cause i provvedimenti saranno si necessari ma di poco conforto…