Giovedì 10 luglio alla Feltrinelli si è tenuto un incontro con Cinzia Bigliosi, docente e traduttrice dell’Università di Verona e il Maestro di musica Nicola Guerini. Cinzia Bigliosi ha presentato la nuova traduzione di Suite francese, l’opera capolavoro di Irène Némirovsky, importante scrittrice ebrea contemporanea, di origine russa, morta ad Auschwitz nel 1942.
La traduttrice, oltre la grande competenza, ha saputo trasmettere tutta la passione e l’amore che ha verso questa scrittrice che per la capacità narrativa non esita a paragonare a Proust, a Maupassant, definendola però una autrice dall’impianto retorico ancora molto attuale.
Suite francese è un romanzo rimasto incompiuto per le tragiche vicende storiche di cui fu vittima la Némirovsky. L’opera era stata pensata come un grande poema sinfonico, diviso in cinque parti e avrebbe dovuto narrare della dolorosa fine di una nazione caduta sotto l’occupazione nazista. Purtroppo solo le prime due sezioni sono state ultimate.
Nella prima parte l’autrice ci descrive, con sguardo implacabile, la fuga dei francesi all’arrivo delle truppe naziste. Nella seconda racconta di un amore tra una donna francese, vedova di guerra, e un soldato tedesco. Un amore intenso, mai consumato e forse proprio per questo così straordinario.
Il Maestro Guerini ha interpretato il testo da un punto di vista musicale introducendo, con perizia e passione, nel mondo delle suites e delle sinfonie. La Nèmirovsky era infatti una grande amante della musica ed in particolare di Beethoven.
Guerini ha spiegato che sin dal primo racconto, Temporale di giugno, si può percepire la Quinta di Beethoven, nell’incedere dei soldati, nelle descrizioni della natura, nella coralità dell’esodo di massa. Nel secondo, titolato Dolce, la musicalità si fa silenzio e così come in questa atmosfera i grandi compositori trovano sempre ispirazione, così anche è per la scrittrice, che sa descrivere con straordinaria maestria, l’amore tra il soldato tedesco e la donna francese. Un amore che cancella differenze, odi razziali, annulla distanze e come la grande musica, e l’arte in genere, permette di guardare oltre
Betty Marchi