È una bella domenica di primavera. Verona non offre molto. È meglio fare un giro sul Garda. Il lago è bellissimo. Di panorama in panorama, di costa in costa si giunge fino a Riva: al parco e davanti al palazzo delle esposizioni gruppi in divisa. Potrebbero essere cori. Bande. Sono bande. Vengono da tutta Europa. Chiediamo e scopriamo che si conclude la XVII edizione del Flicorno d’oro: Concorso bandistico internazionale. Sono in concorso quarantacinque bande che si sono esibite e si stanno esibendo da venerdì scorso, davanti ad una giuria preseduta da Johan de Meij (olandese) con René Castelain (francese), Piet Sweet (belga) e Andrea Franceschelli italiano.
Entriamo anche noi nell’auditorium del palacongressi. Sta suonando una delle quarantacinque bande: saranno una settantina di suonatori. Fiati, percussioni ed archi. Un’orchestra. Non è una banda. È un’orchestra vera e propria. SiI esibiscono per mezz’ora. Quindi significa che i giurati, alla fine della terza giornata, avranno ascoltato bande per quasi ventiquattro ore.
Ascoltiamo altre due bande. Il livello è alto, molto alto. Non sappiamo chi vincerà il flicorno d’oro (un ottone dal timbro pastoso, antico) perché la premiazione sarà a tarda sera. Una cosa, però sappiamo: Riva per tre giorni ha ospitato oltre tremila suonatori e le loro famiglie (con relativo indotto economico) ed è stata al centro dell’attenzione europea di tante associazioni culturali. A Verona, qualcuno sapeva qualcosa? Dimenticavo: Riva è un altro mondo!
Sulla strada del ritorno è tappa d’obbligo una puntata alla borgata di Campo sopra Marniga. Altra sorpresa: nella chiesetta di San Pietro in Vincoli stanno finendo di montare i calchi in gesso e un bronzo (La strage dei lapicidi) plasmati da Matteo Cavaioni sui bozzetti di Libero Cecchini, questo nostro concittadino ultranovantenne che, dopo tutto il grande lavoro di recupero e restauro della nostra città, dalle porte, ai ponti, ai complessi come gli scavi scaligeri o il chiostro di san Zeno, sembra sia finito nel dimenticatoio generale.
Questi gessi appena esposti sono di una forza plastica eccezionale. Se volete vedere i marmi nel rosso di Sant’Ambrogio, di cui i gessi sono il primo abbozzo, dovete salire a San Giorgio Ingannapoltron, sulla strada che va al cimitero e resterete incantati davanti ai grandi libri che aprono una via Crucis del tutto singolare, dedicata alle vie crucis di tutti ricondotte alla via crucis di Cristo.
A Verona al rientro, il solito caotico e vuoto struscio di via Mazzini, dei gruppi davanti ai bar di piazza erbe. Niente altro.
Francesco Butturini
MARCELLO TOFFALINI
01/04/2015 at 16:19
Molto apprezzato questo incontro tra musica, arte e natura.