Ancora una volta serve la gallina dalle uova d’oro per ripianare disastri dovuti alla mancanza di criteri manageriali di gestione
L’agonia della Fondazione Arena si arricchisce di un altro capitolo dopo che qualche giorno fa si è svolto un vertice urgente con oggetto i conti sempre più in rosso del’ente, a cui hanno preso parte il sindaco e presidente della Fondazione Flavio Tosi, il sovrintendente Francesco Girondini, il vicepresidente del Consiglio di indirizzo Massimo Ferro, il presidente della Camera di Commercio Giuseppe Riello e rappresentanti di Fondazione Cariverona, Banco Popolare e Cattolica Assicurazioni in veste di azionisti dell’ente lirico.
La ditta di revisione Kpmg è stata incaricata alcuni mesi fa di esaminare la situazione finanziaria dell’ex ente lirico e di elaborare il bilancio 2014 dopo che il bilancio 2013 era stato caratterizzato da una pesante situazione debitoria con il Comune e da un sicuro passivo coperto con misure contabili straordinarie e sulla base delle analisi dell’agenzia si è arrivati all’approvazione di un piano di finanziamento triennale straordinario per far fronte ai sempre più esigui trasferimenti del Fus nazionale e dei fondi provinciali.
Il piano prevede che nel triennio 2015 – 2017 ci sia un esborso straordinario di circa 4 milioni annui per garantire la continuità gestionale della Fondazione e molto probabilmente gli stipendi dei dipendenti e dei lavoranti stagionali.
I finanziatori saranno il Comune di Verona con l’apporto di 2,5 milioni di euro annui, molto probabilmente reperiti pescando nelle ricche casse dell’Agsm, a cui si aggiungono altri 2 miloni di contributo straordinario una tantum già stanziati dalla Giunta comunale nel 2013 e mai erogati per il blocco imposto dal patto di stabilità. Per finire altri 250.000 euro saranno versati da Banco Popolare e Cattolica.
A parte la procedura d’urgenza con cui la decisione è stata attuata a pochi giorni dall’inizio della stagione lirica e che fa capire la profondità della crisi finanziaria della Fondazione Arena, sollevano diversi dubbi le modalità gestionali di questo finanziamento straordinario e la ripartizione dello sforzo tra pubblico e privato.
Se la notizia fosse confermata, l’Agsm verrebbe usata un’altra volta come la “gallina dalle uova d’oro” dal Comune, come già successo in altre situazioni passate (vedasi costosa sponsorizzazione all’Hellas Verona di cui si può difficilmente intuire la ratio dal punto di vista commerciale, visto che insiste su un’utenza già in gran parte acquisita) e si piegherebbe a fini che poco hanno a che fare con il suo oggetto sociale e con la mission di una società SpA di diritto privato, seppure partecipata dal Comune al 100%.
Se si vuole che la società multiutility comunale agisca sul territorio con finalità sociali non sarebbe meglio riversare i benefici dei suoi utli sulle bollette dei veronesi o su sponsorizzazione di attività sociali/minori maggiormente colpite dai tagli ai contributi pubblici e meno attrative per sponsor privati? Con questo modello manageriale le tanto auspicate alleanze e l’eventuale apertura del capitale ad investitori privati sembra irta di ostacoli..
D’altra parte viene da chiedersi se questo ulteriore esborso di denaro pubblico serve solo per coprire gli impegni immediati o faccia parte di un progetto di sviluppo e razionalizzazione della Fondazione che comporti un piu’ ampio coinvolgimento di soci e finanziatori privati il cui contributo al momento resta marginale sia a livello gestionale che finanziario.
Tenendo conto che l’indotto per l’economia veronese generato dagli spettacoli in Arena è stimato in circa 500 milioni, un maggiore coinvolgimento degli imprenditori dei settori più interessati sarebbe auspicabile come anche una gestione manageriale più consona al valore della Fondazione.
Resta il dubbio che anche quest’ultima operazione di salvataggio della FondazioneArena sia l’ennesimo capitolo di una gestione della cosa pubblica priva di grande progettualità e sicuramente non trasparente nei metodi e negli obiettivi di lungo termine.
Martino Franceschi

Martino Franceschi nasce nel 1972 a Valdagno (Vicenza). Dopo la maturità classica, nel 1988, si laurea in Economia e Commercio e, dopo diverse e disparate esperienze professionali si trasferisce definitivamente a Verona dove lavora come Export Area Manager di una nota azienda nel settore dei marmi. Praticante di sport (mtb, nuoto, sci, montagna), di buone letture e cinema, per tradizione familiare e per formazione culturale si interessa ai temi politici-economici. martino.franceschi@teletu.it
