Giovedì 16 aprile in collaborazione con Veronetta 129 e Net Generation
Charb, Cabu, Tignous, Wolinski e Honoré, uccisi nell’assalto a Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015, non sono le uniche matite spezzate dalla furia integralista e dal potere.
«Disegnavo per la Palestina», diceva Naji al-Ali prima di essere assassinato. Nato nel 1948 in Galilea, a dieci anni si rifugia in Libano con la famiglia. Incarcerato per motivi politici, comincia a disegnare come forma di denuncia contro l’occupazione israeliana delle terre palestinesi. Riempie i muri delle celle di vignette e caricature, e non si ferma una volta riacquistata la libertà: «Il disegno è uno strumento nelle mani degli oppressi, coloro che con la vita pagano il prezzo degli errori commessi dai potenti».
Trasferitosi in Kuwait negli anni Sessanta, Naji al-Ali non risparmia critiche anche ai paesi arabi: viene accusato di ateismo e anti-islamismo ed infine espulso dal paese. Nonostante intimidazioni e censure, mai come allora le sue vignette circolano sui giornali in lingua araba e in ogni parte del mondo, portando all’attenzione del grande pubblico la questione palestinese. Trasferitosi a Londra a metà degli anni Ottanta, solo una pallottola riesce a fermare la sua attività, ma non il suo messaggio.
Presso La Sobilla (Salita San Sepolcro 6/b, Verona), in collaborazione con Veronetta 129 e Net Generation, giovedì 16 aprile, alle 19 si inaugura la mostra Naji al-Ali: Filastin (Palestina). Saranno esposte tavole del disegnatore palestinese tratte dal volume “Filastin” (Eris edizioni 2013), con accompagnamento di stuzzicherie libanesi. Dal 27 aprile la mostra prosegue presso Tabulè, in via Nicola Mazza 4/A (zona università)
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