Salvini, gli immigrati e i silenzi del vescovo Zenti

Una parola per fare chiarezza sarebbe opportuna, per capire da che parte sta il Vescovo di Verona

Libera Chiesa in libero Stato, la celebre frase che ha caratterizzato una fase importante del nostro Risorgimento, sintesi liberale dei rapporti tra Società Civile e Religione, è stata citata nei giorni scorsi da esponenti della Lega nell’ambito della polemica innescatasi con le dichiarazioni del segretario della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Nunzio Galantino.

Certo che una citazione così liberale stona parecchio se profferita da persone che chiedevano dazi doganali sui prodotti cinesi, sospensione del trattato di Schengen, esclusione della Turchia dall’Unione Europea sulla base di discriminanti religiose, ecc. Ovvero la rappresentazione plastica di quanto ci sia di meno liberale e liberista nel fondo dell’animo dei nostri concittadini.

Allora si tratta di una improvvisa riconversione? Certo che no. Si tratta di una pura strumentalizzazione, come puramente strumentale sono la loro difesa dei crocefissi di legno e dei bambinelli di gesso, perché quando ci si trova di fronte a poveri cristi in carne ed ossa, allora iniziano i distinguo e le citazioni a casaccio. Allora emerge la matrice xenofoba e razzista degli eredi politici di Belsito e del Trota, le contraddizioni del ministro degli Interni Maroni confrontato con il Maroni Presidente della Lombardia.

Quindi non è più gradita una gerarchia ecclesiale che ribadisce quale deve essere l’atteggiamento cristiano nei riguardi dei profughi, dei migranti, dei disperati. Qui il Paroni a casa nostra diventa difesa ad oltranza del proprio castello e che i preti i gà da pensar a le so cese! e non interessarsi di politica. Evidentemente quando qualche esponente, anche di rilievo, della gerarchia ecclesiastica manifestava simpatia per il Carroccio, allora sì che andava bene!

In tutto questo bailamme di grida risuona molto strano il silenzio del Vescovo di Verona; nell’inchiesta di Laura Muraro, pubblicata da questo giornale, troviamo le dichiarazioni del Presidente della Caritas diocesana, ma di fronte alle manifestazioni organizzate da neo-fascisti e leghisti sui profughi sistemati a Costagrande è possibile che mons. Zenti non abbia ritenuto di intervenire? Non gli si chiedeva certo una presa di posizione dura e pesante, ma almeno un atto di indirizzo verso la sua diocesi ed i suoi fedeli, almeno quello!

Forse la raffica di magre figure inanellata alla vigilia delle ultime elezioni regionali ha consigliato a don Zenti un atteggiamento molto prudente? Sicuramente la prudenza gli è mancata allora, adesso sarebbe il caso di utilizzare altre virtù: la temperanza e la carità. Mi pare che una parola per fare chiarezza sarebbe opportuna, per capire se il Vescovo di Verona sta dalla parte di Salvini o da quella della CEI e del Papa, visto che tanti fedeli la stanno aspettando.

Io laicamente aspetto seduto sulla sponda dell’Adige.

Lorenzo Dalai