A Verona non esiste una politica per la riconversione delle vecchie strutture fatiscenti
A Verona il problema della riconversione e della valorizzazione dei beni architettonici da lungo tempo dismessi (come il complesso del Tiberghien, l’Ex Arsenale asburgico, l’Ex Manifatture Tabacchi o le vecchie Carceri del Campone etc) non è stato ancora seriamente affrontato, sia in termini di risorsa pubblica che di pubblico interesse. Solo sull’Arsenale un progetto è stato presentato da privati con un Project-Financing, ma non è ancora stato approvato dalla Giunta attestandone il Promotore e tanto meno dal Consiglio.
Epperò sul tema dell’archeologia industriale e carceraria, si è recentemente espressa la mitica Olga (il personaggio creato da Silvino Gonzato che con un linguaggio dialettale ed irriverente si esprime sui problemi cittadini, spesso coinvolgendo il marito Gino ed altri simpatici personaggi del baretto che frequenta). Commentando, d’istinto, la scelta della Sovraintendenza ai Beni architettonici di estendere a tutta l’area dell’ex Lanificio Tiberghien il blocco del Progetto della Proprietà, che prevedeva l’abbattimento dei ruderi dell’area (a parte la ciminiera) per costruire appartamenti, negozi, un albergo ed un ipermercato, la Olga osserva: «così va in mona il progetto di abbattere la fabbrica», con un linguaggio forse più adatto ad una bocca diversa.
Dato che la Sovraintendente concederebbe solo un “intervento conservativo” ed essendo noto che la zona è presa di mira da qualche senza tetto, non resta altro a Gonzato che augurarsi che «si sbianchézano i muri, si cópano i rati, si sistemano i cessi, si rendono più accoglienti i locali ma a solo vantaggio degli spacciatori e dei vagabondi che vi abitano».
Così rivelando doti organizzative non comuni ma anche, dietro la satira, un’idea molto diffusa in città tra i ricchi neo-residenti, i manager di molte imprese edili e le stesse autorità cittadine: l’idea che non ha senso spendere soldi per riattivare vecchie strutture, è meglio spianarle, anche al prezzo di cancellare con loro tracce importanti della storia cittadina; ed è l’idea che il progresso stia nei supermercati, nei parcheggi cittadini, nelle torri residenziali o funerarie, nei grandi complessi residenziali o nelle autostrade in città. Ed è questa purtroppo la politica attuata in questi ultimi dieci anni nella nostra città, in mancanza di un piano della mobilità intesa nelle sue varie forme, in assenza di un piano di elaborazione di grandi spazi verdi dedicati a parco pubblico, in mancanza di piani d’investimento per agevolare il recupero dei manufatti storici dismessi, come sono per l’appunto il lanificio Tiberghien o il vecchio Carcere.
Ma la Olga, nella sua staffilata contro i «burocrati sensa sarvel», evidenzia anche dell’altro: le tracce di un mondo di persone senza dimora, che alimentano il degrado del Tiberghien e di altre zone abbandonate della città, persone che non richiedono soltanto interventi di Polizia ma risposte civili, sia da parte della Comunità che da parte della Proprietà: questa nell’impedire facili ingressi e quella nell’assicurare dignità e speranza alle persone fermate, in collegamento con le strutture di accoglienza. Intelligenza e solidarietà, piani di recupero industriali e sociali sono fattori intrinsecamente collegati in tutte le aree occupate da impianti dismessi e, come cittadini di Verona, non possiamo non sentirci coinvolti nel problema.
Marcello Toffalini

Marcello Toffalini è nato nel 1946 ed è cresciuto nella periferia di Verona tra scuola, parrocchia e lotte sociali. Ha partecipato ai moti universitari padovani e allo sviluppo delle Scuole popolari di Verona. Si è laureato in Fisica a Padova nel 1972 e si è sposato nel 1974 con rito non concordatario. Una vita da insegnante di Matematica e Fisica presso il Liceo Fracastoro, sempre attratto da problematiche sociali e scientifiche. In pensione dal 2008. Nonno felice di tre nipotini. Altri interessi: canta tra i Musici di Santa Cecilia. ml.toffalini@alice.it
