Nel 2012 Flavio Tosi con 7 liste, 6 civiche più la Lega Nord si candidò per un secondo mandato come sindaco di Verona e vinse le Amministrative con 77.022 preferenze. La forza di quel voto gli permise di liberarsi del PDL e governare come monarca assoluto fino al recente strappo con la Lega e alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni suoi fedelissimi – tra cui l’ex vicesindaco Vito Giacino – con il conseguente calo di consenso e un freno nell’attuazione del suo programma.
Si tratta di una grande opportunità per le forze di centrosinistra di Verona, per i seguenti motivi a) perché Tosi, non potendosi ricandidare una terza volta, non è più un temibile avversario; b) per le macerie che l’ex sindaco più amato d’Italia si lascia alle spalle; c) perché Matteo Renzi, per quanto a molti appaia discutibile la sua natura politica, è comunque il segretario del maggiore partito della sinistra italiana e questo ha un peso anche nelle realtà locali.
Come accadde nel 2012, ancora una volta il tema dell’ambiente appare strategico per la coalizione progressista, perché cresce la consapevolezza di un’eccessiva cementificazione, devastante per l’ambiente e anacronistica per la stessa economia di settore che dovrebbe piuttosto concentrarsi su riconversioni, ristrutturazioni e risparmio energetico. Luogo chiave, quello della cementificazione, perché incrocia i temi della corruzione e della criminalità mafiosa che piano piano sono entrati a far parte anche dell’opinione pubblica più distratta.
Nel 2012 qualcosa non funzionò nella galassia del centrosinistra: Michele Bertucco, ex presidente regionale di Legambiente, antagonista di Tosi, si fermò sulla soglia del 22,8% mentre Piazza Pulita – nata per raccogliere la protesta di associazioni e comitati ambientalisti – mostrò a tutti un peso elettorale imbarazzante e inatteso: 2896 voti, il 2,38%. C’è da dire che il 2012 fu anche l’anno dell’exploit grillino che con 11.574 preferenze (9,35%) pesò non poco sull’esito finale. Ma sui fattori che nel 2012 influirono sul voto a sinistra non è mai stata fatta una verifica seria.
A partire da quanto accadde al Monastero degli Stimmatini di Sezano. Da quel luogo nel 2012 doveva nascere una proposta politica per la città ma i lavori si interruppero essenzialmente per tre motivi: la convinzione, soprattutto da parte degli ospiti, che quella non era la sede più adatta per formulare delle candidature; la titubanza dei possibili leader presenti a proporsi; la notizia giunta inaspettata – e per questo maldigerita dagli ambientalisti presenti – della candidatura di Michele Bertucco alle primarie del Partito Democratico: le jeux son faits! Da quella costola in Valpantena nacque poi Piazza Pulita.
Una verifica pubblica sul 2012, con i partiti relegati al ruolo di facilitatori: questa la prima cosa da fare, seguita da un confronto sulle idee per arrivare a un progetto di sintesi e stabilire le alleanze. Invece si parte dalla fine, dalle alleanze, quando non si tratti addirittura di consorterie, che se fatte prima dei progetti rispondono a logiche di comune militanza, ma hanno il difetto di creare stanze chiuse, inaccessibili a potenziali nuovi elettori, luoghi sterili e numericamente insufficienti a vincere qualsiasi competizione. Stanze dove spesso si litiga, dove prevalgono logiche campanilistiche, si isolano risorse importanti perché ritenute in competizione o poco ortodosse, mentre sarebbero fondamentali per vincere.
Due parole per dire cosa farà questo giornale da qui al 2017. Verona In non è un giornale ancorato a una militanza politica o a una fede religiosa. I giornali di partito, come quelli religiosi, sono importanti ed essenziali luoghi di riflessione, ma parziali per definizione, quindi incompatibili con il nostro progetto editoriale che di stanze chiuse proprio non vuol sentir parlare.
Di alleanze e candidature si occupa la politica ma nelle verifiche, nei confronti e nell’esposizione dei progetti un giornale può responsabilmente cercare di fare la sua parte perché così agisce nell’ambito di un più vasto orizzonte culturale. Quindi ospiteremo contributi di pensiero di persone non candidate che vadano in questo senso e ci metteremo a disposizione, compatibilmente con le nostre forze, per moderare eventuali iniziative pubbliche che seguano questa traccia.
Giorgio Montolli

È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine (chiuso nel 2020). Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it
