Nella bellezza e amenità di Giardino Giusti il 4 giugno l’oggetto della conversazione è il «segreto», il protagonista dell’ultimo libro di Claudio Magris, edito da Bompiani. In questo secondo appuntamento del Festival della bellezza di Verona organizzato da Idem – il primo è stato con Massimo Cacciari il 3 giugno al Filarmonico – a dialogare con l’autore sono Marzio Breda del Corriere della Sera e Guariente Guarienti, Intervalli musicali a cura di Meshuge Klezmer Band.
Quello di Magris è un piccolo libretto che esamina le caratteristiche, i diversi aspetti che il segreto assume nella sfera privata, pubblica o religiosa. La platea è numerosa, attenta, desiderosa di saperne di più su di un argomento particolarmente intrigante che va a curiosare nella nostra dimensione più personale e poi si spinge anche ad indagare i chiaroscuri del mondo in cui viviamo. Una tematica che comunque affascina. Segreto, mistero, riservatezza, privatezza, indicibilità, silenzio, sono termini che si rincorrono, aprono discorsi, riflessioni in cui a fare loro da contrappunto sono parole come verità, trasparenza, violazione, rivelazione. La materia è quanto mai delicata perché, da ultimo, in questione sono la liceità del dire, non dire e come raccontare. Strettamente collegato è infatti la difesa del rispetto, della libertà individuale, del diritto alla riservatezza.
Il segreto, nel dialogo, emerge da subito come prerogativa fondamentale di ogni forma di potere, in primis politico-istituzionale, che vanta la legittimità di secretare, coprire fatti, verità scomode, al fine di garantire un ordine sociale. In questo senso non c’è Stato che non si avvalga da sempre dell’operato di servizi segreti che hanno appunto il compito di scoprire, depistare, falsificare, mantenere nella segretezza fatti, colpevoli, responsabilità che, se divulgate, creerebbero tensioni nel Paese. Di questa strategia del mistero a servizio del potere sono del resto lampanti esempi le stragi che hanno colpito il nostro Paese e tuttora ancora oscure nei loro mandanti.
«La verità può essere rivelata» dice Magris «solo allorché risulta inoffensiva, quando cioè non sia più possibile usarla strumentalmente per scopi politici». Potere e segreto dunque viaggiano insieme e noi, per ragioni di stabilità pubblica «siamo obbligati a convivere con una sorta di doppiezza dello Stato, come dice Breda, che da un lato agisce con trasparenza, legalità, dall’altra ricorre a compromessi, coperture….».
Altro è invece il segreto che abita l’ambito religioso dove meglio gli si confà il termine di mistero, perché qui ha a che fare con l’inconoscibilità che connota quell’Alterità che inibisce ogni pretesa di conoscenza della ragione. E altro ancora è quel segreto che per caso o necessità ci capita di custodire nell’intimo, o perché riguarda direttamente il nostro agire, o il nostro ambiente familiare o sociale. E’ quel celato che vive dell’ambiguità per cui da una parte ci si sente orgogliosi di essere depositari di qualcosa di esclusivo, noto solo a noi, dall’altra si sarebbe tentati di farlo conoscere. E’ quel nascosto che spesso si decide di seppellire nel profondo perché comunque svelarlo sarebbe falsarlo, trasformarlo in altro da sé. Raccontare i fatti significa infatti interpretarli e dunque inserirli in significati, contesti diversi e quindi alterarli con delle conseguenze a volte incalcolabili.
Corinna Albolino
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