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Tagli ai Centri Antiviolenza, si allarga la protesta delle donne

La Regione Veneto annuncia di voler dimezzare i fondi per prevenire e contrastare la violenza sulle donne: per l’anno 2014 saranno previsti 200 mila euro a fronte dei 400 mila stanziati per l’anno 2013 e utilizzati, per la prima volta, per finanziare 16 progetti territoriali (circa due per ogni Provincia) che hanno contribuito a sostenere i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio della nostra regione.

Decidere di dimezzare i fondi significa non poter dare continuità al lavoro attivato nei territori e non poter estendere i servizi e le accoglienze per le donne vittime di violenza in tutto il Veneto. I Centri Antiviolenza sono luoghi fondamentali, che costruiscono percorsi insieme alle donne che ad essi si rivolgono e che lavorano per riaffermarne la dignità, l’autodeterminazione, la forza e i diritti, denunciando le cause che sottraggono loro potere e indipendenza.

E’ un fatto che non possiamo né ignorare né accettare: come Unione degli Universitari di Padova, Venezia, Verona e Rete degli Studenti Medi del Veneto manifestiamo il nostro totale dissenso, condannando tale presa di posizione della Regione unendoci alla richiesta, già avanzata, di ripristinare almeno lo stesso finanziamento del 2013. Auspichiamo inoltre venga attuata una programmazione seria che permetta di avere certezze sulla disponibilità di risorse e sulla gestione delle stesse. Non possiamo che appoggiare quanto espresso da parte del Coordinamento dei Centri Antiviolenza Veneto nella lettera indirizzata alla Regione Veneto, nella quale si chiede espressamente di rivedere quanto deliberato in merito al sostegno finanziario relativo alle attività previste dalla Legge Regionale in materia di violenza sulle donne. È necessario che la politica dia un ulteriore segnale di attenzione e di un impegno concreto, teso a sostenere l’operatività e il sistema degli interventi, non più procrastinabili.

Nel 2013 quando la Regione approvava la Legge 5/2013 e il Governo italiano ratificava la Convenzione di Istanbul, nelle Scuole e nelle Università partiva la nostra campagna Femminicidio: mettici la faccia, a poco a poco diffusasi a macchia d’olio, arrivando a coinvolgere l’intero Paese e ricevendo numerosissimi consensi dal mondo della politica, ma non solo. Affiancati dal Centro Donna Antiviolenza di Padova siamo riusciti a realizzare assemblee e iniziative sul tema, anche e soprattutto grazie alla richiesta dei tanti studenti che ci hanno chiamati per discutere e approfondire il tema, da sempre ignorato nei luoghi del Sapere. Il successo straordinario e la risposta inaspettata che ha avuto quella campagna non può, ora, lasciarci indifferenti. Chiediamo alla Regione Veneto che ascolti i numerosi appelli compresa l’opinione studentesca che sul tema è sempre stata viva e presente, perché per costruire una società migliore, inclusiva, lontana da ogni forma di violenza e discriminazione, bisogna ripartire dalla Scuola e dall’Università, educando e sensibilizzando i cittadini del domani.

Maria Giovanna Sandri
Presidente del Consiglio degli Studenti dell’Università degli Studi di Verona
Rappresentante degli Studenti in Senato Accademico dell’Università degli Studi di Verona

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tel. 3401517622

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