Ecco il testo integrale della lettera del vescovo mons. Giuseppe Zenti che tante polemiche ha suscitato per il sostegno alla candidata Monica Lavarini (Lista Zaia) alle Regionali 2015 in Veneto. La lettera si presenta come “confidenziale”, ma è anche vero che fa “appello a tutti i candidati, di qualunque area politica” rivolgendosi quindi a un pubblico più vasto della stretta cerchia di fedeli. Molte le interpretazioni date sui media e sui social a questo intervento spedito e ritirato nel giro di 24 ore. Quasi tutte posizioni critiche incentrate sulla Lavarini, mentre il discorso è più ampio e giunti a questo punto ci sembra giusto che i lettori possano valutarlo nella sua interezza senza strumentalizzazioni.
Il vescovo e le candidature
Lettera confidenziale
Come vescovo non sono mai determinato dalla politica. Resto sempre al di sopra delle parti. Non sono infatti un politico, ma un pastore d’anime. E proprio come pastore d’anime sono molto sensibile alle problematiche reali della mia gente.
Considero in particolare due problematiche: quelle che riguardano il sociale debole e quelle che riguardano la libertà educativa dei genitori. Anzitutto, sono particolarmente sensibile al sociale debole, e l’ho manifestato in tantissime occasioni. Si tratta della realtà della disabilità fisica e mentale, con particolare riferimento all’autismo; della realtà della disoccupazione e dello sfratto che umiliano troppe famiglie, fino alla disperazione.
Sono famiglie tutte in gran parte lasciate al loro destino, invece di essere adeguatamente sostenute anche in ambito economico. Quanto vorrei che tutte le persone in gravi difficoltà, autoctone e straniere, fossero accolte nel cuore di chi ne ha la possibilità, proprio in forza del rispetto e della venerazione della dignità di persone umane. A me stanno molto a cuore! Tutte le istituzioni “caritative” della diocesi sono sotto la mia responsabilità di vescovo e sono, sotto vari aspetti, il mio braccio operativo. Dunque in perfetta sintonia con il loro vescovo. Un esempio fra tutti: presidente della Caritas è il vescovo!
E, in secondo luogo, sono molto sensibile alla libertà educativa dei genitori, anche attraverso la fruizione della scuola paritaria cattolica, che, comunque resterà baluardo della difesa dei valori umani, oggi culturalmente minacciati dalle più aberranti ideologie, proprio in nome dell’ispirazione ai valori cristiani. Purtroppo, molte famiglie che pure lo vorrebbero, sono impedite di mandare i figli nelle scuole cattoliche per mancanza di sussidiarietà adeguata da parte dello Stato che, in tal modo, consuma una delle più gravi ingiustizie nei confronti dei suoi stessi cittadini, i quali regolarmente pagano le tasse. È noto il fatto che la stessa regione Veneto, privata delle scuole cattoliche, non sarebbe in grado di sopportarne il peso.
Come allora potrei io, pastore di questa diocesi che, per l’efficacia della sua opera di evangelizzazione, conta sull’apporto educativo di numerosissime scuole cattoliche, rimanere insensibile di fronte alle condizioni economiche di grave deficit che rischia di anno in anno di farne chiudere troppe, per asfissia economica? Non farei il mio dovere di pastore. Anche a tale riguardo, tengo a precisare che tutte le scuole cattoliche sono sotto la mia giurisdizione pastorale di vescovo. E come vescovo ho il dovere di difenderne i diritti. In tutti i modi. Va da sé che l’intera comunità cristiana ha il dovere di essere solidale, non a parole ma nei fatti, con le famiglie in difficoltà e con le scuole cattoliche.
Faccio pertanto appello agli stessi candidati, di qualunque area politica, a partire da chi si ritiene cattolico, a condividere tali mie preoccupazioni. Di conseguenza, voglio sperare che nessuno pregiudizialmente mi giudichi “schierato” nei confronti di una candidata, la dottoressa Monica Lavarini, una coordinatrice di gruppo del “Simposio dei Laici con il Vescovo”, che si è candidata da sola. Data però la posta in gioco, ne condivido il programma che ha elaborato da sola, imperniato sulla difesa dei diritti delle famiglie in difficoltà, cioè sul sociale debole e sulle scuole cattoliche, inserendosi come altri cattolici, per maggior libertà, nella lista civica di Zaia. Nell’evidente e inviolabile libertà di scelta, sono convinto che molti ne condividano il programma formalmente e pubblicamente espresso. La candidata si è impegnata a tener viva la sensibilità verso le problematiche contenute nel programma, in vista della loro soluzione, pur non miracolistica.
Se avessi trovato altri programmi, pubblicamente e formalmente esposti, determinati nella difesa di queste questioni nevralgiche, non avrei esitato ad appoggiarli ugualmente, in quanto io non parteggio per un candidato ma ne sostengo il programma se di alto valore civile, inseparabile ovviamente dal candidato.
