MOSTRA DEL CINEMA – Hanno prevalso le tematiche di attualità, da quella politica a quella dell’illegalità criminale, dal disagio esistenziale alla singolarità dei vissuti di genere
Sicuramente un evento speciale questa 71esima Mostra del cinema, che ha saputo offrire una ricca programmazione. Un cinema che in 12 giorni di intensa attività ha inteso dispiegarsi in tutta la fantasmagoria delle sue forme, non solo anticipando le ultime proiezioni, ancora sottotitolate, ma anche riproponendone la storia con pellicole restaurate, documentari, cortometraggi, mostre. Un gioco di proiezioni tra passato e presente per meglio comprendere dove la cinematografia stia andando, quali nuovi scenari intenda esplorare. Più oltre, un prezioso materiale d’archivio per rivisitare pezzi della storia dei diversi Paesi.
Spostando l’attenzione ai contenuti, una Mostra molto articolata che alla specificità di un filone di ricerca ha privilegiato la panoramica delle tematiche di attualità, da quella politica a quella dell’illegalità criminale, dal disagio esistenziale alla singolarità dei vissuti di genere. Interessante l’intreccio ricorrente tra letteratura e cinema di cui esempi importanti sono stati il Leopardi di Mario Martone, il Pasolini di Abel Ferrara, ma anche più indirettamente il film Loin des hommes di David Oelhoffen ispiratosi a un racconto di Albert Camus e Olive Kitteridgedi Lisa Cholodenko dal romanzo omonimo di Elisabeth Strout o La vita oscena di Renato de Maria tratto da un testo di Aldo Nove. Proiezioni che non sempre hanno convinto, risultando spesso nella resa riduttive o poco efficaci, mostrando quanto il passaggio dalla narrativa all’immagine sia difficile per l’abissale differenza dei linguaggi.
Un cinema che ha molto insistito sull’adolescenza come fenomeno sociale evidenziando le profonde contraddizioni che oggi la attraversano. Film forti, inquietanti che hanno rivelato come questa stagione della vita, da sempre risaputa come difficile, problematica, tempestata da impeti, ribellioni, segni comunque di prorompente élan vitale, possa oggi sprofondare nel baratro del non senso esistenziale, nella ricerca della morte attraverso l’abuso di droga, alcool, sesso, simboli dell’omologazione di un costume degradato. E ciò accade in Andrea (Clément Métayer), protagonista di Vita oscena, un ragazzo incapace di sopravvivere alla perdita di una madre troppo amata. Oppure l’adolescenza si annichilisce nell’anaffettività, un’agghiacciante indifferenza emotiva ben rappresentata dai due cugini Michele (Jacopo Olmo Antinori) e Benedetta (Rosabell Laurenti Sellers), rampolli di buona famiglia, protagonisti di I nostri ragazzi di Ivano De Matteo, disposti a pestare fino ad uccidere una barbona per strada, restando poi del tutto estranei, inconsapevoli dell’efferatezza del gesto compiuto. O ancora questa età rimane facile preda dei feticci del nostro tempo, quali il denaro, l’esibizionismo, il consumismo e per questi seducenti idoli alcuni giovani non esitino anche a prostituirsi come nel film The Smell of Us di Larry Clark.
Dunque tutti film molto forti che scuotono, portano a riflettere, e questo è del resto lo scopo del cinema. Ben consapevoli però che l’adolescenza non è riducibile a Sodoma e Gomorra, rappresentate in alcune vicende, perché essa è molto altro, ad esempio anche voglia di fare, di misurarsi con la vita, impegno, capacità di reagire in modo doloroso, ma sano, alle sue difficoltà, come racconta la storia di Victor in Le dernier coup de marteau. Dunque, pur nella crisi, nella fragilità dei vissuti, l’adolescenza riesce infine ad apparire emozionante e non scandalosa.
Corinna Albolino