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Cartoline di agosto dal califfato della città di Verona

Flavio Tosi

La pagella della città non è buona ma ad alzare la media dei voti ci sono Alessandro Anderloni e Bettina Campedelli. Per pochi cervelli che vanno sono molti quelli che dormono.

ZELGER. L’ascetico consigliere comunale Alberto Zelger lancia una crociata “in difesa della famiglia naturale” e contro “l’indottrinamento omosessuale nelle scuole”, dove una nuova Spectre, la potentissima lobby LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) mira a familiarizzare gli alunni “con i comportamenti omosessuali, ricorrendo anche alla pornografia”. Se ne ha prove concrete, con nomi e cognomi, luoghi date e testimonianze, perché non divulgarle?

Il Consiglio comunale approva, delibera e istituisce (in assenza momentanea di trafori, di inceneritori, di nuovi ipermercati, di Arene da coprire, di nuove panchine da svellere, nonché di Arsenali da risistemare, di tombini e fognature da pulire, di buche da riempire,) un “osservatorio” sull’educazione affettiva degli alunni. Il tutto in nome della “libertà di educazione”. Libertà a senso unico naturalmente, cioè di chi crede di possedere le chiavi della morale universale e dei comportamenti affettivi “giusti” e “ammissibili”, come in ogni califfato che si rispetti.

Non ci risulta che “migliaia di famiglie” veronesi nutrano le preoccupazioni del consigliere Zelger, in evidente crisi di visibilità. La politica che decide della morale di tutti ha combinato in ogni epoca e luogo i suoi guai peggiori. E poi il giudizio morale andrebbe applicato a 360 gradi, mentre non ho memoria di prese, non dico di posizione, ma almeno di distanza del Consiglio sugli scandali locali e sui politici rinviati a giudizi o addirittura già condannati . Di una morale soltanto genitale non sappiamo che farcene.

TOSI 1. Chiede soccorso al ministro dell’interno il sindaco Flavio Tosi di fronte alla realtà di interi quartieri a livello del Bronx, di edifici abbandonati e di aree con spaccio a cielo aperto. Ma non aveva garantito all’atto della sua elezione, e poi rielezione, l’ordine pubblico? L’elicottero con cui una notte ha sorvolato il quartiere Stadio illuminato a giorno ha finito forse la benzina? E delle spedizioni in alto San Nazaro con telecamere al seguito non ha più voglia? Le ronde con vigili, alpini e pensionati si sono stancate di camminare? E le prostitute perché non sono state chiuse in un bel quartiere a luci rosse? Perché non usare con ladri e spacciatori lo stesso pugno di ferro usato con i quattro-cinque barboni di Piazza Viviani? Guardo assieme ai turisti che la fotografano la jeep dei tre militari che percorrono via Mazzini alle 9 di sera (uno guida, gli altri guardano il cellulare) e mi sento più tranquillo e al sicuro.

TOSI 2. Com’è spettrale il logo della Fondazione “Ricostruiamo il paese con Flavio Tosi”! Bruttissimo, sembra uscito da una tavola di Diabolik. Magari si poteva spendere un pochino di più, perché sembra disegnato dal cartolaio sotto casa. L’esordio comunque non è stato dei più esaltanti: solo una trentina di persone alla presentazione di fine luglio ad Arbizzano, e al suo fianco Fabio Venturi, già condannato in primo grado per rivelazione di segreti d’ufficio. Se il buondì si vede dal mattino, c’è poco da sperare.

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TOSI 3.  Stavolta stiamo dalla parte di Tosi. Perché invitarlo ad una premiazione per poi rifiutarsi di premiarlo? Al sud, prossima sua terra di conquista (?), il sindaco ha ricevuto uno sgarbo dietro l’altro da parte di sedicenti personaggi di sinistra in cerca di facile pubblicità. Tosi ha abbozzato con un certo stile, bisogna dirlo: si è fatto pazientemente fotografare sul palco semideserto nella sua solita buffa posa (con il capo inclinato da una parte come nelle fotografie delle elementari) e si è sperticato in lodi nei confronti del sud (preistorici i tempi del “leòn che magna el teròn”). Perché al nord, ormai, tra Luca Zaia e Matteo Salvini per lui “nun c’è trippa”.

EVENTI.  Qualcuno se ne è accorto: Enrico Corsi, nell’assenza sempre più prolungata di Tosi, è il vero sindaco della città. Gli altri non contano nulla (ma lo si sa da sempre). Ma Enrico mumble-mumble, detto così per l’instancabile lavorio mentale che lo porta a ipotizzare senza sosta nuovi sensi unici, a chiudere strade e poi a riaprirle (donde anche l’appellativo di Penelope), a segare alberi, a tracciare nuovi percorsi per gli autobus, a ipotizzare percorsi di guerra per la casa di Giulietta o ad escogitare possibili nuovi mercatini, ha ora una rivale temibilissima in Katia Forte. La consigliera infatti promette “eventi (ti pareva!) e progetti innovativi nell’ambito del commercio” per ravvivare la vita cittadina: una cena sul ponte Pietra (peccato che sia più corto di quello di Valeggio: invece del nodo d’amore ci sarà la pearà?), flash mob sulla torre Lamberti, open bar a volontà in corso Porta Nuova, in Regaste San Zeno e in Lungadige San Giorgio, serate di shopping a lume di candela con le luci AGSM spente nel cuore della città (l’ordine pubblico ne guadagnerà senz’altro). Ma dove le avrà trovate idee così originali, si starà chiedendo, angosciato, il prode Corsi?

ANDERLONI.  Questa ventesima minaccia di essere, per scarsità di fondi, l’ultima edizione del FilmFestival della Lessinia. A Verona e sulla nostra montagna le autorità politiche ed economiche forse non hanno ancora realizzato la portata del miracolo compiuto da Alessandro Anderloni, partendo dalla saletta parrocchiale di Velo Veronese. Dovessi scegliere il personaggio più rappresentativo, innovativo e coraggioso della cultura veronese degli ultimi anni non avrei dubbi nell’indicarlo in Alessandro, la cui genialità è pari alla solitudine, o quasi, in cui si è trovato quasi sempre a lavorare, lasciando ad altri, lontani da Verona, il compito di assegnargli i giusti e meritati riconoscimenti.

CAMPEDELLI. Sconfitta al ballottaggio per rettore dell’università di Verona da una sinistra con le fette di salame sugli occhi e inguaribilmente misogina (anche nella sua rappresentanza femminile), la professoressa si è presa una sonante rivincita con l’elezione a vicepresidente della Fondazione Monte dei Paschi, dopo essere stata addirittura in predicato per la presidenza. Chi conosce Siena e la realtà della sinistra al potere in Piazza del Campo sa cosa vuol dire per uno “straniero” (a Siena tutti i non senesi lo sono, senza appello) e per una donna riuscire ad assurgere ad una carica come questa. La Campedelli lascia in parte Verona, che magari in più ambiti ne avrebbe avuto bisogno: cervelli che vanno, altri che dormono.

Mario Allegri

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Written By

Mario Allegri ha insegnato letteratura italiana contemporanea alla Facoltà di Lettere di Verona. Ha pubblicato vari saggi letterari in riviste, giornali e presso editori nazionali (Utet, Einaudi, La nuova Italia, Il Mulino). Ha partecipato come indipendente alle primarie 2011 per l'elezione del sindaco a Verona. marioallegri9@gmail.com

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