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Cultura

Sud e Croazia, due autori e due terre che un po’ si assomigliano

Jurica Pavicic

FESTIVALETTERATURA – Mario Desiati e Jurica Pavičić a Mantova. Puglia e Croazia, dall’industrializzazione selvaggia, all’abbandono della campagna, dalle potenzialità del turismo ai rischi ambientali

Festivaletteratura ha visto quest’anno come ospiti una straordinaria coppia di scrittori: Mario Desiati e Jurica Pavičić, moderati da Carlo Annese. I loro luoghi, la Puglia e la Croazia hanno molto in comune: dall’industrializzazione selvaggia, all’abbandono della campagna, dalle potenzialità del turismo ai rischi ambientali.

Pavičić, giornalista dell’anno in Croazia e affermato scrittore (Il collezionista di serpenti) ha ragionato sulle contraddizioni e le ricchezze di questi luoghi con Desiati restituendo un’immagine limpida e disincantata del Sud. La Puglia è la più orientale e levantina e il Mediterraneo un vero luogo di perdizione, sensuale, di vera disinibizione erotica. Come scriveva Edward Morgan Forster in Camera con vista «l’europeo del Nord cerca a Sud la sua felicità».  In realtà si tratta di un’illusione ottica: il Sud è un’oasi nera; è stato visto per molto tempo come una terra promessa (basta ricordare l’episodio della Vlora) e l’Italia tutta era la Puglia, mentre oggi le cose sono profondamente cambiate. L’Italia è diventata uno scalo tecnico verso altre mete.

L’ultimo libro di Desiati Mare di zucchero racconta la storia di due ragazzini, Ervin e Luca, che sognano a modo loro la libertà. Uno fugge quasi per caso da un paese in rivolta, l’altro fugge da un mondo apparentemente perfetto. La fuga è la sete di un popolo che manca a sé stesso e la salvezza da un sud arido e vorace. Desiati ha citato anche Vittorio Bodini che in quel lembo di terra al confine del mondo ha trascorso gran parte della sua esistenza: «Qui non vorrei morire dove vivere/ mi tocca, mio paese,/ così sgradito da doverti amare».

E così Taranto e Spalato sono speculari: scarso futuro, tutto da costruire in un presente in cui tutto è sprecato. Dopo il crollo del comunismo le cose sono cambiate a Spalato: le fabbriche (dopo aver deturpato il paesaggio come l’Ilva a Taranto) hanno chiuso e la storia dell’industria è diventata sempre più complessa, il sogno della ricchezza e la corsa verso il progresso si sono infranti.

Annese ha parlato di una sorta di propensione del meridione all’autodistruzione, mentre Desiati ha ancora una volta attinto alla poesia, sempre in grado di salvare la vita. Così ritorna ancora un verso di Bodini, facendo riferimento ad un senso di fine e di morte: «Quando tornai al mio paese nel Sud/ io mi sentivo morire».

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Allora il Sud è uno stato mentale, una condizione dell’anima più che un luogo geografico, e la morte fa riferimento a un passaggio a un’altra condizione, alla voglia di cambiare il proprio stato. Il Sud è il desiderio di rottura.

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