Si potrebbe pensare a un calendario più ricco e meglio distribuito senza rinunciare alla spontaneità popolare che è il patrimonio più prezioso di questa tradizione
Dopo 55 anni di conduzione, Ginetto D’Agostino ha lasciato la presidenza del Bacanal del Gnoco e del Comitato che gestisce l’organizzazione del Carnevale veronese. Il grazie a D’Agostino è d’obbligo per aver trasformato un rito popolare di quartiere in una manifestazione che ha via via sempre più coinvolto l’intera cittadinanza, allargandosi negli ultimi anni ben oltre le sue mura addirittura in Europa.
D’Agostino ha fatto praticamente tutto da solo, o quasi, e lo si capisce bene proprio adesso di fronte al problema della sua successione a pochi mesi dal prossimo Bacanal (febbraio 2016): la Giunta di Presidenza che dovrebbe gestire il passaggio e che, secondo lo Statuto del 1992, si sarebbe dovuto eleggere ogni cinque anni (ma così non è stato) formalmente non esiste, e lo stesso Statuto lo conoscono in pochi. La faccenda è delicata perché implica anche la gestione di denaro pubblico e in tempi come questi c’è poco da scherzare, anche se si tratta di carnevale. Per il successore alla presidenza decideranno le sette contrade storiche veronesi, tra le quali, comunque, si è già accesa la lotta.
La domanda che invece qui ci poniamo è un’altra: si può fare di più per questo Carnevale? A beneficio dell’immagine della città e del turismo. Imitare Venezia è impossibile, se non altro per la scenografia che la Serenissima senza alcuno sforzo può esibire, anche se ormai le repliche sono sempre più stanche rispetto a qualche anno fa. Verona, però, avrebbe dalla sua alcune ottime carte da giocare e sulle quali investire con coraggio. Le maschere veronesi più tradizionali (lasciamo perdere quelle nate in anni recenti, frutto di improvvisazione goliardica) sono elettive, esito di una consultazione popolare democratica, “dal basso” come si conviene trattandosi di carnevale, cui i quartieri storici non hanno mai rinunciato e che forse non ha eguali altrove, non solo in Italia. Il rito vanta parecchi secoli di vita e almeno quattro, cinque di testimonianze scritte che attendono tuttora di essere studiate e valorizzate. Per questo, si potrebbe mettere a disposizione l’Università, se solo si volesse coinvolgerla senza sospetti e gelosie di campo, con i suoi studiosi specialisti di storia, di politica, di filosofia, di arte, di antropologia, di tradizioni popolari e di musica, per la quale coinvolgere anche il Conservatorio e l’Accademia Filarmonica che avrebbero un materiale inesauribile da offrire al pubblico. Non è controproducente e autolesionista ignorarlo ancora?
Oggi il clou dell’evento è la sfilata del Venerdì Gnocolar, con appendici di manifestazioni più isolate e ristrette ai quartieri delle maschere. Il Bacanal si svolge per lo più tra febbraio e marzo, in una stagione cioè turisticamente stagnante, che avrebbe bisogno di essere rivitalizzata. Perché allora non pensare ad un calendario più ricco e meglio distribuito senza rinunciare alla spontaneità popolare che pure rimane il patrimonio più prezioso di questa tradizione?
In sintesi, una settimana di Carnevale continuo, per dar corpo concreto al detto “veronesi tutti matti”, dal giovedì grasso al mercoledì delle Ceneri, da riempire con un cartellone di spettacoli nei tanti teatri cittadini; con incontri di cultura specialistica e di divulgazione sul tema carnevalesco (quelli del Toca ti hanno riscosso sempre successo e adesione di pubblico), con il coinvolgimento delle scuole, dell’Università e delle associazioni culturali; con iniziative musicali a più livelli, e magari con un festival dell’operetta che nella città dell’opera lirica costituirebbe un complemento di qualità e di gradimento assicurato. E si potrebbe continuare con letture e incontri e mostre di autori satirici, per concludere con altro tono (teatrale, musicale, letterario) il giorno delle Ceneri. Se poi il Carnevale significa da sempre anche, o soprattutto, cibo e vino, non sarebbe difficile trovarvi a Verona una connessione tale da poter accontentare tutti, con il concorso magari dei ristoratori.
Il progetto è certamente ambizioso e per la sua realizzazione ha bisogno anzitutto del motore politico. C’è qualcuno che tra una scissione e l’altra ha voglia di prenderlo in considerazione?
Mario Allegri

Mario Allegri ha insegnato letteratura italiana contemporanea alla Facoltà di Lettere di Verona. Ha pubblicato vari saggi letterari in riviste, giornali e presso editori nazionali (Utet, Einaudi, La nuova Italia, Il Mulino). Ha partecipato come indipendente alle primarie 2011 per l'elezione del sindaco a Verona. marioallegri9@gmail.com

Pietro
02/02/2018 at 12:24
Tra gli eventi da non perdere, credo che il Carnevale di Verona sia un qualcosa da non perdere assolutamente, difficilmente replicabile nel resto della regione! E’ sempre un piacere ogni anno parteciparvi.
https://www.festedicarnevale.it/veneto/carnevale-verona/
Marco
05/02/2016 at 13:55
E perchè oltre all’operetta, non pensare anche al teatro di strada e al tetro stesso: una parte più “giocosa e allegra” per le vie della città con mimo, cantastorie, giocolieri e musici, durante il giorno, e spettacoli teatrali nei teatri cittadini (Ristori, Nuovo, Camploi) la sera.