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Cultura

Internazionale a Ferrara con Laura Boldrini e Ilvo Diamanti

Evento importante di Internazionale a Ferrara 2014 quello con la Presidente della Camera Laura Boldrini in dialogo con il sociologo e politologo Ilvo Diamanti intervistati da Eric Jozsef di Liberation. Un Teatro Comunale gremito soprattutto da una marea di giovani che rappresentano la cifra di questa manifestazione. A tema La politica al tempo dell’antipolitica. Un appuntamento vivace, istruttivo, senza retorica che chiarisce bene i termini della questione.

In un momento in cui è l’antipolitica a dominare la scena, a sostituirsi alla politica perché i suoi professionisti, per ottenere consenso, vantano la loro estraneità ad ogni esperienza e competenza di tipo politico e fanno del turpiloquio la propria oratoria, tutto l’impegno della Boldrini è mirato invece alla difesa di una politica che si nutra del valore delle istituzioni e della fiducia dei cittadini, «perché un Paese che non ha fiducia in esse è senza futuro». A tal fine il suo operare, dopo decenni di sperperi, è improntato ad un cambiamento centrato sulla sobrietà, trasparenza e modernizzazione dell’apparato. Nel concreto la sobrietà prevede l’attuazione, nell’arco di 4 anni, di una riforma rivolta al personale della Camera che comporta la decurtazione fino al 35% degli stipendi. Garantire invece la trasparenza vuol dire aprire «l’armadio della vergogna», cioè desecretare la documentazione relativa a quei segreti di Stato che, in termini di scandali e tragedie, ancora segnano la nostra storia repubblicana.

Il lavoro della Presidente è inoltre diretto a ridurre la distanza tra cittadini e istituzioni, anche attraverso l’introduzione di nuove forme di comunicazione interattiva che utilizzino la rete web. Una grande innovazione quest’ultima che però va rigorosamente regolamentata per garantire la verificabilità e affidabilità delle procedure. Al proposito, è al lavoro una apposita commissione presieduta da Stefano Rodotà con l’obiettivo di redigere una vera e propria Carta dei diritti di Internet da sottoporre come proposta anche in sede di discussione europea. Ma non basta, è necessario anche «aprire il Palazzo» ai cittadini ed alle loro rappresentanze che vogliano interloquire direttamente con l’autorità del Parlamento.

Molto critica è stata poi la Presidente per la soppressione tout court del finanziamento pubblico ai Partiti, senza introdurre forme alternative di sostegno alla loro attività. La politica infatti ha un costo incomprimibile, a meno che non si voglia lasciare completamente il campo al finanziamento privato degli sponsor che non può, per sua natura, essere certamente disinteressato.

Sicuramente apprezzabile è questo sforzo etico per la «buona politica» attivato dalla Boldrini ma, secondo Diamanti, che utilizza scientificamente lo strumento del sondaggio, assolutamente non percepito dal Paese, anzi addirittura controproducente. Il discredito verso le istituzioni sembra infatti irreversibile e, paradossalmente, tanto più viene denunciato, tanto più genera consenso politico in chi lo evoca. E’ il trionfo dell’antipolitica. La sfiducia dei cittadini sarebbe poi conseguente, secondo il politologo, alla constatazione «di non contare più niente».

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Ogni decisione viene assunta né nelle istituzioni, né in alcuna sede pubblica, ma in «incontri privati» da parte di pochi adepti nominati dalle segreterie di partito. D’altra parte, lo stesso Diamanti sostiene, in questo contesto, l’inutilità del voto formale, perché sostituibile, e sostituito di fatto, dal monitoraggio di un campione statistico di poche migliaia cittadini. Votare o non votare, militare o meno in un Partito appare quindi totalmente indifferente rispetto alle conseguenze che si generano. E’ il triste approdo della storia dei partiti di massa sorti nel Novecento che, dopo aver effettivamente contribuito a portare sulla scena una nuova classe dirigente, precedentemente priva di ogni rappresentanza, ora pare abbiano esaurito il proprio ruolo. Il problema è dunque quello di una «sovranità popolare» che non si sente più espressa.

Se quindi è in crisi la democrazia rappresentativa e quella diretta non è proponibile nelle moderne società complesse, bisogna, secondo Diamanti, sperimentare forme «ibride» tra le due, in grado di collegare maggiormente i governanti al popolo che li ha eletti. Vengono in mente i referendum propositivi, il vincolo a discutere effettivamente le proposte di legge popolare, la limitazione dei decreti legge e del voto di fiducia, nonché un possibile utilizzo della rete web secondo modalità affidabili.

In definitiva, sono emerse dall’interessante confronto due posizioni convergenti nell’intenzione riformatrice, ma certamente diverse nell’approccio. Alla sincera e appassionata difesa d’ufficio delle istituzione della Presidente della Camera si è contrapposto infatti lo sguardo disincantato di un esperto che, dati alla mano, suggerisce scelte di trasformazione più radicali per il Paese. Due contributi comunque di riflessione importanti.

Corinna Albolino

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