Chi studia il territorio ha il privilegio di vivere con uno sguardo più ampio, di sovrapporre realtà del passato oggi invisibili, leggere legami traditi in un delirio di confusione e sovrapposizione di spazi e luoghi, di significati perduti. Come perduto è oggi il senso sociale dello spazio pubblico, dell’architettura con i suoi abitanti.
Così, ogni volta che misuriamo con i passi il Liston e allunghiamo lo sguardo alla piazza della Bra, vediamo quell’invisibile oltre ciò che pezzi di scene celano, dove Nabucco sta al Bar col Barbiere di Siviglia e dove si trovano alberi fuori misura, sfuggiti al controllo e ad ogni progetto. Vediamo quell’idea di piazza che non c’è più.
E’ stato Michele Sammicheli il primo a raccogliere nella distesa vuota di uno slargo periferico, come si presentava nella seconda metà del Cinquecento la Bra, il segno di cui ha fatto eco nel Palazzo Guastaverza (dove oggi c’è Il Ristorante Vittorio Emanuele); l’arco, quello che si ripete nei due registri sovrapposti dell’Arena. Una forma di omaggio e di rispetto per il passato illustre della città, quella di Sammicheli, ma anche la capacità di continuare quel segno distintivo, ideatore di una linguaggio veronese dell’architettura, un vero brand.
Un eco spazio temporale definisce la piazza, il rimando del segno dell’arco, poi del portico. Così, nel rilievo della Bra del Pinali del 1822, poi dello stesso anno il progetto di Mercato e Teatro diurno del Ronzani là dove oggi c’è Palazzo Barbieri, e nello stesso luogo qualche anno prima il progetto del Trezza per un Pubblico mercato dei grani, e prima ancora quello del Dalla Rosa per una Rotonda ad uso di mercato delle biade nella piazza Bra.
Nessun giardino. Il carattere del luogo è quello di spazio aperto votato al mercato e al teatro, dove il segno estetico progettuale che accompagna lo sguardo nella circolarità del susseguirsi degli edifici è l’arco, lo stesso che parte dall’Arena, ad essa ritorna e che attraversa gli edifici ad uso abitativo del Liston, rimarcato dai Portoni che legano Palazzo della Gran Guardia, fino alla rielaborazione nel portico architravato di Palazzo Barbieri, per ritornare all’Arena. Un abbraccio.
Questo è il luogo per eccellenza che accoglie ogni visitatore all’ingresso della città storica, è il biglietto da visita di Verona, la cartolina che tutti vogliono vedere e portarsi via negli occhi. E tra tutti i sigilli cercano l’Arena, che dai Portoni della Bra è oggi invisibile per la presenza di un deposito occasionale e alternato a seconda delle stagioni: manufatti per la lirica, Santa Lucia, eventi vari; e poi le varie le essenze arboree, dal Cedro del Libano al Pino Silvestre.
Da architetto è venuto quindi spontaneo riflettere, disegnare alcune soluzioni: sottolineare i segni generatori degli edifici storici, sfruttare le differenze di quota e il declivio, delimitare e progettare gli spazi con funzioni a verde e per deposito, valorizzare la presenza dell’Arena, oltre che visivamente anche nella pavimentazione, portando il visitatore a concentrare la sua attenzione verso il monumento.
Così gli spazi generati determinano un’alternanza di possibilità di fruizione della piazza, come cuore verde, come elemento di attraversamento verso piazza delle Erbe, come accesso verso l’Arena, come archivio storico e artistico del simbolo di Verona, come to market. Insomma, semplicemente progettare, ovvero pensare Verona, svelarla, senza far diventare il Liston un Boulevard di Parigi, o altro da sé, ma accompagnare la sua evoluzione nel contemporaneo.
Così, più che coprire l’Arena, come operazione di marketing ci appare più utile pensare al riordino ed alla valorizzazione della Piazza che la accoglie, più reale, perché lo spettacolo inizia fuori dall’Arena, e ha nome Verona. Apriamo una riflessione e troviamo il coraggio di pensare per migliorare.
Daniela Cavallo
Lucio Tuzza
09/09/2015 at 17:49
Qualche decina di anni fa era stato fatto un concorso di idee per una risistemazione della piazza. Sarebbe interessante riproporlo (sperando che Tosi non sia presidente della giuria)
martino franceschi
08/09/2015 at 19:22
Bell’articolo puntuale e dettagliato.