«Gli abitanti di Velo in generale hanno un costume ordinario ed innumano, perché stanno all’erta se qualcuno cade in povertà per germirgli poderi con trattageme e ragiri»
Cosa poteva aver spinto Daniele Bonomi, sindaco di Velo Veronese per un decennio a metà Ottocento, a scrivere parole tanto dure nei confronti dei suoi compaesani, narrando nel suo “Diario” le memorie del secolo XIX?
È in particolare sul 1813 che si concentra la sua attenzione, quando «la nostra terra era dominata da quattro barbari». Erano gli anni della dominazione francese che lassù portò gabelle e imposizioni. La tradizione orale dice di disertori napoletani in fuga dalla tragica impresa napoleonica in Russia, del bellicoso brigante Tomasin, della stanga che sbarrava la strada d’accesso al paese per paura del “mal del contagio“, di un viandante preso a sassate e ridotto in fin di vita, di iniquità e sevizie del Conte Allegri di Cuzzano.
Come in una cantata tinta di cupo, ogni uomo è un lupo per l’altro uomo: homo homini lupus.
Uno spettacolo di Alessandro Anderloni, con Le Falìe di Velo Veronese
Martedì 28, mercoledì 29 luglio, ore 21.00
Teatro Orlandi – Velo Veronese