Come trasmettere alle generazioni future il rispetto per tutte le diversità, compresa quella di genere
Secondo le stime delle associazioni e delle organizzazioni che indagano sugli episodi di violenza subiti dalle donne pare che circa il 35% della popolazione femminile mondiale ne sia stata vittima, almeno una volta nella propria vita. Ciò significa che almeno una donna su tre è stata picchiata, minacciata, maltrattata, violentata; in qualche orribile caso, perfino uccisa.
In Italia nel 2013 sono state uccise 177 donne. Nell’ultimo anno sono calati sia i femminicidi che i casi di violenze sessuali e maltrattamenti. Ciò nonostante, è necessario mettere in campo tutte le possibili risorse perché questa piaga vada a scomparire.
La maggior parte delle violenze accadono in contesti familiari e affettivi, ad opera del compagno o di un parente, spesso presentati al pubblico come episodi di estremo amore passionale quando invece i sentimenti in campo sono solo la gelosia, senso di possesso e di rivalsa, incapacità di tollerare l’abbandono.
Sono molti i fattori di rischio che possono contribuire a spingere l’aggressore a fare del male a una donna: aver vissuto un’infanzia fra violenze viste o subite; un basso livello di istruzione; l’abuso di alcool o altre sostanze; vivere in un ambiente che tollera la violenza e la mette in atto; aver ricevuto un’educazione troppo tollerante nei confronti di manifestazioni aggressive o di rabbia… Persone con questi vissuti possono perdere più facilmente i propri freni inibitori e reagire in modo esagerato se si sentono ostacolati o rifiutati.
Anche la società in cui si vive ha un ruolo importante. In Italia c’è ancora una forte cultura maschilista, a volte addirittura misogina, che tende a giustificare le azioni maschili anche esagerate e addossare le colpe alle donne, che “se la sono cercata”. Se si sospetta che una donna stia vivendo una situazione difficile non si interviene per sostenerla, per paura di intromettersi in cose che non ci riguardano, per la solita ragione che “i panni sporchi si lavano in casa”. Basta leggere qualche proverbio sulle donne per inorridire a sentire tanti luoghi comuni beceri e volgari (e passati spesso per saggezza popolare).
La cosa più strana è che nel nostro paese l’educazione dei bambini è per la maggior parte affidata alle donne, madri ed insegnanti. Si dovrebbe trovare il modo di non trasmettere alle generazioni future stereotipi degradanti e instillare invece un senso di rispetto per tutte le diversità, compresa quella di genere.
Dobbiamo per forza trovare il modo di cambiare le cose: educare i bambini ad esprimere i propri stati emotivi in modo socialmente accettabile; favorire lo sviluppo di un forte senso di autostima femminile; creare reti sociali che includano, sostenendo e proteggendo le più deboli (solo fisicamente); operare nei propri ambiti perché cali la tolleranza sociale nei confronti dell’uso della violenza.
E’ una cosa che dobbiamo fare tutti insieme, donne e uomini, per accrescere la nostra dignità di esseri umani, perché siamo nati per camminare fianco a fianco in armonia. Non lasciamo che vinca Barbablù!
Paola Lorenzetti
