Giovedì 30 ottobre in Sala Maffeiana Flavio Caroli, docente, storico e critico d’arte, ha presentato il suo ultimo libro Anime e volti – l’arte dalla psicologia alla psicanalisi (Mondadori Electa).
Già conosciuto al grande pubblico per le sue partecipazioni al programma Che tempo che fa, Caroli esordisce con la chiarezza e la fluidità note: «L’anima è un tema che mi ha appassionato sin dal liceo, in ogni pensiero esiste una filosofia. Mi sono laureato con una tesi su Lorenzo Lotto, considerato nella pittura una figura anomala ed ambigua. Mi resi allora conto che bisognava ribaltare una certa tradizione critica e di autocoscienza sul mondo occidentale. L’uomo individua grandi problemi conoscitivi e poi scava con molti mezzi. Io ho scavato sui singoli artisti nell’arco degli anni e in questo libro ho messo insieme le mie ricerche».
Caroli racconta della mostra presentata a Milano negli anni ’80 Anima e volto, di cui è stato curatore. Mentre parla scorrono le immagini dei dipinti. La mostra apriva con un disegno di Leonardo da Vinci, la Battaglia di Anghiari, e chiudeva con il Ritratto di Dyer di Francis Bacon del ’70.
Tra questi due dipinti corrono 470 anni. Importante è dunque capire cosa sia accaduto, in questi secoli, all’uomo. È successo qualcosa di infinitamente tragico, poiché l’arte «rappresenta l’idea che l’uomo ha di se stesso – spiega Caroli –, dietro Bacon c’è Hiroshima, la tragedia del suicidio dell’amato Dyer. Mentre Leonardo è stato il primo che ha iniziato a guardare dentro le persone per cercare di raggiungere una verità». Caroli sottolinea come lo sguardo all’anima sia una caratteristica del pensiero occidentale perché nelle altre culture, ad esempio nel Buddismo, l’attenzione è alla Natura e non alla psiche dell’uomo.
Le immagini scorrono, scandiscono a grandi linee un excursus storico-artistico che mostra, attraverso la colta e coinvolgente spiegazione, come si giunga ad un certo punto a quella pittura di carattere psicologico che, ad esempio, emerge nel Ritratto del Dottor Géricault di Van Gogh, dove l’artista proietta tutta la disperazione che lo porterà al suicidio. Anima, psicologia… Non è un caso che dopo pochi anni Freud pubblichi la sua Interpretazione dei sogni, segnando così il passaggio all’analisi psicoanalitica dell’arte. Siamo agli inizi del ‘900 e in questa chiave va infatti letta tutta l’arte contemporanea. Ecco allora Alberto Burri, René Magritte, ecco gli anni ’70-’80, gli anni della «mia vera passione – dice Caroli –, un momento trascinante, l’arte bolliva, non potevo non partecipare». Era infatti l’epoca di Antony Gormley, Anselm Kiefer, Sandro Chia, Nino Longobardi, Mimo Paladino, Enzo Cucchi, Omar Galliani.
Caroli prosegue e conquista il pubblico con quella “volontà di bellezza” che sembra sopravvivere a tutte le tragedie del nostro tempo, quasi non volendo spegnersi mai.
Betty Marchi