C’è nel PD locale una figura in grado di emergere, ma soprattutto di attirare quel consenso trasversale che Tosi è stato indubbiamente capace di creare?
Soffia forte il vento delle elezioni politiche anticipate, e forse in primavera si andrà a votare non soltanto per le Regionali. Se sarà così, a cascata potremmo avere a Verona anche le Amministrative, perché Tosi non vorrà perdere il treno che attende da tanto tempo, anche se lo condurrà ad una stazioncina parlamentare di secondo piano, nella più rosea delle ipotesi capomacchinista per conto di Salvini. A livello nazionale le arti del mago Bolis serviranno a poco contro la felpa lombarda che si fa indossare disinvoltamente da neonazisti francesi, ex-comunisti russi, antieuropeisti di ogni specie, antiamericani e, se mai servisse, pure filoarabi. A Verona, dove rimarrà la sua scalcinata truppa di mediocri sherpa in parte anche inquisiti, Tosi ormai non ha più nulla da fare, se non fantasticare sul giornale amico di cimiteri verticali, trafori cannati e inceneritori spenti, reliquie dei monumenti che aveva sognato di lasciare alla posterità scaligera.
Il momento sarebbe dunque il più favorevole degli ultimi anni in città per un sindaco di centrosinistra, se davvero ci si stesse pensando nelle chiuse stanze del piccolo potere locale democratico, dove invece ci si sta organizzando per un piazzamento di favore nelle prossime liste. Il plebiscito renziano alle europee ha montato nel partito la testa a qualcuno che si illude di poter imporre un proprio candidato.
Meglio forse ripassarsi i numeri e riflettere. Alle primarie per il sindaco del dicembre 2011 i votanti furono poco più di 5000 e alle elezioni di qualche mese dopo, il risultato del PD fu il più misero della storia, con un avvilente 14.82%, di cui peraltro il segretario D’Arienzo si disse soddisfatto (in seguito fu chiaro il perché). Alle primarie per le regionali del mese scorso, che hanno visto l’affermazione della “depilata europea” Moretti (così ormai la chiamano dopo l’infelice uscita, ma non sarà l’ultima c’è da scommetterci, sulle priorità estetiche dei candidati) i votanti PD a Verona sono stati 4012, addirittura mille in meno rispetto al 2011.
Sin troppo ovvie le conclusioni da trarre, se non si ragiona soltanto sulla propria carriera. In simili condizioni si possono avanzare pretese egemoniche? C’è nel PD locale una figura in grado di emergere sopra ogni altro possibile candidato, ma soprattutto di attirare quel consenso trasversale che Tosi è stato indubbiamente capace di creare, se è vero che la sua lista era stata premiata più della stessa Lega (in proporzione quasi di 4 a 1)? Lo si sta cercando questo candidato? Si stanno avanzando ipotesi di alleanze che non siano le solite, tafazziane, con SEL e Rifondazione?
Mi pare che gli sforzi attuali siano invece tutti indirizzati a replicare, o addirittura triplicare contro lo statuto, il proprio mandato in parlamento o in regione, mentre crescono le ambizioni di piccoli bersanini, cuperlini, civatini….
Mario Allegri

Mario Allegri ha insegnato letteratura italiana contemporanea alla Facoltà di Lettere di Verona. Ha pubblicato vari saggi letterari in riviste, giornali e presso editori nazionali (Utet, Einaudi, La nuova Italia, Il Mulino). Ha partecipato come indipendente alle primarie 2011 per l'elezione del sindaco a Verona. marioallegri9@gmail.com

GIUSEPPE BRAGA
16/12/2014 at 09:18
Caro Allegri, temo che a Verona non esista nessuna figura emergente, come tu chiedi, per il prossimo confronto elettorale. E ciò non perché manchino le intelligenze, oppure persone per bene. Ma perché il vecchio gruppo dirigente, con tutte le contraddizioni che hanno contribuito a sfasciare il vecchio PCI, il PDS, i DS, L’Ulivo, e confluito in un partito neo costituito, il PD, dove altrettanti dirigenti avevano sfasciato la DC, La MARGERITA, l’UDC, ed altri gruppi ancora, non ha mai permesso o favorito il ricambio di un gruppo dirigente. Credo che a Verona, comunque, potrebbero emergere forze nuove, se tutti facessero un “passo di lato”, abbandonando pretese rispondenti più a tendenze di natura correntizia, per costruire una alternativa anche in concorso con l’attuale gruppo dirigente, a condizioni che quest’ultimo la smetta di scimmiottare o voler richiamare il cattivo esempio emerso domenica scorsa al consiglio generale del PD. A me hanno insegnato che la prima regola, per tutte le discipline, e’ sempre stata la disciplina e il rigoroso rispetto verso l’organizzazione e non il contrario.