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Cultura

Fanny Ardant, l’elegante signora della Nouvelle vague

Fanny Ardant

Nella cornice del Festival della Bellezza che si è tenuto dal 3 all’8 giugno, nello splendido Giardino Giusti, la Signora arriva con un incedere lento e regale, l’atmosfera si carica di fascino ed eleganza, un’eleganza sottile ma decisa, che trasmette desiderio e consapevolezza tipica di chi è cosciente del suo fascino e quindi non ha bisogno di ostentazione. Fanny Ardant riempie la scena, come si conviene ad una grande donna e poi all’attrice. L’idea interessante è non solo parlar di cinema ma vedere il cinema, quindi il pretesto è la presentazione del suo secondo film come regista: Cadences obstinées con Asia Argento e Gerard Dépardieu.

Il film narra una storia d’amore, amore complesso, contorto e quasi disperato, in un luogo semi chiuso, bello ma claustrofobico. Lei, la protagonista, è bella, sensibile e comunica anche attraverso la musica, il suo violoncello è lo strumento di legame con il mondo, con gli uomini, con la vita.

Gli uomini sono in qualche modo distanti, faticano a cogliere il mondo interiore e, quando vi si immergono, spesso danneggiano. Ma la possibilità di riscatto c’è , una sorta di resilienza guaritrice accompagnata dalle note del violoncello che riscatta un amore finito e rilancia alla vita.

Il film penetra più nelle corde del vissuto, del sentimento profondo, della gelosia e del possesso dell’amore che raccontare una vera e propria storia. Così alcuni passaggi di macchina, alcuni flash- back e primi piani insistono sulla dinamica interna dei personaggi, riflettono il bisogno e il disagio di amore forse alla disperata ricerca di Amore.

Il film risente del percorso della regista e della sua formazione sulle corde di una moderna Nouvelle vague molto francese e molto intima. Bravissima Asia Argento che sa trasmettere l’ansia del bisogno attuale. L’incontro prosegue al Teatro Romano. Fanny Ardant colma la scena, seduta sulla poltrona con una eleganza innata e risponde, si racconta con naturalezza, discrezione e sapienza attoriale.

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E allora narra del suo passato ma solo di cinema, di quel cinema intenso che porta la Francia al centro della scena: è il 1981, il Maestro indiscusso della cosidetta Nouvelle Vague Francois Truffaut la sceglie come protagonista de La signora della porta accanto, un vero dramma sentimentale e capostipite del momento.

Per lei un vero trionfo, da quel momento in poi la Ardant viene contesa dai maggiori registi: Lelouch, Pollack, Resnais, Costa-Gavras, ma anche i nostri Antonioni, Zeffirelli, Scola (vedi “La famiglia” con Vittorio Gassman), Martone e molti altri. E’ apparsa anche ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino in un cameo in cui recita sé stessa .

Nella serata la Ardant si lascia andare ma sempre con discrezione e difesa della privacy: racconta del rapporto con i registi, con Truffaut, con il mondo del cinema che diventa parabola della sua vita, commenta gli spezzoni dei suoi film nei quali emerge tutta la sua arte. Ma non scivola mai nel troppo personale pur lasciandosi sfuggire l’importanza nella sua vita della presenza delle figlie o i non facili rapporti con gli uomini..

Alessandra Zecchini e Barbara Stefanelli concludono brillantemente la serata, tra emozione e nonchalance accompagnate dal bellissimo italiano con accento francese della splendida Fanny Ardant.

Cristiana Albertini

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