Nell’ambito del Festival Internazionale Maria Callas si è svolto un incontro di ricordo e celebrazione del mito della più grande (?) soprano d’Opera, che ha iniziato la sua carriera proprio a Verona, in Arena, esordendo da protagonista nella Gioconda del 1947.
Nicola Guerini, giovane e valido direttore d’orchestra veronese e presidente del Festival, ha proposto la Callas nel ruolo di Aida, l’Opera più importante del cartellone centenario dell’Arena, il più grande teatro del mondo per capienza di spettatori e per frequenze al suo festival estivo. Un ruolo insolito per il grande soprano di origini greche, che fu anche moglie di un veronese, l’imprenditore Giovanni Battista Meneghini, che la lanciò nel mondo come artista.
Ne hanno parlato il 26 febbraio nell’incontro all’Hotel Due Torri di Verona il critico musicale Giancarlo Landini e il soprano Fiorenza Cedolins, che ha cantato più volte nel ruolo di Aida in Arena, fino a quello della stagione 2013, la stagione del centenario.
Landini ha evidenziato come la Callas ha affrontato con grande generosità il ruolo di Aida agli esordi della sua carriera, quando la sua voce era ancora potente e perfetta, ma ha cantato poche volte quest’opera verdiana, perché probabilmente non amava molto quel personaggio. Ha inciso poi molti pezzi di quell’opera, anche quando ormai la sua voce era molto peggiorata, elaborando in compenso enormi doti di interprete, con cui ha supplito egregiamente ai sopravvenuti limiti vocali, raggiungendo così vette sublimi di interpretazione canora anche nelle arie di questa eroina verdiana, come s’è potuto verificare ascoltando alcuni brani registrati.
L’intervento della Cedolins ha fatto riflettere sui problemi dell’artista cantante che interpreta il personaggio, affrontando con grande impegno i problemi vocali di un artista che canta davanti a 20 mila spettatori, e fa arrivare la sua voce fino all’ultimo spettatore sulle gradinate lontane, ma soprattutto assumendo anche il ruolo drammatico di chi garantisce lo svolgimento del fatto rappresentato, dell’Opera appunto. L’attore in teatro calibra tempi e toni della sua voce, il cantante segue la musica sullo spartito, ma ci mette molto del suo, permettendo così all’arte di trasmettere l’emozione e la passione per il dramma com’è rappresentato nell’Opera, utilizzando la voce e le tecniche del belcanto, che sa attirare tanti spettatori ed entusiasti dell’arte musicale, un genere musicale che costituisce un vanto dell’Italia e della lingua italiana, perché l’Opera italiana è cantata in tutti i grandi teatri del mondo, in Europa, in America, in Asia, in Australia, oltre che in Arena, in Festival che attirano migliaia di spettatori.
Gli interventi dei due relatori sono stati chiari e ben circostanziati, molto appassionanti per i presenti. Ma parlando di opera tutti discorsi e le parole devono passare poi all’ascolto, perché sono la musica e le voci a dare la vera emozione dell’arte e della bellezza, emozione che si ripete ogni volta che si ascolta l’opera, anche quando è registrata e riprodotta, certo, ma soprattutto nella presenza e nell’ascolto dal vivo e di tutta l’opera. E questo per noi veronesi significa il Teatro Filarmonico ma soprattutto l’Arena, a vedere l’Aida, termine che per noi corrisponde a Opera, una forma d’arte ancora attualissima, che sa attirare migliaia di spettatori, giovani e meno giovani, a vivere forti emozioni e gustare grande bellezza. Ed è la bellezza a salvare il mondo !
Dino Poli