Consapevole del mio ministero di pastore di tutto il gregge affidatomi, del cui odore vorrei tanto essere intriso, e constatando una certa rissosità tra concittadini, prego perché il clima elettorale non sia intriso di veleni e infestato di ostilità gli uni contro gli altri, ma sia infervorato per il bene comune, in vista del raggiungimento di un medesimo risultato: far vincere i diritti della nostra popolazione, al cui servizio maggioranza e minoranza sono chiamate a mettere tutte le proprie competenze, seppur nel confronto dialettico. Candidati ora ed eletti domani mostrino nei fatti quanto sta a cuore non il potere ma il vero bene della nostra gente.
Su tutti coloro che si impegnano al servizio del bene comune, con particolare attenzione alla difesa dei diritti del sociale debole e della scuola cattolica (e, ovviamente, anche della scuola statale che pure mi sta a cuore!), assicuro apprezzamento, incoraggiamento e sostegno. Ognuno si prenda le proprie responsabilità. Ma so che posso dare un credito di fiducia al buon senso dei Veronesi. Che amo, tutti, immensamente. Sui quali riservo una speciale benedizione, mattina e sera. E per i quali celebro tutte le mie sante Messe!
Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona
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Enrico Marcolini
04/08/2020 at 09:35
Ho letto solo ora questo articolo ed i relativi commenti.
San Giovanni Bosco, che certamente amava i suoi giovani e, in tempi in cui lo “Stato” li lasciava allo sbando nelle strade o fagocitati dal lavoro minorile nelle fabbriche della nuova imperante industrializzazione, auspicava per i suoi allievi – a cui con tanta fatica e qualche miracolo riuscì a dare delle scuole che li accogliessero e dessero loro una formazione per lavorare con dignità – di essere “buoni cristiani e onesti cittadini”. Chi ragiona ideologicanente viceversa vuole separare senza rendersi tuttavia conto che innegabili valori presenti nella nostra società hanno nel cristianesimo la loro pur disconosciuta e spesso rinnegata fonte.
Ha ragione il nostro Vescovo a richiamare anche la politica (che dovrebbe essere missione di servizio per il bene comune e non esercizio di potere) ad una condivisione di valori umani come la difesa della scuola paritaria da attacchi puramente ideologici ed alla solidarietà verso le fasce deboli.
Da cittadino e cristiano non ci trovo nulla, ma proprio nulla, di inopportuno.
MARCO AMADORI
19/05/2015 at 23:38
Non mi stupisce, né mi scandalizza l’infelice uscita del sig. Zenti. Ciò che proprio non tollero è l’uso spropositato di punti esclamativi da parte di una persona anziana. Questo proprio non mi va giù.
GIOVANNI ROSSI FILANGIERI
19/05/2015 at 15:37
È sempre stato impossibile far valere completamente il principio che la Chiesa deve occuparsi solo di cose spirituali, astenendosi dalla politica; poiché la Chiesa accetta quel principio, ma non secondo l’interpretazione che ne dà il pensiero politico moderno, bensì secondo la propria, che presuppone il primato assoluto dei valori religioso-ecclesiali sulle cose umane, e dunque sulla politica. Ad una certa politica serve la “benedizione” ecclesiale e alla chiesa serve una politica permeabile che non faccia valere il principio assoluto della laicità dello Stato. E del resto in Italia è così! Basta vedere in settori delicati come la scuola quanto non sia netta la separazione tra Stato e Chiesa.
PAOLA LORENZETTI
16/05/2015 at 13:55
Sono molto dispiaciuta per questa lettera del vescovo di Verona. Come cattolica praticante, ero convinta che i tempi di Don Camillo fossero passati da molti anni, ed invece ci troviamo di nuovo di fronte ad un tentativo, peraltro un po’ goffo, di influenzare le coscienze dei cittadini. Sembra che per chi ha posizioni di potere, nello Stato o nella Chiesa, le persone siano eterni bambini, sempre bisognosi dell’aiuto di qualcuno per decidere cosa fare e chi votare. Eppure, i cattolici, anche quelli che frequentano con assiduità la chiesa, sono in grado di guardarsi intorno e di decidere, in base ai fatti, a chi dare il proprio voto. Ed i fatti, se proprio vogliamo dirlo, suggeriscono che purtroppo sono ben poche le persone, e pochi i partiti, che hanno operato per il Bene Comune. Credo che anche il Papa la pensi come me perchè, se l’anno scorso ha officiato una messa per gli onorevoli. quest’anno se ne è guardato bene. Tutti esclusi ! E questo ci fa capire come la pensi il Pontefice a riguardo. Mi piacerebbe molto che il nostro Vescovo prendesse esempio dal suo superiore e, per una volta, si astenesse dal cercare di indirizzare le coscienze veronesi su sentieri che forse non sono condivisi e, peggio ancora, sono fortemente criticabili.
PAOLA LORENZETTI
15/05/2015 at 18:40
Mi pare ovvio, leggendo l’ultimo capoverso, che il Vescovo potrebbe intendere anche me 😉